“Hitler? Io su quella montagna ci ho visto un iguana”. Le assurde scuse di Attolini dopo il post sui social
L'esponente bustese di Fratelli d'Italia ha affidato ad alcuni vocali whatsapp inviati a Varesenews la sua difesa dopo l'imbarazzante caso della foto col profilo di Hitler sui social network: "Ognuno può vederci qualcosa di diverso"
Dopo la pubblicazione sui social dell’immagine di un paesaggio di montagna che ricordava la figura di Adolf Hitler, l’esponente bustese di Fratelli d’Italia Francesco Attolini ha voluto esprimere il suo pensiero sulla vicenda che, tra l’altro, gli è costata il demansionamento dal ruolo di commissario di Fratelli d’Italia a Samarate da parte del segretario provinciale Andrea Pellicini. Di seguito le sue dichiarazioni inviate tramite alcuni vocali whatsapp a Varesenews.
La foto di Hitler? «Ma assolutamente no. Uno può vederci quello che vuole. C’è chi vede l’iguana, l’euro, Charlie Chaplin. Capisco il Pd che se la prende con me perchè do fastidio ma io sono stato chiamato ad Agesp Energia per far quadrare i conti. Dopo questi chiarimenti mi aspetto delle scuse e valuterò col mio avvocato se quanto è stato fatto può avere delle conseguenze penali».
Nel secondo messaggio se la prende con la stampa di sinistra e sostiene di non sapere nulla del conflitto tra Israele e Palestina: «I giornali di sinistra hanno massacrato per giorni la povera bambina della pubblicità della pesca perchè in quello spot ci si poteva vedere quello che si voleva. Ammetto la mia ignoranza in tante cose, soprattutto sulla vicenda della guerra tra Israele e Palestina ma l’accostamento al giorno dell’attacco non c’entra niente. Ci manca solo che mi associno a qualche servizio segreto».
Poi torna a difendere la pubblicazione di quella foto: «Quella foto ha catturato quasi 30 like e tutte le persone che hanno messo like non sono naziste ma ci hanno visto quello che volevano. Addirittura una mia cara amica ha messo super».
la foto postata da AttoliniIl quarto messaggio è indirizzato al suo segretario provinciale: «La scelta di Pellicini di togliermi il commissariamento di Samarate è stata saggia. Quella città sta andando al voto e non era il caso turbare questo momento. Non sono nè fascista e nè nazista. Questa è un’accusa assurda che respingo».
Infine la citazione di Almirante per chiudere, alla sua maniera, la questione: «Come disse Giorgio Almirante, a cui ho dedicato la sede, disse una frase che sento mia. Chiunque sia nato dopo il ’45 non può definirsi fascista. Io sono nato nel 1977».
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