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Esodo e foibe, lo scontro a Vanzaghello tra Eric Gobetti e amministrazione

Lo storico, autore anche del volume "E allora le foibe?", è stato invitato dall'Anpi, in un intervento di un'ora e mezza sulle violenze e la fuga del grosso della comunità italiana da Istria e Dalmazia. Un incontro che ha suscitato la reazione dell'amministrazione che contrappone una "sola e unica verità"

Eric Gobetti

A Vanzaghello interviene lo storico Eric Gobetti, invitato dall’Anpi locale, e l’amministrazione comunale insorge, indicandolo come «giustificazionista» e indicando invece altri relatori come titolati a parlare della «sola ed unica verità» sull’esodo al confine orientale e le foibe.

Gobetti è uno studioso del fascismo e della Jugoslavia, ha pubblicato volumi sull’occupazione italiana nei Balcani e sulla resistenza dei militari italiani in Jugoslavia dopo l’8 settembre, sui nazionalismi contrapposti in Jugoslavia, ma è noto al grande pubblico soprattutto per il libro “E allora le foibe?”, che contesta quello che l’autore considera l’uso politico della Storia per dipingere «un quadro in cui gli italiani non hanno colpe, ma hanno subìto solo violenze da stranieri» (che siano i tedeschi o gli slavi).

A Vanzaghello Gobetti ha detto di voler «offrire una ricostruzione storica degli eventi, non solo sulla base dei miei studi ma anche gli studi di tanti colleghi», intendendo la comunità degli storici. «Una ricostruzione condivisa dai colleghi, almeno nella ricostruzione dei fatti e dei collegamenti tra i vari fatti, dopodiché è logico e giusto che ogni storico interpreti i fatti in maniera diversa».

Uno degli elementi condivisi è che l’esodo e le foibe siano fenomeno legato all’imposizione del nuovo potere totalitario jugoslavo – in quella fase espressione del comunismo di marca staliniana, poi abbandonato da Tito nel 1948 – ma anche frutto delle contrapposizioni etniche create dal nazionalismo e la reazione diffusa, tra popolazione di etnia slava e non solo, ai soprusi del fascismo e alla successiva occupazione dei nazisti che avevano annesso Istria e Dalmazia, sottratte nel 1943 all’Italia (come Trentino e Alto Adige, a differenza del resto della penisola).

Il richiamo alle «più complesse vicende del confine orientale» è anche nel testo della Legge istitutiva del Giorno del Ricordo, ma è forse questo riferimento alla complessità che viene stigmatizzato dall’amministrazione guidata da Arconte Gatti, che imputa a Eric Gobetti «dichiarazioni o scritti che appaiono giustificazionisti o riduzionisti, se non, alcune volte negazionisti riguardo ai terribili fatti che celebriamo proprio in occasione del Giorno del Ricordo».

Il comunicato dell’amministrazione dice che «quella delle foibe, come altri fatti verificatisi nello stesso periodo in Italia, è una vicenda storicamente complessa» e indica come «verità storica» quella sintetizzata in una frase presa da un discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole».

All’intervento di Gobetti l’amministrazione contrappone l’incontro previsto giovedì 15 febbraio con Dario Fertilio, docente universitario, giornalista e scrittore di origine dalmata, e Anna Maria Crasti, esule istriana, vicepresidente del Comitato provinciale di Milano dell’Anvgd-Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Portatori di quella che «la sola ed unica verità che la nostra Nazione celebra».

Se da un lato Gobetti dice che ci sono più letture possibile dei fatti acclarati, se all’opposto l’amministrazione parla di «sola e unica verità, va ricordato che esiste un documento che ha messo d’accordo gli storici sui fatti e le dinamiche: è la “Relazione della Commissione mista storico-culturale italo-slovena”, pubblicata nel 2001, frutto di un lavoro di anni di storici italiani e sloveni. Un documento poco conosciuto ma che è una base seria per ricostruire i fatti del confine orientale. Dove s’incontrano tensioni etniche e ideologiche che hanno sconvolto territori un tempo etnicamente misti, un tema tornato anche nel dibattito nel corso dell’incontro.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 05 Febbraio 2024
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