Nei giornali ChatGPT tende a sostituire il lavoro vivo con lavoro morto
Una lunga riflessione di Michele Mezza sul futuro dell'informazione a partire dalle recenti esperienze con ChatGPT e l'intelligenza artificiale
Negli ultimi dieci anni, ci informa Jill Abramson nel suo citatissimo testo Mercanti di verità ( Sellerio), in cui documenta dettagliatamente l’evoluzione organizzativa e professionale del sistema giornalistico americano, almeno 2000 testate locali negli Usa sono state chiuse. In un momento in cui persino le grandi testate- dal new York Times al Washington post al Los Angeles Times- decidevano di buttarsi sul territorio per rendere più allettante le proprie piattaforme.
Non solo. Ma l’intero dibattito politico e culturale americano si è spostato sul locale. Le matrici della possente spinta populista, che Trump ha continuamente addestrato ad una contrapposizione con le elites nazionali, trovano il proprio humus antropologico nelle pieghe della provincia americana, dove per altro si sono combattute le ultime grandi battaglie elettorali, comprese le elezioni di Mid Term che poteva scompaginare il sistema istituzionale statunitense.
Dunque mentre si accedevano i riflettori sul locale si è verificata la mattanza di testate e pubblicazioni ancorate ai territori.
L’AUTOMATIZZAZIONE DELLE NOTIZIE
La chiave di lettura di questo apparentemente contraddittorio trend mi pare sia il concetto di automatizzazione. O meglio, proprio di quella nuova funzione che ha il redattore digitale, che combina sia la funzione di formattatore delle notizie con quella di distributore, con le procedure di pubblicazione on line sulle diverse piattaforme dei contenuti della testata, che la Abramson nel suo testo individua nel verbo to match: abbinare.
Oggi ogni notizia deve essere “abbinata” ad un singolo lettore che diviene utente del sistema in base ai dati che produce e che permettono la sua profilazione in virtù della quale si può personalizzare la singola informazione. Un’attività che a livello nazionale o globale, come sta accadendo nelle redazione dei grandi giornali sia americani che europei, il driver rimane ancora in qualche modo il contenuto, in base al quale ogni singolo utente unico delle testate digitali seleziona tempi e modi di fruizione della notizia. Mentre a livello locale, per le testate che si rivolgono direttamente a target territoriali, la personalizzazione della notizia diventa inevitabilmente servizio locale e il giornale assume le sembianze di un navigatore territoriale, un Tom Tom della notizia.
Questo percorso di trasformazione della forma e dei linguaggi del giornalismo territoriale è lastricata da lapidi di testate che non sono riuscite a compiere il salto, o che sono state integrate e ingoiate da service provider che hanno deciso di dotarsi anche di un sistema esperto nella cronaca locale.
Come sempre questo processo sociale, perché in realtà non stiamo parlando di tecnologie ma di comportamenti personali degli utenti che esprimono bisogni diversi e richiedono servizi adeguati, è maturato attraverso avvisaglie e segnali che in pochi anni si sono trasformati in realtà.
L’ESPERIENZA AMERICANA
Attorno al 2010/2012 nasce a New York, e poi si diffonde lungo la costa est americana, Everyblock.com , che diventa poi nexdoor.com.
Si tratta di un originale aggregatore automatico di contenuti che fa brokeraggio di tutti i contenuti prodotti da e su un territorio attraverso le principali piattaforme. Il flusso di notizie, un vero gocciolamento h24, offre un aggiornamento permanente su tutto quanto accade in un singolo e limitato territorio, stiamo parlando di una referenzazione che arriva direttamente al tuo portone di casa.
In poco tempo la piattaforma diventa un supporto indispensabile per muoversi o operare in un certo quartiere. Le piccole e medie aziende lo usano come le proprie pagine gialle di una volta e attraverso la versione mobile diventa appunto un navigatore che usa lo scorrere delle notizie come codice di identificazione del territorio.
IL GIORNALISMO IMMERSIVO
Mentre cresceva a livello locale questa prima forma di applicazioni automatiche, che scavalcano la redazione federando gli user genereted content di uno specifico tratto di città, dall’alto arrivavano i grandi operatori dei social.
Pensiamo alle modalità di sviluppo di quel “giornalismo immersivo” come lo chiama ancora la Abramson di piattaforme come Buzzfeed o Vice che scelgono di rivolgersi al mercato dell’informazione per rendere più completa la propria offerta di servizi e soprattutto per contare su linguaggi che autorizzano una profilazione ancora più penetrante nei confronti degli utenti.
Il giornalismo immersivo è l’evoluzione della cronaca locale, condotta da gruppi di operatori digitali che stanno sul territorio e sono facilmente mimetizzabili nei diversi contesti degli eventi che si vogliono raccontare documentare. Innanzitutto parliamo di videoreportage. Il video è il linguaggio primario , se non esclusivo in molti casi, del locale. I filmati diventano vere e proprie guide, materiali di formazione o comunque di addestramento, per praticare luoghi o comunità. Sono video da vicino, insider, realizzati da autori in grado di introdursi ed essere accettati , appunto come insider, che propongono dei veri manuali sul tema.
Stretta in questa tenaglia l’editoria locale americana ha scelto di diventare tutta immersiva, ricomponendosi in base alle caratteristiche tecnologiche : le testate si chiudono e le redazioni si automatizzano.
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CHATGPT
L’irruzione in poche settimane di una nuova capacità di intelligenza artificiale artigiana, una specie di Alex redazionale, rappresentata dall’esplosione del catalogo della società finanziata da Elon Musk, ed oggi gestita da MicrosOft, OpenAI, propone un ulteriore torsione allo scenario.
OpenAI ha lavorato su due direttrici principali: l’automatizzazione della produzione video, visto come si è moltiplicato esponenzialmente il mercato con il sistema esperto DELL-2. Si tratta di un algoritmo in grado di trasformare le istruzioni di un testo, o una semplice descrizione scritta, in un video che ne visualizza il contenuto.
La seconda direttrice seguita, è un’evoluzione del machine reserch, diciamo il motore di ricerca che pensiamo sia identificabile ormai solo con Google, che poi è rapidamente evoluta verso un vero sistema intelligente che scrive e organizza pensieri.
COME FUNZIONA CHATGPT
Parliamo di ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Trasformer).
Un sistema on demand, che un utente usa per usufruire di una intelligenza artificiale condivisa per le sue necessità. Il dispositivo è un machine learning, impara da ogni domanda che riceve, che, in base ad un Large Language Model, un linguaggio assolutamente naturale, risponde nella lingua con cui viene interrogato, ad ogni quesito utilizzando una massa poderosa di dati che ricava dalla navigazione in rete. In poco meno di un mese siamo arrivati a 5 milioni di utenti registrati, che stanno adottando il sistema per le proprie attività. Dunque già oggi, ChatGPT, è completamente differente rispetto al prodotto che è stato lanciato in rete il 30 novembre scorso: l’uso che ne è stato fatto lo ha fatto crescere e reso esperto in modo da affinare le sue capacità di comprensione e elaborazione di quanto trova in rete per comporre testi , programmare software, organizzare documentazioni, trovare citazioni o richiami per rendere più persuasiva una relazione.
Rispetto ai suoi precedenti- non stiamo parlando di un’apparizione miracolosa, ma come abbiamo detto, di una graduale evoluzione dell’intelligenza artificiale- la nuova realease del dispositivo offre straordinarie prestazione in quello che si chiama lo 0-shot learning, ossia il momento in cui viene interrogato su un tema o un argomento su cui non ha direttamente esperienze ne riferimenti in data base già processati. Questo è il punto di criticità di tutti i sistemi intelligenti, che in qualche modo richiedevano una base di addestramento o di pre programmazione dei riferimenti di ricerca per potersi documentare su quanto doveva poi trasmettere al suo utente. ChatGPT è in grado di muoversi agevolmente sui temi più estremi, inediti o eccentrici, rintracciando comunque contenuti ed esperienze da cui partire per poi allenarsi con le valutazioni del suo interlocutore sulle risposte ottenute.
Altro elemento essenziale riguarda i tempi di latenza, ossia di ritardo sia nella comprensione che nel botta e risposta che nella nuova versione sono assolutamente azzerati.
Siamo comunque solo alle prime versioni di ChatGPT. Come abbiamo capito l’oggetto è quanto mai instabile, come può esserlo un bambino appena nato: ogni influsso o interazione ne modifica il profilo e l’elaborazione.
Già si annunciano aggiornamenti ed integrazioni che tendono a semplificarne l’utilizzo. Ed a renderlo sempre più versatile, con capacità di personalizzazione delle sue prestazioni in ambiti specializzati, come la sanità, o la pubblica amministrazione o l’intero mondo della mediazione culturale e comunicativa.
La sua assoluta dimestichezza con il linguaggio naturale, abbiamo detto più o meno come Alexa, ma in realtà ha una proprietà e complessità di espressione, e anche di accentuazioni, che lo rende un perfetto, quanto ancora del tutto inesplorato test di Turing, in cui , come sappiamo ognuno deve capire se il contenuto che legge o la riposta che ascolta è generata da un essere umano o da una macchina.
La differenza rispetto alle esibizioni del passato è che questa volta il risultato del test interferisce con l’intera rete di relazioni, alterando e intensificando la nostra capacità di districarci fra umani ed artificiali, torniamo cos’ alla sindrome di Blade Runner.
La sua memoria espansa, che permette al dispositivo di recuperare contenuti e correzioni maturati in altre conversazioni, avendo cosi un primo comportamento non lineare che lo rende meno rigido e dissimile dalla nostra agilità neurale, gli permette di aggiornare permanentemente il bagaglio di cognizioni e i modi di usarle, diventando un cronista perfetto in ambiti dati. Già oggi viene allenato in strutture , come alcune grandi agenzie, in particolare Associated Press e Reuter, per affiancare e in alcuni casi già sostituire, i bot che operano automaticamente nelle funzioni redazionali più abituali.
CHATGPT E IL GIORNALISMO
A livello territoriale ChatGPT diventa un perfetto front office di una redazione, in cui potrebbe essere un capo redattore alle province, come si diceva una volta, per raccogliere e smazzare le fonti locali, e diventare un call center delle notizie, rispondendo ad ogni singolo utente.
In questa logica ChatGPT diventa il vero abbinatore, distributore, di ogni notizia ad ogni singolo utente, potendo, in virtù della sua potenza di memoria e di analisi associare infiniti profili a infinite notizie.
Ovviamente, questa è l’esperienza che già si sta realizzando in molte redazioni con le versioni precedenti dell’algoritmo, il sistema tenderà ad impossessarsi di tutte le fasi della produzione, arrivando a proporre di scrivere e comporre direttamente testi e video per essere più coerente con i contesti degli utenti a cui si rivolge. Una tendenza che si sta verificando anche nel campo sanitario ad esempio, sia nella fase diagnostica che in quella dell’accoglienza, dove il complesso intelligente assume iniziative basate sempre sull’esperienza. Mentre invece rimane ancora debole nei campi che dovrebbero essergli più affini , come ad esempio la matematica , dove il già fatto, il già elaborato diventa meno utile e pregiato .
Ma ChatGPT proprio per la sua composita personalità, dove l’esperienza e l’esecuzione convive con l’elaborazione e l’iniziativa, permette di imboccare una terza fra la tradizionale subalternità al determinismo tecnologico o lo scetticismo luddista per le applicazioni innovative.
Questa volta appare plausibile e concreta una terza via, che apre la strada ad un intervento critico e consapevole sul sistema.
DENTRO L’ALGORITMO DI CHATGPT
Prima di Natale i tecnici di Swascan, una delle più prestigiose società di CyberSecurity italiane, hanno infatti compiuto una specie di autopsia sul sistema di input che formano il cuore dell’algoritmo di ChatGPT. Come spiega proprio Pierguido Iezzi , il Ceo della società:“ abbiamo raggiunto l’anima del sistema ,separando il bene dal male, individuando i principi in base ai quali è stato elaborato l’algoritmo .Diciamo che abbiamo reso visibile il Dr Jekyll e mister Hyde che sono nascosti nel dispositivo”.
Significa che sono stati isolati i principi e le cognizioni in base ai quali la macchina elabora e concorre alle strategie operative che le vengono richieste. Il sistema riconosce quello che è lecito- aiutami a scrivere un testo- da quello che non lo è- come aggiro i divieti di circolazione sulla tratta Roma/Siena?
In realtà le versioni commerciali di ChatGPT non sono abilitate per sostenere azioni criminali. I ricercatori di Open AI hanno imposto dei filtri che inibiscono attività illegali. Ma come sempre in informatica, quello che viene elaborato può essere aggirato e superato. Dunque Mister Hyde non è imprigionato , ma solo nascosto nel sistema.
Iezzi con i suoi collaboratori è riuscito ad arrivare al fondo dell’anima, individuando la molecola etica che guida l’organismo intelligente. Questo permette intanto di scoprire l’impronta proprietaria e decifrare il mandato che è stato dato al dispositivo per la sua operatività. Secondariamente ci permette di combinare principi e istruzioni per mutare la personalità del sistema rendendolo più affine alla nostra deontologia professionale e relazionale.
L’esperimento di Swascan dimostra infatti come sia oggi possibile e gestibile un intervento che possa riconvertire la potenza tecnologica in una direzione diversa da quella che viene imposta dalla proprietà.
In sostanza si da una forma concreta all’ambizione di negoziare l’algoritmo, e di ridisegnare l’intero sistema tecnologico proprio sulla base di una dialettica fra società e proprietà.
Il caso ChatGPT, che riguarda un vero apparato produttivo, per quanto immateriale, che tende a sostituire il lavoro vivo con lavoro morto, per usare una vecchia formula, è materia per una riflessione civile e professionale a tutto tondo. Le sue opzioni che sono abilitate dal sistema ci permettono ora di configurare un modello operativo ingegnierizzando sia una struttura redazionale che integrare funzioni e attività che prima erano insostenibili nella scala minore.
Insomma oggi possiamo decidere dove concentrare la risorsa umana, disegnando modelli di integrazione con la macchina che ottimizzino le prestazioni e soprattutto orientino la crescita delle nuove forme ibride di organizzazione. Naturalmente questo implica un mix di saperi e competenze del tutto nuovo in redazione: indispensabile è avere la capacità di negoziare direttamente con i fornitori, esattamente come si contratta con il medico la propria cura.
La completa ignoranza nelle discipline sanitari non ci impedisce di pretendere di essere informati delle decisioni, di valutare le opzioni di soppesare gli effetti di ogni terapia. Parallelamente dovremo mutare i codici professionali. Come dicevamo la notizia nel territorio è servizio, e va arredata e confezionata nel modo più efficace e funzionale per un utente che non vuole solo sapere ma chiede di essere attrezzato per decidere, per muoversi, per scegliere, sul territorio. La testata diventa una conversazione permanente in cui la partecipazione non è solo trasparenza e democrazia, e non sarebbe poco, ma diventa anche formazione e addestramento per la macchina giornale che ha al suo interno nuove intelligenze che non sprecano le esperienze e non dimenticano le domande.
Esattamente come accadde con il telegrafo prima e il telefono poi. Come ci ha insegnato Marshal Mc Luhan il destino di una tecnologia sta nel ritmo di attività e nelle relazioni sociali che rende possibili. Appunto.
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