Fatture false per evadere l’Iva: altri 500 mila euro sequestrati dalla Finanza di Varese
La seconda tranches di valori colpiti dal sequestro preventivo e legati ad un'indagine su sospette forniture di carburante di una ditta del Gallaratese. Pari a circa 2,7 milioni l’imposta sul valore aggiunto complessivamente evasa
Ammonta ad altri 500 mila euro fra valori e immobili l’importo del sequestro preventivo disposto dalla Procura di Busto Arsizio e legato ad un’indagine emersa nello scorso autunno su una serie di fatture false valse la denuncia ad un imprenditore attivo nella vendita di idrocarburi da trazione attiva nel Gallaratese.
L’uomo ha 82 anni ed è titolare di una società di capitali, e i finanzieri della Guardia di Finanza di Varese hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio, per un valore pari a circa 1,5 milioni euro, nei confronti di una società della provincia operante nel settore della commercializzazione di carburanti, già colpita lo scorso settembre da analogo provvedimento per oltre 1,2 milioni di euro.
Fatture fantasma per la frode milionaria, sequestro e indagini della Finanza di Varese
Le indagini delle Fiamme Gialle, partite da una verifica fiscale avviata dal Nucleo di polizia economico-
finanziaria di Varese nel 2022 ed in seguito coordinate dalla Procura della Repubblica bustocca, hanno portato all’individuazione di un articolato meccanismo di frode, attuato mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 6,7 milioni di euro, realizzato, anche con il coinvolgimento di società le cosiddette cartiere, con il fine di evadere l’IVA e, dunque, con la prospettiva di applicare prezzi più bassi sul mercato, danneggiando gli imprenditori onesti.
Pari a circa 2,7 milioni l’IVA complessivamente evasa, costituente il profitto illecito della frode fiscale posta in essere, ricorrendo a centinaia di fatture false negli anni dal 2017 al 2020, dal legale rappresentante della società, ritenuto responsabile del delitto di dichiarazione fraudolenta, punito con la reclusione da 4 a 8 anni e con la confisca, in caso di condanna, del profitto del reato o dei beni di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente a tale profitto (cd. sequestro per equivalente).
Ed è proprio partendo da tale assunto che il Giudice ha emesso il provvedimento cautelare con il quale ha disposto il sequestro preventivo diretto e per equivalente di una somma pari all’IVA evasa, da eseguirsi nei confronti della società e, dal momento che la stessa si è rivelata incapiente, nei confronti del suo amministratore.
Cosicché, dopo un primo sequestro di poco più di 1,2 milioni di euro depositati sui conti societari, operato alla fine dell’estate scorsa, è stato eseguito un secondo sequestro che ha riguardato ulteriore denaro presente nelle casse della società nonché la quota di proprietà di due immobili, di un’autovettura e di un motociclo intestati al suo legale rappresentate, per un valore complessivo di oltre 500 mila euro.
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