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Settembre 1922: inizia a Cardano l’assalto fascista alle Case del Popolo del Gallaratese

Il 5 settembre le camicie nere attaccarono la casa dei lavoratori di Cardano, dove il movimento era molto forte. Ci fu uno scontro, un morto tra i fascisti e seguirono giorni di devastazioni di circoli e cooperative e violenze contro i socialisti

casa del popolo cardano

Di quella stagione, in molti casi, è testimone la bandiera rossa o lo stendardo, spesso con nastrino tricolore.
Nascosta nonostante il rischio, per tante cooperative e Case del Popolo la bandiera era ciò che è sopravvissuto alla violenza fascista dell’estate 1922, quando centinaia di luoghi di ritrovo e solidarietà dei lavoratori vennero distrutti dal fuoco, dai colpi di pistola, dai colpi di mazza ferrata. Così accadde anche nel Gallaratese, dopo che già ad inizio agosto la violenza delle camicie nere aveva cacciato i sindaci socialisti da città e paesi.

Alla Casa del Popolo di Cardano al Campo la bandiera esiste ancora, l’originale appeso a un muro. È il simbolo della continuità di un luogo identitario e insieme di crescita collettiva: “affinché  si verrà più istruiti”, si legge in un documento del 1907, vale a dire due anni dopo la nascita della cooperativa.

La Casa del Popolo cardanese era un luogo conosciuto, seppur in un paese allora in campagna, distinto da Gallarate che era il principale centro della zona (e principale “base” delle camicie nere). Nell’agitato 1922 si moltiplicavano le aggressioni fasciste: dopo il ferimento di un milite a Gallarate – pare in realtà in uno scontro interno, tra fascisti, per futili motivi – nacque una spedizione punitiva proprio verso il luogo di ritrovo del proletariato a Cardano, in qualche modo riconosciuto come importante per il movimento dei lavoratori.

Quando i fascisti arrivarono a Cardano la sera del 4 settembre furono oggetto di colpi d’arma da fuoco nella piazza della chiesa di Sant’Anastasio, che allora aveva forma diversa, orientata perpendicolarmente rispetto all’attuale: rimase ferito il ventenne Mario Brumana, che morì pochi giorni dopo e fu poi definito “protomartire fascista”.

La reazione fu furibonda: sfruttando quell’episodio come ulteriore pretesto e rafforzate da elementi da fuori, le camicie nere si abbandonarono a tre giorni di violenze contro singoli esponenti socialisti o i luoghi di ritrovo della classe operaia. A partire appunto da Cardano: il 5 settembre soci della cooperativa cercarono di respingere l’assalto ma l’edificio della Casa del Popolo fu pesantemente danneggiato da un incendio (secondo i verbali della cooperativa i danni ammontano a 35mila lire, circa 30mila euro attuali). Anche un altro circolo cardanese, il Circolo Cavallotti, ebbe danneggiamenti, così come alcune case di comunisti e socialisti cardanesi.

Nel ricordare sette anni dopo la morte di Brumana e la successiva reazione, la pubblicistica del regime si limita a dire che “i fascisti intimano all’ on. Buffoni, ex organizzatore socialista, di allontanarsi da Gallarate”.
La realtà era molto più violenta: i fascisti raggiunsero la casa del socialista  Francesco Buffoni (lungo il Sempione verso la collina dei Ronchi)i mentre in casa si trovavano solo la moglie con un figlio. Gettarono dalle finestre libri e arredi e li diedero alle fiamme. Buffoni – parlamentare socialista – fu poi costretto all’espatrio (a Parigi, passando clandestinamente dai monti dell’Ossola), così come il sindaco-muratore Paolo Campi. Anche i maggiori dirigenti sindacali, Canziani e Corbetta, furono perseguitati, così come sarebbe toccato anche a qualche esponente cattolico popolare e al locale circolo del Partito Popolare.

casa del popolo cardano
Paolo Campi, il sindaco destituito con la forza ad agosto ’22. Già emigrante in Alsazia, fu esule poi in Germania (foto dal volume della Cgil per il centenario della Camera del Lavoro di Gallarate, 2022)

Toccò anche alla Casa del Popolo di Gallarate, che era stata completata solo pochi mesi prima, nelle forme di un elegante palazzo che comprendeva anche alloggi e il teatro (oggi Teatro del Popolo) per lo svago e l’espressione artistica della classe operaia. Dopo l’avviso portato dai carabinieri – che non contrastarono le squadracce – il 5 settembre “una massa di colpi di rivoltella sparati contro le finestre e degli urli scomposti” annunciò l’assalto fascista, come si legge nell’articolo pubblicato dal giornale socialista La lotta di classe il 17 settembre 1922. “Rotti i vetri della finestra della portineria, forzata la saracinesca dell’entrata principale e la porta di via del Popolo i fascisti sono entrati furiosamente […] tutto quanto è distruttibile viene schiantato […] buttato sulla via e poi incendiato”.

Casa del Popolo Gallarate
La Casa del Popolo di via Palestro a Gallarate, fotografata nel 1921, in fase di completamento

Sempre a Gallarate furono danneggiati da incendi fascisti i circoli operai “Figli del Lavoro” in via Pastori e “Virtus” in via Magenta. Altrettanto avvenne ad Arnate (dove la cooperativa conserva ancora oggi lo stendardo), a Verghera, a Ferno, a Fagnano, a Lonate Pozzolo, a Tornavento.

Cento anni di Teatro del Popolo: il 30 ottobre 1921 apriva il palazzo dei lavoratori

La violenza contro le sedi socialiste nel Gallaratese non era ovviamente un fatto isolato, né lo sarebbe rimasto.
Da mesi le squadre di camicie nere malmenavano e minacciavano, tollerate dall’autorità dello Stato liberale.
Dopo il fallimento dello “sciopero legalitario” (convocato per chiedere di arginare la violenza delle camicie nere), già ad agosto i fascisti avevano rovesciato l’amministrazione socialista guidata da Andrea Beltramini a Varese, quella – sempre socialista – di Carlo Azimonti a Busto Arsizio e anche quella di Gallarate, guidata da Paolo Campi, già segretario della Camera del Lavoro. A Gallarate fu schierato l’esercito per le vie, a vigilare l’ingresso al Broletto (allora sede del sindaco) con tanto di mitragliatrici, ma non mosse un dito quando i fascisti entrarono nel municipio passando dagli orti che stavano sulla retrostante via Poma.

casa del popolo cardano
La bandiera originale della Casa del Popolo di Cardano

Poche settimane dopo la devastazione delle Case del Popolo ci fu la marcia su Roma e la presa del potere da parte del fascismo, quando il re Vittorio Emanuele III nominò Mussolini a presidente del Consiglio.

Le violenze continuarono e nel giro di pochi anni il fascismo si fece regime. La casa del Popolo di Gallarate divenne proprietà del Comune (lo è ancora adesso), migliaia di altre cooperative caddero nelle mani dei fascisti, comprese le cooperative “bianche” dei lavoratori cattolici, perché nulla doveva sfuggire al controllo del regime.
Nascoste rimanevano le bandiere dei circoli e delle Case del Popolo, in attesa della riscossa e della liberazione.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 06 Settembre 2022
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