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In bici sulle tracce dei mapuche e del Che in moto

Terza tappa del viaggio in bici di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi. Con un’altra giornata di incontri con le radio comunitarie

bicicletta argentina

Terza tappa di “la bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti da Cuggiono (anche) sulle tracce degli emigranti che lasciarono la pianura lombarda sulle sponde del Ticino per andare in Argentina.
Il racconto è di Carlo Motta

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La bicicletta argentina, 1 marzo 4 di 9

 

Viernes 1 de marzo. Camping Los radales- San Martin de los Andes; 85 km e 1100 mt di dislivello

Partenza alle 8. Siamo a fine estate ma pare proprio che il freddo non dia importanza ai dettagli; le temperature sono sempre basse ma questa volta ci facciamo trovare preparati e indossiamo vari strati di abbigliamento, la famosa cipolla, praticamente tutto.quello che abbiamo, persino i pantaloni lunghi: furbi eh.

Appena fuori dal campeggio riprendiamo la RN40-ruta de sietes lagos, il vento patagonico non ci da tregua quindi proviamo a cercare calore nella bellezza dei paesaggi che attraversiamo. Ieri abbiamo costeggiato i laghi Nahuel huapi ( il piu grande), Espejo e Correntoso; oggi sfilano, ora a destra ora a sinistra, i laghi Escondido, Villarino, Falkner, Makonico e in ultimo il Lacar. Beh, se li conti sono otto, non so… Il Verde domina in tutte le sue forme e tonalità: erba, pini, larici, essenze locali che non so nominare, acque cristalline e il tutto vira, mischiabfosi in continuazione, dal colore chiaro sino al tono più intenso.

Non mi capita spesso di usare questo termine ma il panorama è veramente mozzafiato! Anche alcune salite sono mozzafiato, soprattutto i drittoni. Dicasi drittoni quelle lunghe salite che non hanno tanto dislivello percentuale ma sono continue ed interminabili: sono peggio dei tornanti. Ci tornerò sopra un’altra volta.

bicicletta argentina

Un’accortezza da adottare quando si fa cicloturismo è quella di non credere mai alle distanza iin chilometri indicate dalla gente locale: lo so, ma ci casco sempre. Questa volta A san martin de los andes mancherebbero 5 km, massimo 6, in realtà saranno più di 25. Lo sai, hai fatto i conti a casa, hai un GPS, una cartina ma come sfuggire ad una bugia così caritatevole. Alcuni cartelli ricordano che siamo nel vasto territorio degli indigeni mapuche.

Arriviamo a San Martin, fine della Ruta de siete lagos, con a sinistra un grande e incantevole specchio d’acqua increspato da onde che hanno la punta bianca perché nel frattempo si era alzato il vento, ovviamente contrario, ma eravamo a fine tappa e per di più in discesa. La cittadina, 30.000 abitanti, è all’interno del parco naturale Lanin ed è veramente carina anche se molto turistica. Nonostante la stagione stia finendo, lunedì 26 febbraio sono ricominciate le scuole, c’è ancora un discreto movimento.

Abbiamo un appuntamento con Laura di Radio Pocahullo , 91.1 in FM, un’altra emittente comunitaria che prende il nome dal torrente che passa a fianco.

La radio, prima associazione e poi cooperativa, è stata fondata 36 anni fa da un gruppo di giovani quando, finita la dittatura dei generali (1983), il paese tornava a sperimentare forme democratiche. Verso la fine degli anni ottanta-inizio ’90, nacquero molte radio comunitarie come strumento di condivisione democratica per dar spazio alle voci dal basso.

Radio Pocahullo da sempre lavora anche per i diritti e la cultura del popolo mapuche, nella sua sede trovano spazio anche altre associazioni cittadine. I mapuche (popolo della terra) erano gli abitanti delle terre del sud del Cile e dell’Argentina: resistettero all’invasione europea sino all’inizio del 1800. Oggi i mapuche rimasti vivono nelle citta mentre una piccola minoranza risiede in piccole comunità tra Argentina e cile, nessuno però, mi spiega oskar, vuole rinunciare alla propria cultura.
Trovate info approfondite qui.

Laura ci mostra orgogliosa gli spazi e le attività della radio e mentre racconta le fatiche ed i successi di 36 anni di militanza le si inumidiscono gli occhi: alla fine coinvolge anche me. Demasiado coracon! Del resto uscire di casa per incontrare il mondo, rifiutarsi di fare conoscenza degli altri attraverso il PC od il telefonino significa anche esporsi.

L’informatica processa e comunica con un sistema binario, si/no, noi siamo, per fortuna, un po’ più complessi e per pensare, imparare, relazionare, amare non ci bastano 1 e 2 . Tutta l’attività della radio viene realizzata su base volontaria, la cooperativa fa parte del forum delle radio comunitarie argentine. Hanno ospitato nei loro studi anche Alberto Granado, che con Ernesto guevara, futuro “el che”, nel 1952 compì un lungo viaggio in moto per l’america latina .

Abbracciata Laura pedaliamo i 300 metri che separano la radio dal museo della Pastera per l’appunto dedicato a Che Guevara.
La pastera era originariamente una stalla che serviva a rifocillare i cavalli di passaggio: il 31 gennaio guevara e granado si fermarono per qualche giorno ospitati dagli operai del parco Lanin nella pastera. Il fatto è raccontato anche nel film “i diari della motocicletta “.

Alla fine degli anni ’90 si voleva radere al suolo la pastera per fare gli uffici della procura navale argentina alcune associazioni ed il sindacato dei lavoratori pubblici (ATE) si opposero, venne definito patrimonio storico culturale e cosi nacque il museo.

Tra una cosa e l’altra si è fatto tardi e qui di decidiamo di concludere qui la tappa.
Oggi vi saluto in mapuche: pewjajeal, che vuol dire ciao; calmi, la pronuncia non è difficile: PEUCAGIAL.
Comunque, come sempre, state in campana.

Pubblicato il 03 Marzo 2024
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