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Il capitano Carlo Piazza da Busto Arsizio e il primo giorno dell’aereo in guerra

Il 22 ottobre del 1911 per la prima volta un mezzo volante a motore venne impiegato per una missione militare. Pochi giorni dopo la macchina volante diveniva un'arma

Carlo Piazza pilota

«Ho deciso di tentare oggi di lanciare delle bombe dall’aeroplano. È la prima volta che si tenta una cosa di questo genere e se riesco sarò contento di essere il primo». Alla mattina del 1° novembre 1911 il tenente Giulio Gavotti  si apprestava ad entrare nella storia: quel giorno la “macchina volante” si trasformava in un’arma.

Gavotti faceva parte del primo contingente aereo bellico nella storia, creato dal Regio Esercito Italiano per la guerra di conquista della Libia, che si voleva strappare all’Impero Ottomano, allora in grande crisi. Se il suo nome è spesso citato, meno noto – anche se non a livello locale – è il nome di Carlo Maria Piazza, capitano di Busto Arsizio che fu protagonista del primo volo di un aereo da guerra.

Il 22 ottobre 1911 infatti Piazza decollò da un campo appena spianato vicino al “Cimitero degli ebrei”,fece un giro sugli avamposti italiani all’oasi di Zanzur (salutato dai soldati italiani), e rientrò dopo cinquanta minuti di volo. Piazza era a bordo di un Bleriot XI, lo stesso tipo di aereo che aveva compiuto la traversata della Manica – pilotato dallo stesso progettista da cui prendeva il nome – e che aveva completato la prima traversata delle Alpi, condotto da Geo Chavez,  morto nello schianto al momento dell’atterraggio a Domodossola.

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Piazza era nato nel marzo 1871. Si può vedere quasi un segno del destino: solo poche settimane prima i francesi avevano usato per la prima volta un mezzo volante in un contesto di guerra, facendo volare 67 mongolfiere per portare persone e posta oltre la linea d’assedio di Parigi.

Ufficiale d’artiglieria, Piazza ottenne il brevetto di pilota il 30 giugno 1911 a Somma Lombardo e un mese dopo quello militare, aggregato al primo reparto sperimentale dell’arma aerea, a Cascina Malpensa.

Solo una settimana dopo il suo volo del 1911, il suo collega Giulio Gavotti aveva il passo successivo: dal suo Etrich Taube di fabbricazione austriaca lanciò quattro bombe a mano su due diversi accampamenti ottomani. Piazza morì per malattia nel 1917, dopo aver contribuito a far crescere la nascente arma aeronautica. Che già nella Prima Guerra Mondiale era stata usata per la prima volta contro le città, tragica anticipazione dell’uso indiscriminato dell’arma aerea a partire dal 1936 e fino ai giorni nostri.

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 Un Bleriot XI, come quello usato da Piazza, è conservato al museo di Volandia, vicino a Malpensa (foto wikipedia)

Al ritorno in Italia, sempre nella zona di Malpensa, Piazza fu protagonista di una divertente querelle con la prima donna pilota italiana, Rosina Ferrario, che aveva ottenuto il brevetto a Vizzola Ticino:«Tutte le mie più vive congratulazioni signorina, ma preferirei saperla più mamma che aviatrice», le scrisse a guisa di complimento, provocando le reazioni dell’ancora fragile movimento d’emancipazione femminile italiano.

Più rilevante, nella storia dell’aviazione, fu l’atterraggio in quota, a 3200 metri metri sul livello del mare, sul Moncenisio, attuato nonostante enormi difficoltà tecniche e “biologiche”, dato che volava senza ossigeno.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 22 Ottobre 2022
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