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Il baseball Usa dalla campagna lombarda: Cuggiono celebra i campioni “emigranti”

Erano figli di lavoratori partiti da una zona povera, che cercarono fortuna nel Missouri. Tra loro il campione Yogi Berra e un nome famoso nei fumetti: Joe Garagiola

Cuggiono generiche generico

La chiesa parrocchiale in mattoni rossi, affacciata su Marconi Avenue a Saint Louis in Missouri, è dedicata a Sant’Ambrogio, Saint Ambrose. Un riferimento che forse oggi non è più così immediato a chi abita nel quartiere di The hill, ma che in Lombardia è chiarissimo: quella intitolazione ricorda il legame che esiste tra la città di Saint Louis e la provincia tutto intorno a Milano, terra di origine di molti emigranti.

Il 16 giugno prossimo in un parco di Cuggiono, nelle campagne tra Milano e il fiume Ticino, verrà inaugurato un monumento particolare: un pannello di 18 metri per tre, gigantesco, che ricorderà quattro campioni del baseball in Usa. Figli dell’emigrazione a Saint Louis dalla zona di Cuggiono.

«Tra loro il più grande è sicuramente Yogi Berra» racconta Oreste Magni, dell’Ecoistituto della Valle del Ticino, un’associazione dal multiforme impegno, che da tempo si dedica anche tramandare la memoria storica del territorio.
Il nome ufficiale di “Yogi” era Lawrence Peter Berra, nato statunitense – venne al mondo a St. Louis –  il 12 maggio 1925.

I suoi genitori, Pietro e Paolina Longoni, erano entrambi di Malvaglio, un paesino ancora più piccolo, a pochi chilometri da Cuggiono: «A cavallo tra il XIX e XX secolo, il mandamento di Cuggiono, una delle circoscrizioni amministrative che componevano le province del Regno d’Italia, conobbe una enorme migrazione verso le Americhe» spiega Ernesto Milani, uno storico delle emigrazioni dalla Lombardia occidentale, che ha contribuito anche a riannodare i legami tra i discendenti degli emigranti dalla zona del Ticino e l’Italia di oggi. Tra migliaia di emigranti c’erano anche i genitori di futuri giocatori di baseball.

Yogi Berra e Joe Garagiola: tra tv e fumetti, due nomi nell’immaginario americano

La passione di “Yogi” Berra per il baseball iniziò per strada, come usava allora: Elizabeth Street, nel cuore del quartiere The hill, divenne teatro delle prime partite, insieme al vicino di casa di poco più giovane,  Joe Garagiola, nato nel 1926 da Giovanni e Angela Garavaglia, entrambi nativi di Inveruno.

Il nome di Joe Garagiola forse dice qualcosa anche a chi non è appassionato di baseball: ricorre infatti in diverse strisce dei “Peanuts”, il fumetto con Charlie Brown e i suoi amici. Negli anni in cui Charles M. Schultz disegnava quelle vignette, Joe Garagiola aveva già lasciato il “diamante”: dal campo di baseball era passato alla veste di commentatore tv.

Nonostante le buone premesse, Garagiola non ebbe una grande carriera sportiva (era un buon catcher, ma un cattivo battitore), però il suo ruolo da commentatore lo ha reso una figura importante nel mondo del baseball, parte dell’immaginario americano del Dopoguerra.

Parabola simile e insieme diversa dal suo concittadino e vicino di casa “Yogi” Berra, che fu ottimo giocatore (2120 partite giocate, prevalentemente con gli Yankees di New York dal 1946 al 1964) e poi grande dirigente, con una propensione a estrarre dal cilindro aforismi divenuti celebri, un po’ come Vujadin Boskov nel calcio italiano. Il suo “Non è finita finché non è finita” è un vecchio adagio considerato ancora valido del mondo del baseball.
Insomma: due figure entrate nella storia dello sport più americano di tutti.

Al di là di due volti più noti – Yogi Berra e Joe Garagiola – il territorio del Mandamento di Cuggiono diede indirettamente i natali anche ad altri due giocatori: Frank Angelo Joseph Crespi era figlio di Luigi, partito proprio da Cuggiono nel 1906, direzione Saint Louis (la madre era di un altro paesino lombardo, Marnate in valle Olona). Erano invece di Buscate i genitori di James Peter Pisoni, nato nel 1929.

Ai quattro giocatori di baseball (due di loro erano ancora vivi) il consiglio comunale di Cuggiono aveva già concesso le cittadinanza onoraria nel 2015.

L’integrazione difficile e lo sport come emancipazione

Joe Garagiola è stato l’ultimo dei quattro ad andarsene, nel 2016. Con loro se n’è andata l’ultima generazione che aveva memoria diretta dell’emigrazione, per quanto tutti e quattro fossero nati in Usa. Oggi il quartiere di The hill è diventato una zona con un certo potenziale turistico, «tra le poche, vere little Italy rimaste», dice ancora Oreste Magni.

Tra bandiere italiane sui lampioni, tour del vino e delle case storiche, corse ciclistiche e feste di carnevale, la realtà di The hill oggi sembra un po’ aver rimosso gli anni in cui il quartiere – come tutti i quartieri poveri degli emigranti – era considerato malfamato e dedito al crimine, compresa la produzione e lo smercio dell’alcol illegale durante il proibizionismo.

«La nostra integrazione in Nord America fu lenta e difficile, ma trovò gradualmente spazio anche attraverso lo sport, soprattutto nel baseball, nel quale alcuni ragazzi, figli dei nostri emigrati, divennero indiscussi campioni» si legge sul grande pannello che sarà svelato a Cuggiono il 16 giugno.

L’integrazione e il riscatto delle comunità di migranti non è un percorso lineare e a volte (o spesso) passa anche dallo sport, che poteva diventare fonte di guadagno o essere semplicemente un modo per divertirsi, fuori dal lavoro, un modo per essere ragazzi e non solo lavoratori in fabbrica o nei cantieri o nei campi.
Valeva ieri per i ragazzi italoamericani che giocavano a baseball a The hill, vale oggi per tanti giovani figli di migranti, “seconda generazione”, che calcano i campi da calcio in Italia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 21 Maggio 2024
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