A Ferno e Samarate si commemorano i “Cinque martiri”, i partigiani trucidati il 5 gennaio 1945
Oltre alla cerimonia ufficiale e al corteo è previsto anche un momento culturale, con uno spettacolo teatrale alla Alleanza Cooperativa San Martino
Ferno e Samarate non dimenticano il sacrificio dei “Cinque martiri”, i cinque partigiani uccisi in combattimento o trucidati dopo che si erano arresi, la mattina del 5 gennaio 1945.
Anche quest’anno nei due paesi ci sarà la commemorazione ufficiale dei cinque giovani uccisi dai fascisti, ma anche un evento di carattere culturale, proposto dalla Alleanza Cooperativa di Ferno.
La cerimonia ufficiale in ricordo dell’eccidio si terrà sabato 6 gennaio 2024.
Primo appuntamento dalle ore 8:45 a Verghera di Samarate, con la deposizione di una corona di alloro al monumento al cimitero della frazione (dove viveva Nino Locarno, vicecomandante del gruppo di partigiani).
Alle ore 9.30 in via Garibaldi 29-33 a Ferno ritrovo del corteo al monumento per il comandante “Fagno”, da lì si andrà al monumento ai Cinque Martiri di fianco alla scuola primaria.
Alle 10.15 in Sala consiliare, sempre a Ferno, intervento delle autorità, del CCR di Ferno, con orazione di Davide Di Giuseppe dell’Ani di Varese.
“Il rispetto della Resistenza è riconoscere la natura antifascista della Costituzione che alimenta la legalità; è conservare il ricordo di un passato che si traduce nel rispetto quotidiano del mondo e delle persone”.
Lo spettacolo teatrale a Ferno
La proposta culturale della Coop San Martino, in collaborazione con Anpi Varese, Ferno, Lonate Pozzolo, Samarate e Verghera, Spi Cgil Varese, si terrà venerdì 5 gennaio: l’attore genovese Marco Rinaldi proporrà il suo spettacolo teatrale “Stelle d’aprile – Racconti Partigiani”.
Appuntamento alle 21.15, al salone della cooperativa in via Mazzini 16 a Ferno.
Ferno, 5 gennaio 1945
I cinque giovani partigiani vittime di quel 5 gennaio erano Silvano Fantin, Nino Locarno, Claudio Magnoli, Dante Pozzi e Paolo Salemi.
Per lo più originari della zona, dall’autunno erano inquadrati nella “Prima Brigata Lombarda”, una formazione che si muoveva tra la zona intorno a Malpensa e il Novarese, a ridosso del fiume Ticino. La brigata era guidata dal fernese Antonio Jelmini “Fagno”, mentre Nino Locarno era vicecomandante. La famiglia Locarno, che aveva una osteria a Verghera, forniva un appoggio logistico importante.
La staffetta partigiana Carla, che a vent’anni rischiò la fucilazione e per 75 anni ha raccontato
In quel duro periodo invernale – con i boschi “nudi” e le difficoltà di trovare cibo – i partigiani erano stati per lo più di base a Mezzomerico in terra piemontese, ma il rastrellamento nel Novarese prima e poi un’operazione a Lonate Pozzolo li avevano riportati nei giorni a cavallo tra 1944 e ’45.
La sera del 5 gennaio il gruppo si era fermato ai margini del paese di Ferno, alla Cascina Brabbia. Era una posizione rischiosa, vicino all’abitato, ma si trovavano dal lato verso la valle del Ticino, che assicurava possibilità di movimento e fuga: in effetti quando furono sorpresi dai fascisti una parte (con il comandante Fagno) riuscì a sganciarsi sparando, m altri cinque rimasero intrappolati, complice anche la neve alta che ostacolava i movimenti.
Si difesero sparando, ma i più vennero uccisi a sangue freddo, quando si erano arresi.
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