Sta diventando un caso, forse anche diplomatico, la storia di Artem Uss, l’imprenditore russo che era stato arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa e che è poi evaso dagli arresti domiciliari a Basiglio, nel Sud Milano.

Uss era stato fermato il 17 ottobre 2022 allo scalo milanese di Malpensa mentre stava per imbarcarsi su un volo per Istanbul, è stato arrestato sulla base di un provvedimento della giustizia statunitense. Negli Usa è accusato di numerosi reati: violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela (contrabbando di petrolio verso Cina e Russia), frode bancaria, riciclaggio e – soprattutto – di contrabbando di tecnologie militari dagli Stati Uniti verso la Russia.

Le accuse e gli elementi a suo carico erano stati giudicati credibili dalla Corte d’Appello di Milano, che aveva esaminato la richiesta di estradizione, ma nelle stesse ore Uss ha rotto il braccialetto elettronico e si è allontanato dall’alloggio dove era ai domiciliari, nella zona di Milano 3. Da qui ha raggiunto il confine di Trieste e poi la Russia, con il sostegno di «amici», probabilmente anche dei servizi segreti (il padre – va ricordato – è governatore di una regione russa).

Le polemiche sulla sua fuga ruotano intorno a possibili negligenze o errori di valutazione, a partire dalla concessione degli arresti domiciliari, alternativi alla custodia cautelare in carcere. In un’audizione al Copasir (che non è pubblica) il governo avrebbe negato ogni responsabilità sulla vicenda, dicendo che anche i servizi segreti non avevano informazioni specifiche. Il quotidiano La Repubblica ha scritto invece che ci sarebbero documenti con cui le autorità Usa avevano avvertito il Ministero della Giustizia italiano della possibilità di fuga di Uss.