Il prof (torna) tra i banchi: si riparte, con l’entusiasmo dei Re Magi
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane
Il messaggio dell’Epifania e i Re Magi
Partiamo dall’ultima festività delle vacanze, quella che “tutte le altre si porta via”. Al 6 di gennaio, al di là
(e prima) della befana sulla scopa, si celebra la rivelazione di Dio all’umanità. Da pochi giorni è nato Gesù a Betlemme e la venuta dei Re Magi rappresenta sin da subito un messaggio illuminante e simbolico; dietro la cronaca dell’episodio, si svela (‘epifania’, dal greco: ‘rivelazione’) un significato importante per la vita di ogni uomo. Il secondo capitolo del Vangelo di Matteo, nella sua versione in latino, ha delle sfumature lessicali molto significative. Gaspare, Melchiorre e Baldassarre vengono da lontano, da un luogo imprecisato (ab oriente); camminano a lungo; cercano a lungo la loro meta seguendo una stella, fermandosi erroneamente a Gerusalemme: si trovano nel regno di Erode, dove apprendono di doversi dirigere a Betlemme.
Non si abbattono, continuano a camminare e a cercare, finché la stella si ferma nel luogo giusto: a questo punto si rallegrano intensamente di una gioia grande (gavisi sunt gaudio magno valde). È una felicità smisurata, confermata e rafforzata linguisticamente dall’accostamento contiguo di un verbo, un nome, un aggettivo e un avverbio.
Poi dimostrano subito tutta la loro umiltà, prostrandosi e adorando il Bambino (procidentes adoraverunt eum); esprimono la loro generosità e riconoscenza, offrendogli i doni: oro, incenso e mirra. Raggiunta la meta e coronato il sogno, ritornano nella loro regione (in regionem suam, località ancora imprecisata). Evitando di ripassare da Erode (emblema della strada sbagliata, della malvagità), decidono di percorrere un’altra strada (per aliam viam reversi sunt). Tutti e tre, infine, sembrano animati e sostenuti da una medesima carica intensa, e da uno stesso forte ‘entusiasmo’ (dal greco, ‘dio dentro’): come a suggerire quanto sia importante nella nostra vita il saper scegliere gli amici e i compagni di viaggio.
I miei auguri con Gianni Rodari
Con lo stesso entusiasmo dei Magi, cerchiamo anche noi di iniziare questo 2023. Ogni anno scelgo un breve testo letterario con cui accompagnare i miei auguri agli alunni e alle loro famiglie. Questa volta, anche per i lettori della mia rubrica su Varesenews, ho optato per una poesia/filastrocca di Gianni Rodari, che si intitola “Promemoria”:
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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