30.000 posti di lavoro vacanti nel turismo: “Cuochi, baristi e bagnini sono introvabili”
L'Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro stima come nell'estate 2023 saranno oltre 30.000 le figure mancanti al settore turistico. Migliaia di posti liberi anche nel settore agricolo e nell'industria dolciaria
L’estate 2023 sarà ricordata per le presenze in Italia di turisti provenienti da tutto il mondo, ma anche per le “assenze” di cuochi, camerieri, bagnini e pasticceri. Ne sta facendo le spese soprattutto il settore del Turismo, in particolare l’HO.RE.CA (Hotel, ristoranti, catering), che proprio in queste settimane implementa i propri organici per far fronte ai picchi di domanda di questi mesi. È quanto emerge dalla ricerca realizzata da ASSOSOMM, Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca CENSIS.
Top 10 introvabili nel Turismo
Assosomm stima che nell’estate 2023 saranno oltre 30.000 le figure mancanti al settore turistico, e questa è la TOP10 delle posizioni aperte in tutta Italia in ordine di “introvabilità”: Al 1° posto (43% delle selezioni nel comparto) troviamo i “Cuochi e aiuto cuochi”. Sul 2° gradino del podio degli “introvabili” (41%) troviamo “Baristi e addetti alla caffetteria” seguiti al 3° posto (secondo il 39%) gli “Addetti alla mensa”. Quarti “Camerieri e runner” (38%), seguono quinti i “Lavapiatti” (35%). Al 6° posto (34%) “Receptionist e autisti”. Al 7° (33%) troviamo i “Bagnini”, ma svettano al primo posto di tutte le aziende turistiche del “Comparto Mare”, poiché sono in assoluto la figura impossibile da trovare a tutte le latitudini del Belpaese. 8° posto tra gli “introvabili” (con il 30%) i “Pasticceri”; mentre “barman e barlady” si collocano al 9° posto (27%). Chiudono al 10° posto (26%) i “Sommelier”.
Frutta e Verdura: Top10 degli introvabili
Altro fronte sguarnito in estate è quello degli stagionali per la raccolta di frutta e verdura un po’ in tutta Italia. A questi si aggiungono gli addetti dell’industria dolciaria che, proprio in estate, cominciano le fasi legati alle lavorazioni natalizie. Ecco, quindi, alcune stime di ASSOSOMM per i più importanti prodotti del settore ortofrutticolo. Patate: si ricercano 1.400 addetti alla cernita e al confezionamento; ciliegie e pesche: si ricercano 20.000 addetti alla cernita e al confezionamento pesche. Capitolo a parte per l’uva: si cercano sin da ora almeno 10.000 addetti per la vendemmia, che comincerà in alcune Regioni già a fine luglio. Fragole: ricercano 1.200 addetti al confezionamento; meloni, si cercano 800 addetti alla cernita e al confezionamento. Particolarmente fiorente, infine, l’industria dolciaria in Piemonte, dove, per il distretto delle nocciole e del cacao, si ricercano almeno 1.000 persone in ambito produttivo e oltre 500 panificatori nei laboratori industriali.
Una carenza che viene da lontano
Secondo quanto riporta la ricerca Censis, il numero di posti vacanti in Italia è in costante aumento già dal 2016. Fino a quella data, e per un decennio, il numero di posti vacanti era rimasto sotto l’1%, dopodiché è andato continuamente aumentando (a eccezione degli anni della Pandemia) ed oggi è più che raddoppiato, essendo aumentato del 160%. Siamo così passati dallo 0,9% al 2,4% in 7 anni. Tutto questo vuol dire che, ogni 100 posti di lavoro disponibili, 2,4 non sono assegnati. Se solo si tornasse a 7 anni fa (l’1% è fisiologico e anche salutare), ci sarebbe lavoro per circa 4 milioni di persone. Quindi il tema della carenza di lavoratori è un problema di lungo periodo, che riguarda un po’ tutti i settori. La stagionalità pesa, ma relativamente: circa 0,3 punti percentuali sono legati ai picchi di lavoro, gli altri 2/2,1 sono ormai strutturali.
Il fenomeno attraversa un po’ tutti i settori, ma alcuni in modo particolare in termini di incremento maggiore in questi 7 anni, a parte il settore estrattivo e delle cave, in cui i posti vacanti sono aumentati del 330%, il settore delle costruzioni è in forte affanno +325% passando da 0,8 al 3,3 (complici i bonus ristrutturazione) e quello del commercio vero e proprio, +150%. La gestione dei rifiuti +220%, settore che prima conosceva la piena occupabilità, ma che ora cerca lavoratori e non li trova. In termini assoluti, vale a dire quelli che ad oggi hanno il maggior numero di posti di lavoro “non assegnati” (ma che magari non partivano da una situazione di piena assegnazione), abbiamo ancora le costruzioni con 3 posti vuoti ogni 100, ma il vero spazio inoccupato è nel settore della ristorazione e accoglienza, quasi 4 ogni 100 (3,9%). E incredibilmente anche l’intrattenimento (bagnini, operatori di discoteche, attività con i minori), dove mancano all’appello 3 lavoratori ogni 100 chiamate.
“Il calo in questione è troppo forte per avere una sola causa e sarebbe troppo facile parlare solo di una cultura del lavoro, specie tra i giovani, poco adattabile. Non bisogna, per esempio, dimenticare l’aspetto demografico – conclude Rosario Rasizza, Presidente ASSOSOMM: i giovani sono numericamente meno, in 20 anni abbiamo perso 1/3 dei giovani che si affacciano al mercato del lavoro, per cui un lavoro che prima poteva essere offerto a 100 giovani, oggi ha solo 66 potenziali lavoratori”.
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