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15 luglio 1964: si leva in volo il Siai Marchetti Sf-260, “la Ferrari dei cieli”

Progettato da Stelio Frati, per decenni ha formato piloti dell'Aeronautica Militare, ma anche delle compagnie aeree civili. Elegante in cielo, si è fatto valere anche come aereo acrobatico. Un velivolo umile nella funzione principale, ma entrato nel mito

SF-260

Ha formato generazioni di piloti, solcato i cieli in evoluzioni acrobatiche, divertito piloti di mezzo mondo. Una storia ormai lunga quella del Siai Marchetti Sf-260, portato in volo per la prima volta il 15 luglio 1964.

Progettato da Stelio Frati e battezzato in origine F250 (dalla potenza del motore), fu poi acquisito e modificato dalla Siai Marchetti,  sotto la guida dell’ingegner Alessandro Brena.

Nel 1976 l’Aeronautica Militare Italiana acquistò 45 esemplari della versione SF-260AM, appositamente realizzata per equipaggiare la Scuola Volo Basico, il primo livello di formazione dei piloti militari. Che siano stati poi destinati a volare sugli F-104 o sugli EFA, sui C-130 o sui Tornado, centinaia di piloti hanno iniziato proprio con gli Sf-260, sperimentando qui le prime emozioni del volo su una macchina la cui eleganza era immediata.

Il parco macchine del 70° Stormo è stato poi rinnovato nel 2005 con la nuova versione SF-260EA, dotata di una moderna avionica, cabina più confortevole e in grado di semplificare le operazioni di manutenzione, ormai prodotta non più dalla Siai Marchetti ma dalla Aermacchi, che da metà anni Novanta aveva ereditato i progetti dell’azienda di Sesto Calende.

SF-260

Altre aeronautiche nel mondo hanno usato il piccolo velivolo Siai Marchetti, acquisito come addestratore o anche come velivolo da attacco al suolo, in particolare nelle Filippine e in Nordafrica e Africa Sahariana, dove le azioni di guerra costarono alla Libia la perdita di alcuni esemplari nel conflitto con il Ciad. Altri finirono in Rhodesia, acquistati da mercanti in violazione dell’embargo.

L’SF-260 ha assicurato l’addestramento basico anche per tante altre realtà, in particolare Alitalia – che ha acquisito sette esemplari tra 1980 e 1989 – e la belga Sabena.

SF-260
Floro Finistauri, pilota sperimentatore Siai, davanti ad uno dei sette Sf-260 Alitalia, alla consegna a Malpensa (dal sito AZ Fleet.info).

Le sue doti di affidabilità sono pari a quelle acrobatiche, che hanno fatto sì che equipaggiasse la pattuglia civile italiana Alpi Eagles, attiva dal 1981 al 1990 con cinque velivoli, e soprattutto la pattuglia acrobatica  – ancora attiva – dei “Red Devils” della Componente Aerea delle Forze Armate Belghe. Il Belgio, tra Sabena e aeronautica, è stato il mercato più fortunato fuori dall’Italia per l’SF-260. Altra pattuglia civile è stata quella dei Bretiling Devils.

Un aereo entrato nel mito, che a suo modo ha ottenuto anche omaggi più o meno noti negli anni.
L’SF-260 è comparso persino nell’unico telefilm italiano dedicato all’Aeronautica Militare, prodotto non originalissimo ma che nelle scene del volo dava lustro all’eleganza dell’Sf-260 così come dell’Mbb-339 prodotto a Venegono, sempre in provincia di Varese, “la provincia con le ali”.
Nel 2012 è entrato nella collezione del museo di Vigna di Valle, che racconta la storia dell’aeronautica militare in Italia.
Proprio per il sessantesimo la Hangar Italy, azienda di Sesto Calende che realizza tributi al mondo del volo, ha deciso di realizzare un orologio automatico in due varianti, singolarmente limitate (60 pezzi ciascuna versione “Tonneau” e altrettanti “Looping”).

SF-260

Tar momenti più iconici – per usare aggettivo che piace molto oggi – c’è il volo ideato per celebrare il 50º anniversario della “Crociera aerea del Decennale” del 1933 che aveva visto impegnati i Siai-Marchetti S.55X: il 3 luglio 1983, al termine della MAV – Manifestazione Aerea di Vergiate – decollarono da Vergiate nove SF-260C che con un volo di 8mila km raggiunsero il Nordamerica in cinque tappe, terminando a Chicago.

I velivoli erano in parte destinati a clienti d’oltreoceano. Il capo formazione era il comandante Floro Finistauri (pilota sperimentatore Siai), poi deceduto bell’estate successiva al celebre air show di Oshkosh.

SF-260

Di quella trasvolata in monomotore rimane una immagine particolarmente potente, con gli Sf-260 impegnati nella rotta polare con scali in Islanda, Groenlandia e Terranova. Ulteriore dimostrazione dell’affidabilità del robusto, agile ed elegante Sf-260.

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Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 15 Luglio 2024
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