Pedopornografia, il Tribunale di Busto Arsizio ha condannato a 10 anni un 50enne di Sumirago
Adescava le giovanissime vittime (tra i 12 e i 14 anni) sui social e poi passava allo scambio di foto e video con whatsapp. La pm Gentilini aveva chiesto 12 anni e 8 mesi
La pm Francesca Gentilini ha chiesto una pena esemplare per Giovanni Garbin, il 50enne di Sumirago a processo per adescamento, produzione e adescamento di materiale pedopornografico davanti al collegio giudicante del Tribunale di Busto Arsizio presieduto da Giuseppe Fazio (Cristina Ceffa e Veronica Giacoia a latere). Per l’accusa l’uomo deve scontare 13 anni e 8 mesi di carcere oltre a pagare 38 mila euro di multa.
Le accuse sono molto circostanziate, documentate grazie alla tracce lasciate dal suo operato sui suoi dispositivi e su quelli delle due parti civili costituite (avvocati Jacopo Arturi Anna Margherita Armandola) e consistono in un adescamento via social di numerose ragazze minorenni (oltre la decina) tra i 12 e i 14 anni, alcune con problemi psichici come le due in questione, attraverso un falso profilo che lo mostrava come un giovane ragazzo di bell’aspetto.
Dopo i primi approcci conditi da complimenti chiedeva il il numero di telefono e passava su Whatsapp dove le conversazioni diventavano spinte, condite da richieste di foto delle giovani che in diversi casi hanno inviato all’uomo immagini hot (da qui l’accusa di produzione di materiale pedoporonografico).
La perizia psichiatrica eseguita dal professor Marco Lagazzi, incaricato dal tribunale, ha stabilito che il sumiraghese è sano di mente e lo era anche al momento dei fatti.
I legali di Garbin (Laghi e Calogero) hanno puntato la loro difesa anche sulla perizia di parte, presentata da un loro consulente, che giudicava Garbin parzialmente incapace e hanno cercato di far passare il messaggio che quanto accaduto è anche frutto di un cambiamento dei costumi tra i giovani e giovanissimi che oggi vivono vite parallele sui social network: «In fondo se dietro quel falso profilo ci fosse stato davvero un ragazzo di 17 anni oggi non saremmo qui a processo» – ha detto.
Lo stesso Garbin ha voluto parlare prima della chiusura della fase istruttoria chiedendo scusa alle vittime e alle famiglie per i danni che ha provocato e spiegando il percorso fatto fino ad oggi in carcere, insieme ad uno psichiatra.
Alla fine i giudici, dopo circa 6 ore di camera di consiglio, hanno deciso di condannarlo a 10 anni e 8 mesi di reclusione oltre al pagamento di 62 mila euro di multa, interdizione perpetua dalla tutela, curatela e amministrazione di sostegno, interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalle professioni scolastiche e di istruzione.
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