Omicidio di Turbigo, il pm chiede l’ergastolo: «Uccise per difendere l’amico che picchiava la moglie»
Per il pm Rigels Gjinaj ha ucciso volontariamente Emanuel Rroku la sera del 16 settembre 2022 davanti ad un bar di via Allea. Per il difesore fu eccesso di legittima difesa
Per Gjinaj Rigels il pubblico ministero Ciro Caramore (foto) ha chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per almeno 12 mesi. Il massimo della pena prevista dall’ordinamento italiano, secondo l’accusa, è la pena congrua per l’omicidio di Emanuel Rroku, il connazionale albanese ucciso con un colpo di pistola alla gola che si è consumato la sera del 16 settembre 2022 davanti ad un bar di via Allea a Turbigo, durante una rissa.
Il processo è ormai giunto alle battute finali e il pm, nella sua requisitoria, ha ricostruito quanto avvenuto quella sera sulla base dei riscontri, delle indagini e della perizia balistica richiesta dalla stessa presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, Rossella Ferrazzi. «Rigels Gjinaj è intervenuto a difesa di un suo conoscente (ci sono le numerose chiamate tra i due a confermarlo, ndr) che stava picchiando la moglie davanti a tutti. Emmanuel, che stava festeggiando un compleanno con amici e parenti, è intervenuto per fermare quell’uomo intento a maltrattare la moglie. Gjinaj è arrivato a bordo della sua auto e ha fatto il cow boy sostenendo che nessuno avrebbe dovuto toccare il suo amico, subito dopo ha tirato fuori una pistola e ha sparato almeno un colpo a terra. Quando Emmanuel ha cercato di disarmarlo ne ha sparato almeno uno che ha trapassato il collo del ragazzo da una distanza che, come dice la perizia, è compresa tra i 25 e i 45 cm. Ha sparato per uccidere». Dell’imputato Caramore fa una disamina impietosa sottolineando la sua caratura criminale di «capo di un gruppo di spacciatori» già noto «per altri reati di sangue anche nel suo paese d’origine» il quale si era procurato «clandestinamente una pistola». Per il pm c’è la volontarietà nell’uccidere, c’è l’aggravante dei futili motivi e l’esclusione delle attenuanti generiche.
Particolarmente accorate, invece, le conclusioni del difensore Antonio Buondonno: «Quella sera il mio assistito è stato picchiato selvaggiamente per almeno 15 minuti dal gruppo della povera vittima. Era intervenuto per fare da paciere e non aveva nessuna intenzione di uccidere. Se avesse avuto quell’intenzione non avrebbe sparato prima un colpo a terra con l’intento di fermare il pestaggio del suo amico. Se ha sparato è stato per difendersi mentre in diversi di loro erano sopra di lui a prenderlo a calci. A parere di questa difesa si è trattato di eccesso colposo di legittima difesa, in subordine omicidio praeterintenzionale. Chiediamo l’esclusione dei futili motivi e l’applicazione dell’attenuante della provocazione».
C’è poi da dirimere la questione della giustizia riparativa chiesta dalla difesa. Vero è che l’imputato, nelle dichiarazioni spontanee ad inizio udienza, ha chiesto scusa ai parenti della vittima (durante la requisitoria del pm erano presenti i genitori e i fratelli di Emanuel Rroku, ndr) ma per il pm questa richiesta (prevista dalla riforma Cartabia e concessa per la prima volta proprio a Busto Arsizio all’omicida di Carol Maltesi) va supportata da un reale percorso del reo verso un cambio di vita: «Una delle prime cose fatte da Gjinaj in carcere è stata quella di picchiare un altro detenuto e per questo è stato trasferito. Inoltre andrebbe valutata anche la volontà dei famigliari di parlare con l’uomo che ha ucciso il loro caro. Senza questi presupposti parliamo di un enunciato privo di senso».
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