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Piogge e temporali non colmano il deficit idrico della siccità

Per capire la situazione dell'acqua oggi bisogna fare due ragionamenti distinti, uno sulle precipitazioni e un altro sui tempi di ricarica dei falde, sorgenti, fiumi e laghi. Ne abbiamo parlato con Paolo Valisa, meteorologo del centro Geofisico Prealpino

Porto Ceresio, temporale - foto di Riccardo Mantegazza

Per capire come le piogge e i temporali che da maggio hanno ricominciato a scaricare acqua su tutto il nord Italia e sul Varesotto in particolare si devono seguire due discorsi paralleli: quello meramente aritmetico e quello che riguarda i tempi di ricarica dei sistemi idrologici. Per farlo ne abbiamo parlato con Paolo Valisa, meteorologo del centro Geofisico Prealpino.

Il deficit idrico rimane

«Maggio è stato un mese particolarmente piovoso -spiega Valisa-. Già normalmente è il periodo più piovoso dell’anno ma questo 2023 ha visto precipitazioni del 25% sopra la media». Grazie a questo «abbiamo sicuramente recuperato ma considerando che i mesi di gennaio, febbraio e marzo sono stati praticamente asciutti non abbiamo ancora colmato quel gap». I dati aggiornati al 31 maggio mostrano infatti come da inizio anno comunque manchino ancora piogge per 197 millimetri, che si vanno a sommare ai 750 mm di mancate precipitazioni del 2022. Il mese di giugno con i suoi temporali quasi quotidiani è rimasto nella scia di maggio e -prendendo ad esempio la stazione di Varese- nelle prime due settimane ha permesso di accumulare 78 mm di pioggia rispetto ad una media mensile di 147, quindi rimanendo nella norma.

«Andando a fare le somme quindi il deficit idrico rimane ancora molto marcato con quasi 950 millimetri di precipitazioni mancanti -continua Paolo Valisa- ma in realtà oggi possiamo dire che la situazione è molto più ottimistica perchè, oltre all’aritmetica, dobbiamo fare un ragionamento sui sistemi idrologici e sui loro tempi di ricarica».

I sistemi idrologici della Provincia di Varese

«Un mese di pioggia non può recuperare un anno di siccità a livello di cumulate di precipitazioni -continua il meteorologo- ma noi dobbiamo guardare anche ai tempi di ricarica dei vari sistemi che nel Varesotto possiamo dividere in tre diversi gruppi». Per prima cosa ci sono quelli molto superficiali: fiumi, laghi, terreni. «Questi sistemi hanno tempi di ricarica di settimane e quindi basta davvero poco per dimenticare lunghi periodi di siccità. E noi oggi già lo vediamo con i laghi che sono tornati a riempirsi, i fiumi ingrossati e i boschi rinverditi». Poi ci sono i sistemi carsici delle nostre montagne per i quali si ragiona in tempi di recupero di diversi mesi. «Montagne come il Campo dei Fiori o il San Martino sono una specie di spugna che accumula e rilascia acqua in tempi relativamente lunghi. Questi sistemi contengono grandi quantità d’acqua e lo abbiamo visto bene l’anno scorso quando sono stati strategici perchè con le loro fonti hanno fornito acqua anche agli acquedotti per le città. Ma essendo grandi serbatoi però anche i tempi di recupero sono lunghi, dai sei mesi all’anno almeno».

Ci sono infine i sistemi profondi. «Parliamo essenzialmente delle falde acquifere della pianura. Si tratta di fonti d’acqua che sono molto meno sensibili alle variazioni di piovosità all’esterno e che infatti l’anno scorso hanno fornito acqua senza sostanziali problemi. In questi casi però anche i tempi di ricarica si fanno decisamente più lunghi e dobbiamo ragionare nell’arco di anni o anche di decenni».

La tendenza per il 2023

Vedendo quello che è successo prevalentemente nelle ultime 6 settimane e le perturbazioni già annunciate «possiamo essere abbastanza ottimisti per questa stagione estiva», dice Valisa. «Il Lago Maggiore è molto alto anche grazie alle scelte fatte sui rilasci dalla Diga della Miorina, sull’allagamento delle risaie e su tutta la gestione dei canali di irrigazione. Questo ci permette di avere una scorta idrica importante, poi tutto dipenderà da come sarà estate, con le sue temperature e le sue precipitazioni». Il meteorologo già qualche tempo fa aveva spiegato come uno dei rischi principali per i prossimi anni non sarà la siccità ma sarà collegato all’aumento delle temperature.

“La siccità è un problema contingente, quello che deve preoccupare è l’innalzamento delle temperature”

Il cambiamento delle precipitazioni

Ma le piogge e i temporali che ci stanno colpendo -ultimi solo in ordine di tempo la gradinata di Vedano Olona o i 25 millimetri di pioggia caduti in 10 minuti a Caronno Varesino– sono diversi e più intensi rispetto al passato? La risposta non è così semplice. «Ciò che possiamo dire è che sono sicuramente in aumento i fenomeni durante i quali cade il 10% della pioggia normalmente previsto nel corso dell’anno» ma fare altri ragionamenti è complicato, anche per difficoltà nel confronto dei dati. «Negli anni ’60 le registrazioni venivano fatte a mano e quindi i dati che abbiamo sono solo sulle 24 ore. Poi dagli anni ’80 iniziamo ad avere dati più puntuali ma che per problemi di memoria di quei computer sono calibrati sulla mezzora. Solo dal 2012 abbiamo stazioni meteo che registrano dati ogni 10 minuti».

Quindi se fare un’analisi di questo tipo è difficile sicuramente i dati degli ultimi anni fotografano dei record di precipitazioni molto intensi. Per il Varesotto il fenomeno più intenso mai registrato è a Brusimpiano con 28 millimetri di pioggia in 10 minuti, poi ci sono i 26 millimetri caduti a Cuvio il 25 luglio 2021 e gli altrettanti a Ganna il 28 agosto 2020 e infine quello registrato lo scorso weekend a Caronno Varesino.

Tra Caronno Varesino e Castronno il record di pioggia: 25 millimetri in 10 minuti

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it
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Pubblicato il 15 Giugno 2023
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