Il flash mob porta in piazza a Gallarate le persone in difesa dell’ospedale
Convocata in modo informale su facebook, il "caffè" del sabato mattina ha portato in largo Camussi almeno un centinaio di persone.
Gallaratesi in piazza per “un caffè per l’ospedale”, a difesa del Sant’Antonio Abate: sabato mattina dalle 11 fino a mezzogiorno in Largo Camussi sono passate tante persone chiamate a raccolta da un volantino girato su Facebook. Una mobilitazione senza partiti e bandiere, quasi un primo passo di prova considerando che neppure c’erano volantini o striscioni per richiamare alla mobilitazione per l’ospedale. Il tema, di per sé, è piuttosto sentito e in effetti, al di là di politici e di militanti di liste civiche e comitati, sono passati anche diversi privati cittadini.
«Un presidio per raccogliere i cittadini che vogliono esprimere il loro dissenso sull’ospedale unico e il cancella mento totale dell’ospedale di gallarate» dice Federico Pagan, una delle voci del Comitato per il Diritto alla Salute del Basso Varesotto, nato per tenere insieme la battaglia contro l’ospedale unico e quelle per la difesa dei diversi poli (non solo Gallarate, ma anche Busto, Somma, Saronno e Alto Varesotto). «È importante che la sanità rimanga territoriale, vicino ai cittadini».
Presente anche la politica. Quella cittadina – con il consigliere Ocg Massimo Gnocchi e i colleghi Pd Margherita Silvestrini, Anna Zambon e Giovanni Pignataro – ma anche i candidati alle prossime regionali, tra cui Giacomo Cattaneo di Azione, Elena Comelli di alleanza sinistra e venerdì, Massimo Uboldi del movimento cinque stelle.
Posizioni anche molto diversificate, va detto. Per dire: Uboldi parla di «un progetto di Regione Lombardia vecchio ormai di dieci anni, senza pianificazione e programmazione» boccia in toto l’approccio. Meno barricadero l’approccio di Giacomo Cattaneo, che – da sostenitore della Moratti – non butta a mare il progetto («mi auguro che vada in porto») ma al contempo dice che «non si può permettere che l’ospedale di Gallarate venga annichilito dalla mancanza di medici e dismesso». Del resto, al di là della conferma o meno del progetto dell’ospedale unico, il problema dell’offerta sanitaria rimane.
Il carattere cittadino della manifestazione fa sì che i candidati se ne stiano un po’ “coperti”, niente bandiere.
Chi invece si gioca tutto molto a viso aperto sono i consiglieri comunali, primo tra tutti Massimo Gnocchi della civica indipendente Obiettivo Comune Gallarate. «Perché chiudono il nostro ospedale?», dice ai passanti. Poco prima è salito su una panchina per farsi sentire. «L’ospedale serve ai cittadini, che non sono di destra, di sinistra o di centro: bisogna insistere su questa strada», ha detto riferendosi alla battaglia in difesa del Sant’Antonio Abate. «Dire quel che si pensa è non solo importante, ma doveroso»: dev’essere un po’ questo il senso della presenza “fisica” in centro città, in tempi in cui di solito ci si limita a qualche lamentela sui social.
Il comitato Diritto alla Salute e i consiglieri comunali mostrano i documenti sul futuro ospedale unificato, con le criticità d’inserimento ancora irrisolte («scrivono che bisognerà poi in futuro spostare una scuola intera») e anche con i numeri dell’offerta sanitaria: «Da 863 posti letto si scende a 773 posti letto, ben 90 in meno. E questo pur comprendendo 48 letto di dialisi».
L’idea del caffè, comunque, un certo richiamo ce l’ha, persino al bancone del bar qualcuno ascolta incuriosito (qualcuno confessa di saperne ben poco, nonostante otto anni di dibattito, a fasi alterne). Nel periodo di picco i partecipanti sono un centinaio, ma nell’arco di un’ora e poi si vede una discreta rotazione di persone, tra cui anche alcuni operatori sanitari.
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