“La morte di una persona non deve uccidere i suoi sogni”: il figlio di Laura Prati scrive a Mattarella
In una lunga e sentita lettera, il figlio della Sindaca uccisa in comune a Cardano al Campo, torna a chiedere per la madre la Laurea alla Memoria. Laurearsi era tra le i sogni e gli impegni, interrotti dopo gli spari
Tra le innumerevoli cose che Laura Prati avrebbe fatto se non fosse stata uccisa il 2 luglio del 2013 dai colpi di pistola di Giuseppe Pegoraro, era laurearsi alla Facoltà di Scienze dei Beni Culturali e Ambientali dell’Università di Ferrara. Né è convinto suo figlio Massimo Poliseno, che in questi giorni torna a chiedere il riconoscimento della Laurea alla Memoria per sua madre e scrivere direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Lo fa in occasione della visita del Presidente proprio all’Università di Ferrata il prossimo 4 aprile in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico perché scrive “La morte di una persona non deve tradursi anche nella morte dei suoi sogni e delle sue idee”.
Riportiamo la lettera integrale:
«Non è certamente mai facile per una famiglia sopportare il dolore per la perdita di un proprio caro. Ancora più difficile è accettarlo quando il suo sacrificio è avvenuto per difendere l’onore dello Stato e delle nostre Istituzioni. Di fronte a tragedie di questo tipo può apparire insignificante il raggiungimento del traguardo della laurea, ma in realtà in molti casi può essere uno dei pochi “rimedi” in grado di alleviare la sofferenza dei familiari della vittima, oltre che un modo per omaggiare del suo sacrificio chi non c’è più.
Il caso che sono qui a rappresentarLe riguarda Laura Prati, mia madre e Sindaca di Cardano al Campo, deceduta il 22 luglio del 2013 a seguito di un agguato subito in Municipio il 2 luglio precedente ad opera di un vigile urbano sospeso dal servizio.
Laura Prati ha sempre messo al centro dei suoi programmi politici proprio la cultura e l’istruzione che per lei erano assolutamente fondamentali e funzionali al vivere civile. Numerose le iniziative organizzate a partire dal nostro piccolo Comune. Mi limito a ricordare il festival della letteratura Libreville, il Festival degli artisti di strada, ma anche e soprattutto corsi di Italiano per gli alunni extracomunitari delle nostre scuole nonché, in un’ottica di integrazione culturale, corsi di Arabo.
Particolarmente importante era per lei avvicinare anche i ragazzi più giovani al mondo delle nostre Istituzioni, cercando di trasmettere loro quella passione per il vivere in collettività che oggi tende a scemare sempre più. Proprio per questo motivo Cardano è stato uno tra i primi Comuni a dare vita al Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, il primo in Europa tra l’altro a introdurre nello Statuto il principio della parità di genere. Questa stessa passione per la cultura e la conoscenza la spinsero nel novembre del 2009 ad iscriversi alla Facoltà di Scienze dei Beni Culturali e Ambientali dell’Università di Ferrara, inseguendo quel sogno di laurearsi da tanto tempo coltivato. Affiancando con non pochi sacrifici lo studio all’attività di amministratrice, riuscì con determinazione a superare con ottimi voti gli esami che sostenne.
Insomma, era un sogno, quello di laurearsi, che mia mamma avrebbe certamente realizzato e che soltanto quegli spari in Municipio del 2 luglio 2013 le hanno impedito di concretizzare. Sono fermamente convinto che la morte di una persona non debba tradursi anche nella morte dei suoi sogni e delle sue idee, ed è proprio per questo motivo che mi sono deciso a scriverLe. Vorrei tanto riuscire ad aiutare mia mamma a realizzare il suo sogno facendo ottenere per lei il riconoscimento di una laurea alla memoria.
Le disposizioni in materia, precedentemente disciplinate dal c.d. Testo Unico delle leggi sull’istruzione superiore (approvato con Regio Decreto 31 agosto 1933 n. 1592), sono oggi contemplate dal decreto legislativo luogotenenziale del 7 settembre 1944, n. 256, recante “conferimento della laurea a titolo di onore agli studenti universitari caduti sul campo dell’onore o per la difesa della libertà”.
Secondo tale norma i Rettori delle Università sono autorizzati a conferire, a titolo di onore, la laurea alla memoria degli studenti caduti sul campo dell’onore e per la difesa della Libertà. Questa disposizione paga indubbiamente il lessico del tempo in cui fu scritta. Deve dunque essere riletta alla luce del contesto e della realtà attuale affinché possa continuare a trovare applicazione e non restare pura lettera morta.
Non a caso, infatti, il Presidente Oscar Luigi Scalfaro si avvalse del Decreto citato per conferire la laurea ad uno studente di 22 anni, Dario Capolicchio, iscritto al primo anno di architettura e rimasto tragicamente ucciso nella strage di via dei Georgofili. A mio parere, pertanto, la disposizione in oggetto è a fortiori applicabile al caso di Laura Prati. Chi tra gli altri, infatti, potrebbe ritenersi caduto sul campo dell’onore e per la difesa della libertà, se non un sindaco ucciso per aver fatto il proprio dovere sino in fondo a difesa dell’onore e della credibilità delle nostre istituzioni?
Ho tentato più volte in questi dieci anni di ottenere questo riconoscimento dall’Università di Ferrara, ma purtroppo mi è sempre stato risposto che la legge non consente il conferimento di questo riconoscimento in casi come quello di mia mamma. Dopo essere venuto a conoscenza del caso di Dario Capolicchio (e successivamente anche quello di Antonio Megalizzi) ho, quindi, deciso di rivolgermi direttamente a Lei, pregandoLa di accogliere questa mia richiesta e aiutarmi, così, a realizzare il sogno di mia mamma, conscio che il 4 aprile prossimo si recherà a Ferrara per l’inaugurazione dell’anno accademico. Ciò, oltre a significare un grande onore per una fedele e leale servitrice delle nostre Istituzioni, costituirebbe un’ulteriore sconfitta per l’assassino che ha privato me e mia sorella di una madre, mio padre di una moglie e la nostra comunità tutta di una sindaca, come amava definirsi.»
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