Omicidio di Somma Lombardo, la Cassazione rimanda Melina Aita in Appello, annullata l’assoluzione
Nuovo colpo di scena nel processo per l'omicidio di Antonino Faraci, massacrato in casa il 12 aprile del 2014. Secondo gli Ermellini va rivista la posizione della moglie, condannata in primo grado e assolta al secondo
Delitto di via Briante a Somma Lombardo, cambia ancora tutto. La Corte di Cassazione ha infatti emesso il suo verdetto relativo al ricorso presentato dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano rimandando Melina Aita, condannata in primo grado e assolta in secondo grado, a processo insieme al tunisino Bechir Baghouli condannato a 24 anni di carcere in secondo grado. Per quest’ultimo il giudizio dell’appello si dovrà limitare alla rivalutazione delle aggravanti della premeditazione, delle sevizie e crudeltà. Confermata, invece, l’assoluzione (a questo punto definitiva) dell’altro tunisino coinvolto Slaeddine Benh’ Mida.
Otto anni fa la donna fu accusata di aver ucciso il marito, Antonino Faraci. L’omicidio avvenne il 12 aprile del 2014 nella casa della coppia in via Briante a Somma Lombardo e insieme a lei vennero accusati Bechir Baghouli e Slaheddine Ben H’Mida.
In primo grado il pm Rosaria Stagnaro, all’epoca titolare delle indagini portate avanti dalla Procura di Busto Arsizio, sosteneva che Melina Aita avrebbe intrattenuto una relazione anche sessuale con Bechir Baghouli e avrebbe procacciato soldi e cocaina all’uomo in più occasioni. Slaeddine Ben H’Mida avrebbe partecipato in quanto amico di Baghouli. Tutti e tre avrebbero organizzato l’omicidio fingendo una rapina in casa. Nelle ore successive al delitto i due maghrebini si erano dileguati, lasciando l’Italia in fretta e furia.
Il legale di Melina Aita, Pierpaolo Cassarà, che ha difeso la donna nei tre gradi di giudizio (in Cassazione insieme all’avvocato Patrizia Gallino, ndr) si dice stupito da questo nuovo colpo di scena: «Attendiamo, come sempre, le motivazioni ma non posso evitare di mettere in luce il fatto che questo sistema giudiziario non è in grado di arrivare ad una risposta: qui sono stati smentiti sia i giudici di primo grado che quelli della corte d’appello lasciando in un limbo non solo la mia cliente ma anche la società civile che assiste a questi continui ribaltamenti di giudizio».
Soddisfazione parziale, invece, per l’avvocato dei due tunisini, Marco Brunoldi, che ha visto confermare l’assoluzione per uno dei due mentre per Baghouli c’è il rischio di un aggravamento della pena nel caso in cui dovessero ritenere la Aita responsabile.
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