Pasticcerie Paganini di Busto Arsizio, proprietari assolti da tutte le accuse
Secondo il Gup del Tribunale di Busto Arsizio non ci furono né caporalato, né frode alimentare da parte dei proprietari che, a tre anni esatti dalle contestazioni, escono da un incubo
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Cadono tutte le accuse nei confronti di Giuseppe e Simone Paganini, titolari delle omonime pasticcerie di Busto Arsizio (storica quella di via Mameli) che nel 2019 si ritrovarono entrambi i negozi chiusi a causa di un’indagine portata avanti dalla Procura e in particolare dall’ Aliquota per i reati contro l’ambiente e la salute.
La Procura, attraverso gli uomini del Nucleo Carabinieri Forestali, aveva riscontrato il cattivo stato di conservazione degli alimenti, dipendenti non formati su sicurezza e salute, falsi attestati di frequenza a corsi su igiene e sicurezza, violazione della privacy dei lavoratori che venivano controllati con telecamere a loro insaputa, contratti di lavoro retrodatati, retribuzioni mensili difformi da quanto stabilito sul contratto e dipendenti minacciati di licenziamento se protestavano e, in un caso, di incendio dell’auto. Un’indagine partita dalla denuncia di un gruppo di ex-dipendenti ai quali non era stato rinnovato il contratto.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Busto Arsizio Tiziana Landoni ha assolto i proprietari (padre e figlio) perchè il fatto non sussiste dalle accuse di caporalato, minacce, frode alimentare e irregolarità contrattuali. All’epoca i Paganini pagarono 40 mila euro di sanzione amministrativa per alcune irregolarità riscontrate nella conservazione delle derrate alimentare.
Soddisfatto il difensore dei Paganini Cesare Cicorella che si è detto «certo dell’esito positivo di questa vicenda. L’accusa più grave era quella di caporalato che il giudice ha totalmente escluso, accogliendo le nostre tesi. La giustizia ha mostrato tutti i suoi volti: da un lato c’è il problema di un’indagine che ha creato un processo mediatico e dall’altro un esito positivo che è arrivato anche in tempi tutto sommato brevi per la media italiana». Il sequestro, infatti, avvenne tre anni e due giorni fa: era il 24 ottobre del 2019.
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