Dalle dighe alpine acqua per salvare campi e delta del Po: “L’emergenza siccità resta gravissima”
Dalle dighe in montagna 5,6 milioni di metri cubi di acqua al giorno per aiutare gli agricoltori lombardi e contribuire a "spingere indietro" il Mar Adriatico dal Delta del Po che mette a rischio l'acqua potabile per 750.000 persone
Nella partita contro la siccità scende sul tavolo un Jolly importante, l’acqua degli invasi alpini. Da sabato scorso, infatti, le dighe in montagna hanno iniziato a rilasciare più acqua per aiutare il settore idrico e dare forza al Po contro il Mare Adriatico.
La decisione è stata assunta durante il tavolo lombardo per l’utilizzo della risorsa idrica in agricoltura durante il quale l’Assessorato regionale agli Enti locali, Montagna e Piccoli Comuni ha sottoscritto un accordo con gli operatori idroelettrici per il rilascio di 5,6 milioni di metri cubi al giorno dagli invasi montani. L’accordo prevedeva l’inizio di questi maggiori rilasci a partire da lunedì, ma a fronte delle richieste degli operatori che prelevano acqua da fornire agli agricoltori si è ottenuto che già a partire da sabato 9 luglio venisse anticipato il rilascio di portate significative “al fine di non vanificare gli sforzi effettuati sinora per conservare il buono stato del primo raccolto”, si legge in una nota del Consorzio Villoresi.
Il Villoresi -così come tutte gli altri enti che gestiscono la rete di canali che serve l’agricoltura- è infatti costantemente alle prese con la limatura delle portate dei canali e la turnazione delle irrigazioni cercando un equilibrio che è sempre più difficile da trovare. Grazie anche a questa operazione il Ticino -da cui poi parte la rete di canali- ha visto una portata erogata che nei giorni scorsi è arrivata a 191 metri cubi di acqua al secondo, un valore che non si vedeva dai primi di giugno.
E se da un lato questa acqua serve per aiutare gli agricoltori a mettere in salvo il raccolto, dall’altra contribuisce anche alla grande lotta che tutto il bacino della Pianura Padana sta combattendo contro il Mare Adriatico che -senza la forte spinta del Po- ormai ha invaso per chilometri il delta del Grande Fiume durante una stagione di siccità che l’autorità distrettuale del fiume definisce “gravissima”. Nell’area in cui il Po sfocia in mare, infatti, l’apprensione è grande per due motivi: “la potenziale minaccia, non ancora scongiurata, della possibile intrusione delle acque salmastre, non solo pericolo costante di danno irreversibile all’habitat e alla biodiversità in quelle zone o causa di improduttività colturale -si legge in una nota dell’autorità distrettuale- ma anche minaccia costante al comparto idropotabile, vista la presenza operativa, a pochi chilometri, dell’impianto che serve tutt’ora oltre 750 mila persone tra la Provincia di Ferrara e la Provincia Di Rovigo“.
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