Le Poste di Busto Arsizio negano la raccomandata ad un non vedente : “Volevano i testimoni”
L'uomo aveva una regolare delega da parte del destinatario ma personale e direttore della filiale di piazza Volontari della Libertà sono stati inflessibili: "Lo dice il regolamento interno". E lui fa un esposto in procura
“La persona affetta da cecita’ congenita o contratta successivamente, per qualsiasi causa, è a tutti gli effetti giuridici pienamente capace di agire” e “la firma apposta su qualsiasi atto, senza alcuna assistenza, dalla persona affetta da cecità, e’ vincolante ai fini delle obbligazioni e delle responsabilità connesse”.
Sono i due semplici princìpi, contenuti nella legge 18 del 1975, che Ettore Bianchetti, cittadino non vedente di Busto Arsizio, ha cercato di far rispettare andando in Posta per ritirare una raccomandata a nome del suocero e con tanto di delega firmata: «L’impiegato allo sportello, con gentilezza ma anche con una certa fermezza, mi ha negato la possibilità di ritirarla se non con la presenza di ben due testimoni che avrebbero dovuto assicurarsi che io non venissi in qualche modo raggirato. Una regola agghiacciante».
Per questo ha deciso di fare un esposto in procura contro questo atto e con l’intento di affermare quei principi sanciti in una legge: «Gli addetti allo sportello, pur dicendo di comprendere la mia situazione, si sono rifiutati nettamente di consegnare la missiva dicendomi chiaramente che essendo non vedente non potevo firmare, che sarei dovuto ritornare con 2 testimoni al di fuori della famiglia per adempiere alla commissione. Ho fatto presente in maniera corretta, ma decisa, che nel corso degli anni ho firmato e ritirato più volte raccomandate ed altri documenti che mi sono stati consegnati presso la mia abitazione ed altri uffici postali senza problemi di alcun tipo, comprese firme che ho posto per avere la procura su documenti bancari, finanziari ed ho firmato per la richiesta dello SPID regolarmente ottenuto. Ho anche detto che consegnando la delega e relativa documentazione di identità ho firmato una liberatoria che svincolava l’ufficio da ogni responsabilità altrimenti non vi sarebbe logica nel compilare il modulo tanto più che sullo stesso non vi è la dicitura che i disabili sono esclusi dal firmare. Non vi è stato nulla da fare; mi è stato comunicato che il responsabile non era disponibile e che la situazione non sarebbe cambiata in quanto a detta degli impiegati allo sportello le poste italiane hanno un loro regolamento che prevede quanto già stato riferito».
Bianchetti è tornato alla carica il 21 febbraio, quando si è recato nuovamente negli uffici delle poste di piazza Volontari della Libertà a Busto Arsizio: «Per l’ennesima volta ho rispiegato le mie ragioni e la direttrice mi ha fatto presente che aveva ricevuto una circolare dell’unione Italiana dei ciechi che a mio avviso non ha saputo interpretare in quanto ha fatto confusione fra atti notarili interpretando in maniera errata la validità della firma. Constatato che sul mio documento di identità non vi erano diciture particolari che ostacolavano la mia firma, mi ha dichiarato che due testimoni non servivano, ma ne bastava uno. Alla mia nuova opposizione la direttrice ha obiettato che sulla circolare Uici si faceva riferimento comunque a possibili testimoni generando così un nuovo equivoco. Nella necessità di recuperare dopo 8 giorni la raccomandata per evitare ulteriori disagi, la persona accompagnatrice si è trovata costretta a testimoniare il ritiro della missiva . La direttrice ha voluto la mia firma su carta e su tablet elettronico, ha chiesto al mio accompagnatore di apporre le firme esattamente come le mie con la dicitura “Il Testimone”».
Conclude amaro Bianchetti: «Fra disagio, accompagnatori e taxi, poiché non sempre i mezzi pubblici sono disponibili, questa raccomandata alla fine è venuta a costare 90 euro il cui importo è documentato dalle ricevute in mio possesso».
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