Hanno azzoppato il Masterplan. Ma lo sviluppo di Malpensa passa da Cargo city
L'analisi della Camera di Commercio di Varese sui rischi per il sistema imprenditoriale e per il mercato del lavoro determinati dalla scelta del ministero di consentire l'ampliamento dell'area cargo solo nel sedime interno all'aeroporto
Per ogni milione di euro di fatturato generato nel settore cargo dallo scalo della Brughiera, il sistema Paese ne produce 280 I dati sono eclatanti: oggi, la Cargo City di Malpensa attiva occupazione per 25mila addetti nel sistema lombardo e per ogni milione di euro di fatturato crea valore per 70 a livello regionale e 280 sul piano nazionale.
«Alla luce anche di queste cifre – sottolinea il presidente di Camera di Commercio Varese, Mauro Vitiello –, ci sorprende la decisione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di “azzoppare” il Masterplan Malpensa, consentendo nell’approvazione la possibilità di un ampliamento dell’area Cargo nelle sole aree del sedime interno. Chi esulta per questo tipo di esito, forse, non si rende conto che ottenere in cambio un territorio economicamente desertificato è una magra consolazione: l’avevano capito anche i sindaci del CUV, storicamente strenui difensori delle loro comunità e in questo caso sostenitori dell’ampliamento dell’aeroporto. È bene sottolineare come il concetto di sostenibilità passi attraverso non solo parametri ambientali e di qualità dell’aria o del territorio, ma anche e soprattutto l’abitabilità da parte delle persone. E per questo, occorre un sano sviluppo economico che consenta la crescita e il ripopolamento del territorio a 360 gradi».
Entrando nel dettaglio dell’analisi, appare chiaro come uno sviluppo del settore cargo sia imprescindibile per mantenere adeguato il servizio offerto dall’aeroporto di Malpensa nel campo della logistica sia a livello nazionale, sia a livello locale. Il suo mancato sviluppo, come determinato dalla scelta di “azzoppare” il Masterplan, produrrebbe un danno rilevante per il comparto manifatturiero non solo varesino, ma dell’intero Nord-Italia.
«Una volta che la Cargo City di Malpensa – riprende Vitiello – dovesse raggiungere la saturazione operativa, si determinerebbero due forme di perdita di competitività per il sistema produttivo ad alta innovazione e ad elevata vocazione all’export presente nell’area padana: le imprese che continuassero a fare riferimento a Malpensa, subirebbero ritardi medi nel time to market di lungo raggio pari a 2/3 giorni; inoltre, quelle che decidessero di indirizzare le loro merci verso altri hub aerei nord-europei, tramite trasferimento su tir, non solo causerebbero dei danni ambientali, ma subirebbero anche un incremento di costi logistici pari al 10-15%».
Quanto ai dati macroeconomici, le 743 mila tonnellate di merci transitate da Malpensa nel 2021, con la previsione di oltre 1 milione nel 2035, hanno generato un impatto economico per un valore di circa 43 miliardi (+0,7 in più rispetto al 2019), che corrispondono a circa il 5% dell’intero commercio estero italiano. Inoltre, l’analisi comparativa tra la realizzazione della Cargo City con vincoli operativi legati alla mancata approvazione del Masterplan e quella senza ci consente di affermare che l’impatto socio-economico nel medio termine vedrebbe, in cinque anni, un mancato valore per il sistema lombardo pari a 4 miliardi di euro e quasi 3mila opportunità di lavoro in meno. «La forza del sistema Varese – conclude Vitiello – è di saper sempre reagire alle avversità: la Valutazione d’Impatto Ambientale non esclude del tutto la possibilità di un potenziamento del Cargo all’interno di Malpensa; certo, indirizza verso soluzioni, tra quelle individuate da SEA, meno performanti ed efficienti, ma vanno percorse per assicurare allo scalo la crescita che gli compete. Camera di Commercio è disponibile, per quanto le compete, a dare il massimo supporto per uno sviluppo di questo tipo».
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