L’Argentina del 2024, tra santi veneti e autisti sovranisti
Tra incontri casuali e programmi che saltano, prosegue la parte andina dell’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti da Cuggiono
Nuova puntata di “la bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti da Cuggiono (anche) sulle tracce degli emigranti che lasciarono la pianura lombarda sulle sponde del Ticino per andare in Argentina.
Il racconto è di Carlo Motta.
Qui tutte le puntate
Sabato 2 marzo San martin-Junin de los andes (poi a Neuquen in bus).
Tratta di tutto relax pochi km (45) e poco il dislivello (400). Sul percorso incontriamo i primi altarini alcuni dedicati alla difunta correa e a san cayetano.
San Gaetano da Thiene, santo del pane e del lavoro, vicino ad una chiesa di sostegno ai poveri. Molti emigranti, vicino al cuore indurito dalla tridtezza e dalla nostalgia, hannob spesso una medaglietta del santo. Il 7 agosto, giorno della ricorrenza, sin dall’alba migliaia di persone si accalcano davanti al santuario e, thermos e la bombilla del.mate in mano, fanno la fila per chiedere il diritto di pan y trabajo! E nell’argentina di oggi dove la povertà coinvolge il 44% della popolazione, dove la disoccupazione galoppa al 24% per molti rimane da sperare in un miracolo o nel nuovo caudillo populista che promette risultati che vanno oltre al miracolo, e intanto taglia diritti e posti di lavoro.
Della difunta correa parleremo quando saremo sulle Ande. Ci hanno detto che a Junin de los andes non possiamo perdere la via cr.histi, un grande parco dove vi sono le enormi statue di Alejandro Santana che fanno convivere gli aspetti sociali con elementi della tradizione religiosa cattolica e di quella mapuche.
Arriviamo a Junin presto con l’idea di visitare le installazioni di santana e incontrare una delle fondatrici (tante donne, bene!) della radio “FM che comunitaria”; purtroppo non riusciremo a fare nessuna delle due cose perché alla stazione degli autobus ci comunicano che non trasportano le bici. Giriamo la cittadina in cerca di alternative, le abbiamo provate tutte e alla fine eravamo quasi in parola per sfruttare un passaggio sul camion di un fruttivendolo. Proviamo a ripassare alla stazione dei bus verso le 17 e becchiamo al volo un bus che sta partendo per la nostra destinazione: sono cambiati autisti e bigliettai e, all’ennesima richiesta, accettano di trasportare noi e bici. Sono veramente gentili, ritardano la partenza di 10 minuti per permetterci di smontare e caricare le biciclette.
Oggi incontro il primo sostenitore di Milei da quando siamo arrivati in Argentina, è un lavoratore della compagnia dei trasporti.
Il bus attraversa un deserto di roccia posto su modesti rilievi ; a volte il terreno spiana e cosi comincia una distesa di cespugli tendenti al giallo, la vegetazione è sempre più secca, ogni tanto qualche piccola macchia di verde stinto e polveroso. Da junin a zapala, 200 km, avremmo incontrato in tutto una decina di case ed una piccola costruzione in legno con l’altisonante nome di parador turistico tal dei tali. Nessun cartello pubblicitario, solo il cielo basso e sereno, senza una nuvola. La strada è molta stretta e diritta ed i saliscendi sono continui.
Arriviamo a Neuquen che soko le 23 e quindi decidiamo di passare la notte nella stazione dei bus; l’indomani alle 7 di mattina parte il bus per mendoza dove potremmo caricare le biciclette. Acquistiamo i biglietti ma le cose andranno diversamente.
Una nota tecnica: questo viaggio prevede alcuni trasferimenti in bus soprattutto perché, dato le dimensioni dell’Argentina sarebbe servito un altro mese.
pewjajeal
Un caro saluto e state in campana.
Carlino
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