Un nuovo ospedale per Busto Arsizio e Gallarate è necessario e non più rimandabile
L'opinione di un cittadino di Busto Arsizio sulla questione spinosa del nuovo ospedale a Beata Giuliana, che andrà a sostituire i presidi esistenti: "Oltre i masterplan e i progetti ci sono uomini e donne che non ce la fanno più"
Gentile direttore,
l’ospedale di Busto Arsizio, è il caso una volta tanto di utilizzare la seguente espressione a ragion veduta, è sempre stato un’eccellenza. Maggioranza e parte dell’opposizione, ieri hanno votato schierandosi pro nuovo Ospedale, nonostante gli strali lanciati mesi scorsi dagli oppositori politici per i quali tutto era da mettere in discussione, tutto da rifare, tutto da chiarire.
Ieri come d’incanto compatti, solidi e uniti a votare perché i lavori si facciano. Solo una minoranza di astenuti la cui posizione è imbarazzante: dopo oltre sette anni non sa ancora se essere a favore del grande progetto o contraria!
Transeat.
Queste le questioni di “palazzo”, ma i dottori, gli infermieri e tutto il personale dell’attuale ospedale (quello vecchio per intenderci) vorrebbero oggi stesso turni di lavoro sostenibili, i pazienti desidererebbero tempi di attesa accettabili ancor più se si ha a che fare con malattie gravi o gravissime.
Parlando e vivendo l’ambiente ospedaliero per alcuni miei cari ricoverati, ho riscoperto l’ospedale di sempre formato da persone accoglienti, attente, competenti, ma sempre di corsa e sempre pochissimi. Come può fare il proprio mestiere un infermiere se deve compilare pagine e pagine al computer sui medicinali da somministrare a ogni paziente? Poco tempo gli rimane per conoscere de visu il malato, per scambiare due parole che sarebbero da ascrivere nei farmaci tanto sono benefici gli effetti e permettono di vivere meglio il momento difficile.
E poi si consideri che i letti diminuiscono, le ore di lavoro e i ricoveri aumentano con soste prolungate in astanteria. Ho provato a contare 7 barelle nel corridoio del pronto soccorso, da aggiungersi a tutti quelli inseriti in camerette. Luoghi congestionati di pazienti e personale di corsa da una parte a un’altra sempre a fare una cosa e con la testa già da un’altra parte.
Non bisogna essere il sindaco e neanche il dg dell’Asst per conoscere questo stato di cose, chi è entrato in ospedale ha toccato con mano la realtà. Non può continuare così anche perché la Svizzera non è neanche troppo lontana.
Ogni settimana da Locarno arrivano richieste di medici e infermieri con turni umani, stipendi da favola, il triplo, qualità della vita decisamente migliore. Qualcuno ha scelto la Svizzera, molti di più hanno optato per le cliniche private e il nostro ospedale, che riceve un numero sempre maggiore di pazienti (anche da quando alcuni reparti dell’Ospedale di Gallarate hanno chiuso), ha meno operatori di sette anni fa, cioè da quando è iniziato il progetto del nuovo ospedale.
A Busto Arsizio tutto è obbligatoriamente fatto di corsa con le poche forze a disposizione e il Pronto Soccorso a volte è letteralmente assediato da decine di utenti con le problematiche più svariate. A rispondere da un problema cardiovascolare a una lussazione, da un glaucoma alla saturazione bassa del sangue, da una frattura scomposta a un principio di soffocamento, c’è sempre e solo un medico per dodici ore a dispetto di quello che venne sancito nel 1912 nel regno d’Italia in cui per la prima volta un regolamento fissava a otto le ore di lavoro giornaliere.
Diciamo con fermezza che non è più possibile, se mai lo fosse stato, lavorare dalle 7.00 alle 19.00 e dalle 19.00 alle 7.00: lucidità, professionalità, cortesia e tenuta sono fortemente compromesse e l’utente è colui che ne fa le spese. Soprattutto se in un giorno capitano diversi codici rossi o arancioni.
In attesa di quello nuovo, per sei anni vivremo ancora con il nostro Ospedale, quello voluto da Biagio Bellotti, da Giuseppe Candiani: come farà il personale sanitario a tenere duro, curando e intervenendo con la concentrazione e la professionalità del caso?
Si continua a percorrere la strada dei gettonisti, molto costosi, che intervengono in base ai turni da coprire e scelgono loro giorno e orario. Strada inevitabile per chi vuole fare una famiglia o vivere un po’ le relazioni sociali. Lo status quo è l’esito dei tagli esiziali e improvvidi alla sanità, per cui le richieste del personale medico devono essere le stesse, ma con meno sovvenzioni economiche e meno personale.
La politica che ieri ha votato all’unanimità deve necessariamente sintonizzarsi con il direttore generale dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido, per aiutare medici, infermieri, operatori sanitari a esercitare il loro compito e la loro competenza senza che si sentano condannati al capestro.
Perché tra i metaprogetti e il progetto, i masterplan e le intenzioni sul nuovo ospedale, scorre la vita di uomini e donne che lavorano quotidianamente con professionalità e senza risparmiarsi in una girandola di turni al limite della tenuta psicofisica che deve rispondere sempre di più a un’utenza in aumento.
Che la politica allora accompagni e sostenga la transizione ospedaliera dal vecchio al nuovo ricordando che per decenni Busto Arsizio ha avuto un ospedale eccellente e necessariamente deve averlo ancora per sei anni per fugare ostacoli d’ordine economico e sociale per tutelare la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (art. 32 della Costituzione).
Tito Olivato
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