Il consenso e la responsabilità
Il voto è stato chiaro e netto: ha vinto Giorgia Meloni e diversi politici il giorno dopo hanno molto su cui riflettere
I risultati sono chiari ed è chiaro chi ha vinto. C’è però un gigantesco ma di cui tenere conto. Il centrodestra ha molto meno della metà dei consensi del 64% degli elettori. Questo è un dato che deve far pensare.
Fratelli d’Italia ha ricevuto il voto da un italiano su sette. Teniamone conto, anche se una legge elettorale scellerata dà una maggioranza schiacciante alla destra. Ogni norma di questo genere deve tenere conto della migliore forma democratica, ma anche della governabilità. Il Rosatellum rischia di non soddisfare nessuno dei due aspetti. Gli elettori hanno potuto votare uno schieramento senza scegliersi i propri rappresentanti e la prova è evidente a qualsiasi latitudine perché era più importante essere nelle grazie dei leader che non in quelle dei cittadini che li avrebbero potuti eleggere. Allo stesso tempo ogni componente della coalizione vincente avrà un forte potere su ogni scelta del Governo ben oltre la propria rappresentatività nel Paese.
La Meloni, nel suo primo discorso, intorno alle 3 di notte di domenica, ha fatto un discorso moderato, già da premier, mettendo al centro due questioni: la responsabilità e l’urgenza di riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Niente male per una che poteva gongolare e parlare di trionfo.
Certo, quelle sono parole, poi vedremo i fatti, ma intanto la distanza dalla Serracchiani del Pd è enorme perché la seconda nelle sue prime dichiarazioni non ha avuto alcun rispetto per il voto dei cittadini. Ieri, per parafrasare le sue prime frasi, è stata una brutta giornata per la politica, visto che oltre un terzo del Paese non ha votato, lo è stata di più per alcuni partiti, con Lega e Pd in testa, seguiti bene dal duo borioso di Calenda e Renzi.
Vedremo come governerà la più che probabile primo Presidente del Consiglio donna.
Il primo risultato potrebbe essere finalmente una vera svolta rispetto al mito del Ventennio. La Meloni non è Mussolini e il fascismo da combattere è cosa ben diversa da quello andato al potere un secolo fa.
Il fascismo è padre di un autoritarismo pericoloso, fatto di una visione dove vincono le rigidità, gli assolutismi, la conservazione come valore assoluto e di un’idea della società chiusa dentro un recinto. Tutto questo è lontano dalla storia ed è molto difficile si torni indietro rispetto ai diritti e ai cambiamenti sociali intervenuti in questi decenni. Può succedere che ci sia una fase in cui rallentano alcuni processi, ma questi vanno ben oltre la Meloni e questa destra che presto dovrà fare i conti con la soluzione dei problemi e non con gli slogan contro.
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