La neve è in ritardo, le riserve di acqua sono ai minimi
Nel bacino del Lago Maggiore le riserve idriche sono oltre il 60% in meno di quello che dovrebbero essere. La neve che normalmente già sarebbe sulle montagne equivale a quella che oggi è complessivamente disponibile tra Verbano e invasi alpini
La neve che si posa sulle vette delle montagne, gli alberi di Natale ricoperti e le lucine che si riflettono su un soffice manto bianco. Uno scenario tipico di questo periodo che rende l’attesa delle feste ancor più bello. Ma la neve quest’anno non si è ancora presentata se non con sporadiche imbiancate –come quella di questo weekend– e se normalmente questo potrebbe essere considerato un problema solo di ritardo dell’atmosfera natalizia, in questo secco 2022 significa molto di più.
Il dato emerge dall’ultimo bollettino sulle risorse idriche di Arpa, con il quale si fotografa una situazione sempre più preoccupante sulla disponibilità di acqua nel nostro territorio. Per il bacino del Lago Maggiore, infatti, se si somma la quantità di acqua presente nel lago, quella degli invasi e quella della neve -che non c’è- tra Lombardia, Piemonte, e Canton Ticino esce un valore che è oltre il 60% in meno rispetto ad una stagione normale. Non solo: la quantità di neve che già oggi dovrebbe esserci sulle montagne equivale sostanzialmente all’acqua che troviamo tra lago e invasi alpini.Un problema enorme quello della mancanza di neve che mette una seria ipoteca sulle riserve idriche per la prossima estate. Il manto bianco che si accumula sui monti, infatti, rappresenta una riserva strategica fondamentale per garantire l’acqua necessaria nei periodi estivi, specie in quelli caldi e poco piovosi. E questo 2022 ha mostrato chiaramente cosa succede quando la neve non cade d’inverno.
Questa estate la riserva idrica rappresentata dalla neve che si scioglie è infatti finita a metà giugno, un mese e mezzo prima di quello che sarebbe accaduto in una stagione normale. Senza un netta inversione di tendenza meteo, quindi, il 2022 si avvierà verso la fine con un importante deficit idrico che farà partire il 2023 azzoppato. A livello di numeri si parla di cifre davvero importanti: il bollettino di Arpa che fotografa la situazione al 27 novembre calcola la disponibilità di acqua oggi in 448 milioni di metri cubi contro una media del periodo di 1.167, quindi con un meno 62%. La neve che oggi viene indicata ancora con il valore 0.0 in una stagione normale dovrebbe essere già oltre i 411 milioni di metri cubi, quindi circa la quantità di acqua che oggi è disponibile tra lago e invasi alpini.
Una situazione che preoccupa e che spinge chi gestisce la risorsa idrica a mettere le mani avanti. Nel comune di Varese, ad esempio, la società che gestisce l’acquedotto sta cercando nuovi pozzi da cui attingere acqua e sta stringendo accordi con i privati per fronteggiare le crisi. Interventi e investimenti importanti ma che, senza pioggia e neve a riempire falde e sorgenti, potranno solo tamponare un’emergenza sempre più grave.
Accordi con i privati e nuovi pozzi per l’acqua: così Varese si prepara alle prossime siccità
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