Sotto la pioggia verso la “tedesca” Villa General Belgrano
Il viaggio argentino riserva una tappa impegnativa a Enzo Bernasconi e Carlo Motta, alla prese con un meteo cattivo
Prosegue il viaggio di “la bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti da Cuggiono (anche) sulle tracce degli emigranti che lasciarono la pianura lombarda sulle sponde del Ticino per andare in Argentina.
Il racconto è di Carlo Motta.
Qui tutte le puntate
Viernes 15 de marzo
Rio de los souces- Villa General Belgrano.
88 i chilometri fatto e 850 i metri saliti.
Deluso dal mancato rispetto degli accordi astrologici delle predizioni meteo di ieri oggi non guardo neppure fuori dalla finestra. Comunque cielo coperto, copertissimo e piove, accidenti. I primi 15 km passeranno tra un cantiere stradale e l’altro poi riprende l’asfalto sino alla fine.
Cominciano le montagne, ci stiamo avvicinando ad alta gracia, e i saliscendi si incattiviscono. Se poi tieni conto che le salite non capitano mai da sole ma una tira l’altra e che la pioggia non smette la tappa si fa impegnativa.
Costeggiamo l’altro lato del lago artificiale che abbiamo affiancato ieri: i posti sono carini, non fosse per l’enorme centrale nucleare che lo sormonta.
A Santa Rosa de Calamuchita ne abbiamo ancora e quindi decidiamo di fare gli altri 12 chilometri ed arriviamo a Villa General Belgrano.
Ancor piu che a Bariloche abbiamo l’impressione di essere stati catapultati in un enclave bavarese. L’architettura è quella tipica di un villaggio delle Alpi tedesche, i negozi vendono boccali di birra, abiti tipici di quella zona, ci fanno pure l’oktober fest. I locali si susseguono proponendo cibo tedesco e birra. L’impressione è quella di una grande bolla commerciale, che tristezza.
Il fernet branca, quello originale, quello con l’aquila sull’etichetta, è l’amaro preferito dagli argentini: dopo la birra ed il vino è il terzo alcolico più consumato nel paese. La ditta milanese da oltre un secolo esporta ettolitri del famoso amaro alle erbe. Nella zona di cordoba pare ne facciano un grande uso soprattutto come aperitivo aggiungendo all’amaro della coca cola, brrr.
Terminata la cena Enzo chiede un fernet e dimentico delle dimensioni argentine gli portano un bicchiere da tavola per metà pieno del famigerato liquore alle erbe: da farci il bagno.
Rimanendo sull’alimentazione. Una pietanza che non manca mai nei menù è “la milanesa” ovvero la bistecca impanata: un vero e proprio piatto nazionale non ufficiale.
Viene proposta sia dalle bancarelle più improbabili lungo la strada che dai ristoranti di lusso; normalmente si tratta di carne bovina, più raramente di pollo. Abbiamo trovato anche la proposta di “milanesa alla napoletana” ma abbiamo preferito non approfondire.
E, tra un ballo bavarese, quello per soli uomini, dove si tirano grosse mancate sulle cosce e una sfilza di boccali di birra in ceramica, appaiati in vetrina alle tazze per il mate, andiamo verso il dovuto riposo.
Un caro saluto e anche passando dal Tirolo è sempre bene stare in campana.
Carlino
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