Due incendi in un mese, la zona di Busto rifugio di sbandati e prigioniera dell’attesa
Due diversi episodi, in un caso con rischi per occupanti e pompieri, ripropongono il tema della sicurezza nella zona tra il centro e la "area delle Nord". Ci sono progetti in vista, ma l'area è in attesa di rilancio da decenni
Il pavimento è invaso da un tappeto di bottiglie di birra e vino vuote, l’odore dei rifiuti si sente fin dalla strada, attraverso le finestre distrutte. Quando una settimana fa i vigili del fuoco sono entrati per spegnere un incendio (e salvare gli occupanti dell’edificio), si sono ritrovati a muoversi a fatica, quasi affondando negli strati di bottiglie.
Lo scenario è quello dell’ex calzaturificio tra via Dante Alighieri e via Vincenzo Monti, a Busto Arsizio: un “buco nero” che sta in bilico tra il centro città e una periferia abbandonata, quella delle aree intorno alla stazione Nord, in attesa da tre decenni di riqualificazione.
L’incendio del 29 dicembre ha fatto notizia per un giorno, ma il problema non è da sottovalutare: in quell’occasione i vigili del fuoco hanno dovuto operare in situazione di difficoltà, per raggiungere due clochard che si trovavano al piano superiore e che erano rimasti intrappolati dal fumo e dalle fiamme al piano terra, alimentate da un deposito di rifiuti che è ormai decennale, frutto della “frequentazione” illegale da parte di diverse persone.
Senzatetto che cercano rifugio ma anche frequentatori occasionali, probabilmente con problemi di tossicodipendenze, a giudicare dalla quantità di siringhe che qua e là si trovano nell’ampio edificio. L’abbandono è totale, con cumuli di rifiuti e persino una stanza adibita a bagno e deposito (senza scarico) delle deiezioni.
Non è l’unico stabile nella zona che è frequentato da senzatetto e persone allo sbando: un mese fa, al 5 dicembre, i vigili del fuoco e la Polizia Locale sono intervenuti anche nello stabile ex Enel di via dei Mille, per un incendio sviluppatosi nei locali seminterrati, rifugio più o meno saltuario di persone senza fissa dimora (va ricordato che in passato l’edificio aveva ospitato un centro di accoglienza straordinario per migranti).
Le finestrelle dell’interrato da cui si è sviluppato l’incendio del 5 dicembre, in via dei MilleTra il centro di Busto e la periferia
Tra i due stabili teatro di incendi c’è una distanza di poco più di duecento metri.
Con un paradosso: da un lato si è a cinque minuti a piedi (letteralmente) dalla centralissima piazza Santa Maria, cuore del centro storico; le forme neoclassiche del Teatro Sociale sanno di centro città, il viale alberato sembra ricordare lo scenario urbano della Busto industriale che fu.
Dall’altro si è già in periferia, fatta di edifici in abbandono e terreni residuali.
La lunga attesa della “area delle Nord”
È l’eterna incompiuta delle “aree della stazione Nord“: zone industriali ed ex aree ferroviarie che attendono ormai da quasi un quarto di secolo un rilancio, anche se ora si spera nelle risorse regionali e nei nuovi progetti collegati. È del 1996 la riapertura della stazione FNM interrata, le operaie da inizio anni Duemila non varcano più le porte del calzaturificio tra via Dante e via Monti.
Là dove le forme eclettiche di una fabbrica marcavano l’angolo tra le due vie (come si vede in una foto di Claudio Argentiero del 2004) da tre lustri almeno ci sono macerie e pannelli di legno, malandati, che dovrebbero impedire (ma ci sono varchi) l’ingresso all’area dismessa, dove crescono alberi spontanei.
Nel vecchio cortile, di fronte alla ex palazzina degli uffici teatro dell’incendio di una settimana fa, c’era un tavolone di legno: chi ha visto da vicino e chi abita in zona dice che veniva usato come “mensa” o per preparare le dosi di eroina.
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