Da bullo a educatore: la storia di Daniel Zaccaro raccontata agli studenti del liceo Tosi di Busto
I ragazzi delle classi seconde dello scientifico hanno incontrato l'autore del libro "Ero un bullo" Andrea Franzoso e hanno affrontato la complessità delle storie che si celano dietro a molti atti violenti e prevaricatori
Daniel Zaccaro è un educatore della comunità Kayros di Milano. È laureato in scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano e dedica le sue giornate ad accogliere i ragazzi. Li accompagna verso un futuro diverso. Lo stesso futuro diverso che ha avuto lui. Alle spalle, infatti, Daniel Zaccari ha un vissuto da bullo, violento e prevaricatore. È stato al Beccaria dopo aver superato il limite ed essere entrato nel mondo delle rapine. Ed è in quel momento che la sua vita è cambiata. L’incontro con il cappellano del carcere minorile Don Claudio Burgio è l’inizio della rinascita per Daniel che entra nella comunità del religioso.
La storia di Daniel Zaccardo, cresciuto a Quarto Oggiaro in un clima famigliare teso e con pochi soldi, è raccontato nel libro “Ero un bullo” di Andrea Franzoso. Questa mattina, gli studenti delle classi seconde del liceo Tosi di Busto Arsizio hanno incontrato l’autore nella sala Tramogge dei Mulini Marzoli.
Dopo la breve introduzione da parte della dirigente Fabiana Ginesi, che ha fortemente voluto l’incontro nella settimana della prevenzione al bullismo, l’autore ha raccontato brevemente la storia dell’ex bullo per poi rispondere alle tante domande dei ragazzi che avevano letto il libro nelle settimane precedenti.
A moderare la mattinata Ginevra studentessa del liceo che ha approfondito con l’autore i diversi temi narrati: dall’educazione, alla delusione, al rapporto genitori-figli, alla cultura, alla stima e alla fiducia, all’amore senza limiti, al perdono. Un invito alla lettura caldeggiata dagli studenti del Liceo Tosi, un modo per vedere le difficoltà educative con uno sguardo diverso, come emerge dal lavoro appassionato di don Claudio Burgio e di molti educatori.
In silenzio e attenti i ragazzi hanno ascoltato Andrea Franzoso e poi hanno gli posto molte domande, mettendo in luce la loro sensibilità per un tema che li tocca da vicino: “Quanto sono importanti per lei le parole?”; “Quanto e’ giusto per lei dare fiducia a chi ha sbagliato tanto ed è finito in carcere”; “Quanto ha influito la fede e la religione nella storia di Daniel, l’incontro con persone di fede?”; “Se Daniel avesse incontrato insegnanti attenti avrebbe potuto cambiare prima? Daniel aveva alcuni insegnanti attenti, adulti credibili, ma non li ha visti. Finche’ ha voluto fare da solo non ha incontrato nessuno”; “Come può un adulto( educatore, genitore, professori) aiutare un ragazzo che sembra non ascoltare?”
La differenza tra essere ascoltati e sostenuti e crescere senza riferimenti è alla base di storie diverse, di percorsi positivi o deludenti, di storie di successo o di violenza. Gli studenti capiscono che nessuno è perduto e che tutti hanno diritto a uno sguardo, a essere visti. Si fa riferimento a una canzone di Leonardo Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”.
Lo stesso autore rivela di essere stato vittima dei bulli da giovane: «Ho capito da grande che chi compie gesti di bullismo è sofferente, è una persona ferita, che ha subito a sua volta ferite e male».
Una storia diversa è sempre possibile.
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