All’Auditorio di Cassano arriva Sergio Castellitto con “Zorro”
Lo spettacolo di Margaret Mazzantini racconta "un eremita da marciapiedi"
Al Teatro Auditorio di Cassano Magnago arriva Sergio Castellitto, con lo spettacolo “Zorro” di Margaret Mazzantini: appuntamento martedì 14 febbraio, al teatro di piazza San Giulio.
Uno spettacolo che racconta un vagabondo che ripercorre la storia della sua vita e delle scelte che lo hanno portato a vivere sulla strada e nel mentre riflette sul significato della vita. Un uomo al margini della societa capace di vedere la realta osservando la vita delle persone “normali”. Capace di restituire attraverso una sorta di “filosofare” allegro e indefesso il “sale della vita”, la complessità e l’imprevedibilità dell’esistenza. Uno spettacolo tragicomico ed emozionante.
Margaret Mazzantini
UN EREMITA SUL MARCIAPIEDE
A Sergio e al suo cane
Stanno sul margine del grande fiume, intenti come pescatori in attesa. Pescano nel nostro vortice quello che rimane, quello che schizza via, che gli appartiene per diritto. Hanno quegli odori concentrati, essenza d’uomo, come mosto, come seccume marino, roba sfinita dal sole o macerata dall’umido,roba che fa il suo corso.
Zorro mi ha aiutato a stanare un timore che da qualche parte appartiene a tutti. Perché dentro ognuno di noi, inconfessata, incappucciata, c’è questa estrema possibilità: perdere improvvisamente i fili, le zavorre che ci tengono ancorati al mondo regolare. Chi di noi in una notte di strozzatura d’anima, bavero alzato sotto un portico, non ha sentito verso quel corpo, quel sacco di fagotti con un uomo dentro, una possibilità
di se stesso? I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca.
Perché forse ci manca quell’andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell’orologio. Chi di noi non ha sentito il desiderio di accasciarsi per strada, come marionetta, gambe
larghe sull’asfalto, testa reclinata sul guanciale di un muro? E lasciare al fiume il suo grande, impegnativocorso. Venirne fuori, venirne in pace. Tacito brandello di carne umana sul selciato dell’umanità. Perché i barboni sono come certi cani, ti guardano e vedi la tua faccia che ti sta guardando, non quella che hai
addosso, magari quella che avevi da bambino, quella che hai certe volte che sei scemo e triste.
Quella faccia affamata e sparuta che avresti potuto avere se il tuo spicchio di mondo non ti avesse accolto.
Perché in ogni vita ce n’è almeno un’altra.
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