Il bosco antico: nel Parco del Ticino si piantano piante per “respingere” il ciliegio americano
Il ciliegio tardivo è molto invasivo. In questi mesi un progetto sulla valle del Ticino sta provando a ritornare all'equilibrio con le specie locali
Riportare il bosco alle condizioni antiche, limitando la diffusione delle specie invasive: è l‘intervento in corso al Bosco delle Faggiole, nel territorio del Parco del Ticino a Robecchetto con Induno,
La mano dell’uomo qui interviene per “sostenere” le specie vegetali autoctone (come farnia, cerro, ontano nero, pioppo nero) e per limitare la diffusione del ciliegio tardivo di origine nordamericana, che si è diffuso ampiamente e – essendo invasivo – rischia di rompere l’equilibrio degli ecosistemi forestali.
L’intervento rientra nel progetto Areté – Acqua in rete, cofinanziato da Fondazione Cariplo, ideato dal Parco lombardo, in partnership con il Parco piemontese, la Provincia di Pavia, il Consorzio Est Ticino Villoresi, associazione Est Sesia, l’Università di Milano, il Cnr, la Società di scienze naturali del Vco, Legambiente e cooperativa Eliante.
Nell’area del Bosco delle Faggiole – Isolone, sulla riva sinistra del fiume Ticino, si lavora su una superficie di poco più di 26mila mq si è proceduto a realizzare interventi di recupero della composizione floristica di specie autoctone, contrastando, per quanto possibile, le specie esotiche alloctone a carattere infestante. La specie esotica più problematica è appunto il ciliegio tardivo (Prunus serotina), specie nordamericana molto “aggressiva” che è in grado di creare gravi scompensi agli equilibri degli ecosistemi forestali. Al taglio più o meno intenso a carico delle specie esotiche è stato abbinato in questo caso il rinfoltimento con specie autoctone tipiche di boschi chiusi e ombrosi, per evitare i ricacci e il ritorno di specie non desiderate. Le nuove piantumazioni consentono poi di creare una formazione di piante “madri”, produttrici di semi, su cui ricostruire una composizione del bosco più equilibrata
Gli interventi di controllo delle specie esotiche a carattere infestante sono stati indirizzati in modo differente a seconda delle condizioni del bosco. Dove si riscontrava una presenza significativa di specie autoctone, quali farnia, cerro, ontano nero, pioppo nero e pado, oltre a soggetti di platano di grandi dimensioni (specie alloctona sì, ma di facile contenimento e, nel contesto, particolarmente utile a formare una copertura che contrasti lo sviluppo e la diffusione del ciliegio tardivo), si è previsto un diradamento di entità moderata senza nuove piantagioni, favorendo la flora autoctona già presente. Viceversa nei tratti di bosco con grande prevalenza di specie alloctone invasive, in particolare del ciliegio tardivo e della robinia, con riserve di specie quercine si sono realizzati tagli localizzati ma intensi, volti alla reintroduzione di specie autoctone.
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