“Abbiamo riportato il nostro concittadino a Samarate”: la posa della pietra d’inciampo di Amedeo Magnaghi
Una toccante cerimonia con le scuole e l'Anpi per commemorare Amedeo Magnaghi, vittima della furia nazi-fascista. Il sindaco: " Con la pietra restituiamo il nome e la visibilità che ad Amedeo erano state strappate. Oggi siamo qui per non essere indifferenti all’odio: occorre aprire gli occhi e onorarne la memoria"
Amedeo Magnaghi è stato strappato dall’affetto della sua famiglia e della sua città nel 1944 e non vi ha più fatto ritorno: fu arrestato dalle SS e deportato a Mauthausen nel marzo 1944 dove fu assassinato il 6 gennaio 1945.
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Oggi, venerdì 27 gennaio, Magnaghi è ritornato a Samarate, almeno simbolicamente: in piazza Italia è stata posata la pietra d’inciampo (stolpersteine) in una cerimonia commemorativa insieme all’amministrazione, l’Anpi Samarate-Verghera e le scuole del territorio.
«Oggi vogliamo onorare la memoria del nostro concittadino Amedeo Magnaghi, che è stato strappato all’affetto della famiglia e della sua città», ha affermato l’assessora alla Cultura, Maura Orlando, «la proposta della pietra d’inciampo è arrivata dall’opposizione. Grazie all’Anpi e alla famiglia per aver collaborato. La pietra farà da monito alle nostre coscienze affinché tale atrocità non si ripeta».
Il sindaco, Enrico Puricelli, ha ringraziato l’assessora, l’Anpi e la famiglia di Magnaghi per la riuscita del progetto: «Amedeo Magnaghi è una delle vittime di uno sterminio metodico messe in atto da una follia umana senza precedenti; le pietre smuovono le coscienze, i pensieri e i ricordi e danno concretezza e fisicità a una commemorazione che richinerebbe di rimanere un momento istituzionale asettico e lontano. La pietra ci induce a fermarci e a ricordare che si è consumata una sofferenza indicibile. Con la pietra restituiamo il nome e la visibilità che ad Amedeo erano state strappate. Oggi siamo qui per non essere indifferenti all’odio: occorre aprire gli occhi e onorarne la memoria».
Così Mario Marchesini, dell’Anpi: «Siamo lieti che grazie alla proficua collaborazione con Anpi Varese, la famiglia e l’amministrazione Samarate possa vedere questo progetto realizzato. Fa parte di un percorso di memoria delle vittime deportate nei campi di sterminio: con questa pietra ricordiamo Amedeo, inghiottito dalla furia nazi-fascista, deportato a Mauthausen e ucciso insieme a tutte le altre vittime. Amedeo non ha fatto ritorno, ma con questo atto abbiamo fatto tornare il nostro concittadino».
La pietra d’inciampo in piazza Italia
Amedeo Magnaghi: “Una cattura incomprensibile”
Magnaghi è una delle tre vittime dell’orrore nazi-fascista: oltre a lui morirono Giuseppe Colombo, deceduto a Gusen nel 1945, e una terza persona, di cui purtroppo non si conosce il nome.
La storia dell’arresto di Magnaghi è particolare ma anche poco chiara. Nato il 1 luglio 1893 a Samarate, era commerciante; non era di origine ebraica e non era un dissidente politico: fu arrestato in Italia e arrivò a Mauthausen l’11 marzo 1944, per poi essere trasferito Ebensee, dove morì tra il 6 e l’8 gennaio 1945.
«A quasi ottant’anni di distanza proviamo grande emozione per la posa della pietra – è intervenuto Luca, nipote di Amedeo e figlio di Vilma Magnaghi – che racconta la storia di Amedeo porta con se un importante messaggio e una riflessione da trasmettere alle future generazioni: quello della memoria».
La figlia, Vilma Magnaghi, insieme alla sua famiglia e all’assessora Maura Orlando
Durante la cerimonia la violinista Luiza Toska ha suonato diversi brani tratti dal film Schindler’s List, mentre gli allievi dell’istituto Manzoni di Samarate e Croce di Ferno hanno letto poesie, brani tratti dalle opere di Primo Levi e Elie Wiesel, e toccanti riflessioni sulla Shoah.
Cosa sono le pietre d’inciampo
Si chiude così un lungo percorso, iniziato quasi tre anni fa, di ricerca e di richiesta iniziato dall’amministrazione e dall’Anpi per ottenere la pietra d’inciampo per uno dei tre samaratesi vittime della furia nazi-fascista.
Le pietre d’inciampo (stolpersteine, ndr) sono un progetto monumentale europeo creato dall’artista Gunter Demnig per tenere viva la memoria di tutti i deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case.
Un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto nel luogo dove ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
Grazie a un passa-parola tanto silenzioso quanto efficace, oggi si incontrano Pietre d’Inciampo in oltre 2.000 città in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria.
Obiettivo della “Pietra d’Inciampo”, un inciampo emotivo e mentale, non fisico, è mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana – la loro casa – invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare.
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