A processo per pedopornografia e adescamento, perizia psichiatrica per il 50enne di Sumirago
L'uomo è accusato di aver adescato decine di minorenni via social fingendosi un loro coetaneo e di essersi fatto inviare foto hot su whatsapp: "Volevo rivivere l'adolescenza e sono dipendente dal porno"
Sarà la perizia psichiatrica a stabilire se G.G., cinquantenne di Sumirago arrestato nel 2020 con le accuse di adescamento di minore, produzione e detenzione di materiale pedopornografico, è capace di intendere e di volere. Il collegio giudicante del Tribunale di Busto Arsizio (presieduto da Giuseppe Fazio con Veronica Giacoia e Cristina Ceffa a latere) ha accordato l’esecuzione della perizia per sciogliere definitivamente ogni dubbio su una vicenda che ha visto l’imputato ammettere gran parte degli addebiti proprio durante il controesame dell’accusa.
Questa mattina, infatti, l’uomo ha potuto dare la sua versione dei fatti rispondendo alle domande dei suoi legali. Le accuse sono molto circostanziate e consistono in un adescamento via social di ragazze minorenni, alcune con problemi psichici, attraverso un falso profilo che lo mostrava come un giovane ragazzo di bell’aspetto. Dopo i primi approcci conditi da complimenti chiedeva il il numero di telefono e passava su Whatsapp dove le conversazioni diventavano spinte, condite da richieste di foto delle giovani che in diversi casi hanno inviato all’uomo immagini hot (da qui l’accusa di produzione di materiale pedoporonografico).
Solo due si sono costituite parte civile mentre molte altre (provenienti non solo dal Varesotto ma anche da altre zone d’Italia) hanno comunque testimoniato raccontando tutte lo stesso modus operandi dell’uomo.
Nella sua versione della vicenda emerge un uomo arrivato nell’età matura dopo un’infanzia con una madre anaffettiva e un’adolescenza sostanzialmente non vissuta: «Da un lato cercavo di pormi come un adolescente per provare a rivivere un periodo della mia vita che avevo represso e dall’altro mi rendevo conto di aver sviluppato una dipendenza dalla pornografia che avevo sviluppato gradualmente, anche grazie alla facilità con cui si può reperire materiale video e foto in rete». Sarà poi il pm Francesca Gentilini, nel controinterrogatorio, a specificare meglio: «Lei visionava e collezionava materiale pedo-pornografico e non semplice pornografia».
A domanda precisa della pm su cosa si sente di ammettere ha risposto affermativamente solo sulla detenzione del materiale pedopornografico mentre ha respinto l’attribuzione di reati quali l’adescamento e la produzione di materiale pedopornografico. Le carte, però, non mentono e per l’accusa è stato facile contestare quanto aveva detto in interrogatorio di garanzia: «In quell’occasione lei ha ammesso completamente le sue responsabilità».
L’incarico per la perizia verrà conferito il prossimo 20 dicembre e dovrà essere esperita entro l’udienza del 17 gennaio quando le parti concluderanno in base a quanto verrà disposto dal perito e i giudici emetteranno la sentenza.
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