48enne a processo a Busto Arsizio per pedopornografia, sfilano le giovanissime testimoni
Le avrebbe adescate tramite i social per poi ottenere la loro fiducia e chiedere foto di nudo su whatsapp. Una ventina le ragazze finite nella rete di un sumiraghese
Avevano tutte tra i 14 e i 15 anni all’epoca dei fatti (2020) e tutte hanno raccontato una storia simile: il primo approccio su Instagram (o Facebook, Badoo, Skype) fatto di complimenti come “sei bellissima” e un secondo passaggio su Whatsapp dove le richieste di fotografie di nudo le portavano all’esasperazione fino a quando non decidevano di bloccarlo.
Dall’altra parte della comunicazione non c’era, però, il ragazzo belloccio in posa da selfie (foto rubata a chissà quale sedicenne con un profilo social nel mondo) ma G.G. un anonimo 48enne di Sumirago pronto ad adescare minori in cerca di qualche attenzione, spesso fragili a livello emotivo o psichico.
«Le richieste erano incessanti. Ricordo che una volta ha chiesto una foto per masturbarsi» – racconta in aula, aiutata dal pm Francesca Gentilini, una teste ma le parole escono a fatica e trincerarsi dietro il “non ricordo” è un modo per sfuggire a qualcosa che mette vergogna, soprattutto se a pochi metri di distanza c’è una mamma o un papà che potrebbero ascoltare. A riprova della difficoltà ad affrontare la realtà è il fatto che su una ventina di vittime accertate dalla procura solo due si sono costituite parte civile nel processo a carico del sumiraghese.
Una di queste, difesa dall’avvocato Jacopo Arturi, è la ragazza 15enne di Varese che, proprio per la sua particolare fragilità, ha subito più di tutte il contraccolpo di questa vicenda tanto da rendere necessaria anche la consulenza di una psicologa che l’ha aiutata a far emergere quanto aveva vissuto.
Qui la sua testimonianza
Pudore e reticenze. Al processo per pedopornografia di Busto Arsizio sfilano le prime testimoni
Il processo per produzione e detenzione di materiale pedopornografico proseguirà il prossimo 9 novembre con gli ultimi testi e l’esame dell’imputato. La sentenza è prevista per il 29 novembre.
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