“Il traffico Merci a Malpensa cala, ma si vuole distruggere la brughiera”
L'Unicomal, l'unione dei comitati intorno a Malpensa, contesta l'espansione dell'area cargo, prevista su zone di brughiera. E lo fa prendendo i numeri che "fotografano" l'evoluzione delle merci
«Il traffico Merci a Malpensa cala, ma si vuole distruggere la brughiera per ampliare cargo city».
L’Uni.Co.Mal, l’unione dei comitati intorno a Malpensa, non ha certo avuto dubbi in passato: l’espansione dell’area cargo non è sostenibile e non è necessaria.
Ora, a sostegno della propria lettura, Uni.Co.Mal mette in campo anche le statistiche ufficiali di Assoaeroporti, l’associazione di categoria che riunisce le società di gestione aeroportuale di 36 aeroporti italiani.
«Nelle sue statistiche, oggettive e incontestabili ma purtroppo ignorate in quanto sconvenienti a SEA, si legge che su base annuale 2021 – 2022 il traffico cargo a Milano Malpensa è diminuito del 2,4%, mentre su base mensile il mese di novembre 2021 – 2022 è diminuito dell’8,6%» dicono il coordinatore Massimo Uboldi e il direttivo dell’associazione. «Il PIL della nostra nazione è cresciuto nel 2022 del 3,9%, mentre la previsione per il 2023 è stimata di un misero 0,4%, quindi si dovrebbe avere un rallentamento della nostra economia nazionale e quindi delle attività commerciali».
Per Uni.Co.Mal si tratta di dati che dimostrano l’inutilità, almeno in questo contesto, dell’espansione dell’area cargo. «Nonostante questi dati si vuole ampliare a tutti i costi di 44 ettari la cargo city di Malpensa, distruggendo una brughiera pregiata e preziosa, soprattutto oggi in fase di riscaldamento climatico (dei 6 scenari di espansione dell’area cargo contenuti nel masterplan, SEA ha scelto proprio quello più impattante cioè quello dell’espansione all’esterno della stazione aeroportuale). Il 2022 è stato considerato l’anno più caldo della storia da quando si sono registrati i dati climatici e tale fenomeno non sembra arrestarsi ma è in continua evoluzione Ciò è dovuto soprattutto alle attività antropiche che generano l’aumento di temperatura dell’atmosfera con conseguenze quali l’aumento delle bombe di calore estive che mietono migliaia di vittime e gli eventi climatici estremi che producono gravi danni sui territori colpiti. Questi sono solo alcuni effetti evidenti dovuti a tale impatto. Omettiamo per il momento gli altri effetti causati dall’inquinamento sulla salute dei cittadini».
«Non si capisce perché, con questi dati tanto negativi, Regione Lombardia, sindaci del CUV e associazioni imprenditoriali vogliano a tutti i costi ampliare all’esterno l’area della cargo city, prestando attenzione solo ai dati SEA che prevedono la solita crescita infinita, puntualmente smentita dai fatti».
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L’unione dei comitati polemizza duramente anche con quell’accordo che è stato alla fine sottoscritto anche dai sindaci del territorio (di ogni area politica), che – pur recalcitranti – alla fine hanno accettato la mediazione proposta, che si basa soprattutto su rassicurazioni su altre opere: «Tantomeno non si capisce perché i Sindaci del CUV siano stati così solleciti a firmare un protocollo d’intesa con Regione stessa, ottenendo solo infrastrutture che di compensativo non hanno nulla e future centrali energetiche ancora sulla carta. Ricordiamoci che intorno all’aeroporto negli anni trascorsi sono realizzate infrastrutture e interventi edilizi legati alla logistica che hanno già seriamente compromesso il fragile equilibrio ambientale, aumentando il consumo di suolo, compreso quello pregiato dal punto di vita naturalistico. Questa non è una crescita positiva per il nostro territorio, ma solo l’ennesima cementificazione dove di sostenibile non c’è nulla se non l’interesse economico dei soliti noti».
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