Nella piazzetta di Cuggiono spunta un cagnolino gigante
Opera dell'artista friulano Giulio Masieri, è nato per abbellire una piccola piazza tra le corti del centro storico: un'opera da scoprire, dietro a cui c'è un progetto comunitario
Va cercato con un po’ di attenzione, perché non è su una via di transito, ma quasi nascosto tra le corti agricole del paese: è una bella scoperta, trovare il nuovo murale di Cuggiono, un “cagnolino gigante” dipinto sul muro cieco di una casa da Giulio Masieri, street artist specializzato – per così dire – proprio nella realizzazione di murales che raffigurano animali in grandi dimensioni.
Attivo soprattutto in Friuli, ferrarese di nascita ma oggi trapiantato a Pordenone, realizza le opere con effetto trompe-l’oeil, così che gatti, asini o volpi sembrano “uscire” dai muri e protendersi realmente verso la pubblica via, i cortili, le piazze.
Il grande murale di Cuggiono, iniziato il 16 ottobre, è stato realizzato in Largo Europa, una piazzetta nel cuore del centro storico del paese, circondata da vecchie corti oltre che dal più moderno edificio delle poste. Un progetto avviato grazie al sempre dinamico Ecoistituto della Valle del Ticino, che a Cuggiono anima tante iniziative diverse: «Abbiamo viso in un servizio televisivo l’opera di Masieri e ci è subito venuta l’idea di realizzare qualcosa qui» dice Oreste Magni, dell’Ecoistituto.
«Il cane un animale che suscita subito simpatia, ha una sua immediatezza» racconta Masieri, che a Cuggiono ha lavorato per una settimana, in dialogo anche con gli abitanti. «Mentre lavori sul murale si crea una curiosità da parte delle persone che passano, si scambia qualche parola. Ma alla sera venivo anche invitato a cena dalle famiglie».
Gatti, asini e farfalle: il “bestiario” di Masieri
Masieri ha iniziato a dipingere gli animali dopo il primo lockdown del Covid-19, nel 2020: ha preso ispirazione dalla ricomparsa degli animali nelle città deserte, ha immaginato una loro presenza quotidiana, li ha portati sui muri in grandi dimensioni. «I primi li ho realizzati di tasca mia. Era un momento di difficoltà un po’ per tutti e anche il cane era un po’ un simbolo, era anche una delle poche occasioni che le persone avevano per uscire di casa per qualche minuto».
Dall’intuizione durante il lockdown è nato un “bestiario” che a volte propone la simpatia immediata di un cane o di un asino, in altri il fascino più ambiguo di un rapace notturno o quello delle api che non sono mai sole, il silenzio enigmatico di un pesce rosso. Opere frutto di un lungo studio e dell’evoluzione di una pratica che – in venticinque anni – è passata anche da Mosca, Parigi, Londra, la Crimea, l’Asia centrale.
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Gli animali nati dal lockdown sono sparsi per la pianura friulana, con una particolare concentrazione nel quartiere Torre di Pordenone: il simbolo è il murale di un cane, ribattezzato E(t)Tore, con un gioco di parole che sottolinea il legame con il rione dove il cagnolone ha trovato casa.
Dopo le prime opere realizzate per sé, Masieri ne ha realizzate altre, accomunate da un elemento: «Sono tutte opere fatte per essere viste da fuori, anche quelle chieste da privati. Sono murales per il popolo, per tutti. E questo le differenzia dalle opere commissionate dai ricchi, che restano chiuse in luoghi non visibili e a volte finiscono cancellate in poco tempo, perché chi le ha chieste si è stufato. Il murale visibile in strada invece crea sempre curiosità ed è bello che ci sia chi decide di mettere la parete di casa sua per regalare arte in modo gratuito».
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