Il tempo scandito dai proiettili ma il bersaglio è di carta, al Tiro a segno nazionale di Olgiate Olona non solo uomini
La nostra rubrica settimanale dedicata agli sport minori, in collaborazione con l'Assb di Busto Arsizio, racconta dell'uso di armi da sparo (a fuoco o ad aria compressa) che si pratica nella storica sede di Olgiate Olona
Questa rubrica, in collaborazione con Assb, si chiama “figli di uno sport minore”. Qui non si parla di professionisti dello sport ma di chi dedica passione, tempo e risorse anche economiche per dare a tutti la possibilità di praticare la disciplina che amano. Qui vi raccontiamo perchè lo abbiamo fatto.
Una storia che si fonde con l’Unità d’Italia
Questa settimana abbiamo visitato il Tiro a segno nazionale che si trova in via Unità d’Italia 92 a Olgiate Olona, proprio al confine con Busto Arsizio (una volta qui era Busto Arsizio, poi arrivò il Sempione a fare da spartiacque).
Il Tiro a Segno Nazionale è una delle associazioni sportive più antiche della zona. Inaugurato nel 1883 era solo un campo con tende, poi è nata la struttura che si vede dal Sempione che quest’anno compirà 140 anni di storia. Una storia che affonda le radici nell’Unità d’Italia, come il nome della via suggerisce, e che è legata a doppio filo con la storia del Paese, avendo addestrato all’uso delle armi anche molti soldati della Prima Guerra Mondiale e della Seconda.
Qui si preparano le forze dell’ordine e i privati
Il presidente Massimiliano Grimoldi ci accoglie all’ingresso che è ancora uguale a quello che vedevano gli sparatori dell’0ttocento. Lui spara dal 1974 e ha iniziato a 14 anni: «Una passione che coltivo da quando ero adolescente e che mi è stata trasmessa in famiglia. Abbiamo tra i 400 e i 500 iscritti tra agenti di Polizie locali, guardie giurate di sicurezza, militari, poliziotti e privati».
La sicurezza è un mantra per il Tiro a segno nazionale
Ci introduce nella sala dove si attende il proprio turno, uno spazio con tavoli e panche per fare due chiacchiere in attesa del proprio turno per sparare. L’aria che si respira non ha nulla a che fare con la violenza o la guerra: «Abbiamo regole ben precise che dobbiamo far rispettare perchè qui tutto deve essere fatto in massima sicurezza». Qui nel 2013 un incendio sviluppatosi durante un allenamento di amanti delle armi storiche ad avancarica costò la vita ad un associato. «Da allora – spiega Grimoldi – abbiamo eliminato la possibilità di sparare con quel tipo di armi storiche perchè troppo rischiose».
La stanza delle armi
Il presidente ci fa fare un giro della struttura e ci mostra la stanza delle armi: «Tutto è custodito nella massima sicurezza con porte blindate e cancelli, le armi sono custodite in un vero e proprio caveau. Chiunque entra qui, militari e poliziotti a parte, devono usare le armi che forniamo noi» – spiega.
I corsi per le Forze dell’Ordine
In un’altra stanza incontriamo Michele Milillo, istruttore si occupa dei corsi per le Polizie locali di varie città, mentre sta tenendo le lezioni teoriche a giovani agenti delle Polizie locali di vari comuni della zona: «Questo luogo è di proprietà del demanio militare. Oltre ai corsi per gli agenti e per le guardie giurate, si fanno corsi per poi avere un porto d’armi. Una volta conseguito l’attestato ci si reca nelle sedi di Polizia di Stato o anche dai Carabinieri per concludere il percorso e arrivare al porto d’armi». La gestione è affidata alla Polizia di Stato che garantisce anche lo stato psico-fisico di chi ottiene il permesso di possedere e utilizzare un’arma.
Tutto funziona grazie ai volontari
Tutta l’area è gestita da quindici persone tra dirigenti e volontari e la struttura è aperta al pubblico quattro giorni a settimana. Gli unici a poter accedere senza tessera sono i facenti parte delle forze dell’ordine e i magistrati.
Al di là delle forze dell’ordine o le forze armate quali sono i profili di cittadini che frequentano questo luogo? «Sicuramente chi lo gfa per sport come il nostro campione italiano Roberto Raimondo ma anche bambini dai 10 anni nella zona di sparo ad aria compressa. In Italia i pericoli sono bassi ma da qualche anno tanta gente chiede di imparare a sparare. Abbiamo registrato un aumento del numero di donne che vogliono difendersi» – spiega Grimoldi.
Come si arriva al porto d’armi? Sempre più donne si avvicinano alle armi
Come funziona un corso? «Ci sono 4 ore di teoria e due manuali da studiare. Dopo le prove scritte, se superate, si passa all’area di tiro (o stand di tiro) in cui si devono superare tre prove: pistola 12 metri, carabina a 25 metri, fucile a pompa 25 metri (novità di quest’anno dell’ Unione italiana tiro a segno)» – racconta ancora Grimoldi che registra anche un fenomeno sociale recente e cioè l’aumento del numero di donne che si iscrivono.
Le aree di tiro del Tiro a segno nazionale
Sono due le aree di tiro: «Uno per le armi da fuoco e una per le armi ad aria compressa. In quella per le armi da fuoco si esercitano tutti coloro che devono essere pronti ad usare un’arma mentre in quella ad aria compressa si pratica lo sport ed è aperta dai 10 anni in su. Per i più giovani sono previste prove gratuite con pistola o carabina».
Roberto Raimondo, campione italiano di tiro rapido minirifleRoberto Raimondo, il campione di casa
Poi ci sono i talenti e i campioni come Roberto Raimondo, 31 anni di Cassano Magnago. Inizia a sparare nel 201 ed è attualmente campione nazionale di tiro rapido minirifle (fucili corti), già qualificato per le finali di quest’anno. Laureato in biotecnologie si è appassionato a questo sport seguendo il papà che ora lo segue in tutte le gare: «Precisione, tempo e tecnica sono fondamentali in questo sport. Si cambia posizione ad ogni serie di spari e bisogna completare i target nel minor tempo possibile. Noi facciamo buschi nella carta estremamente costosi» – scherza Raimondo che però prende questa cosa molto sul serio allenandosi con regolarità e mettendoci del proprio per partecipare alle gare.
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