Lisbona, Sarajevo e le altre: le capitali che hanno bisogno di treni diretti per un trasporto sostenibile
Sono cinque (più una) le capitali europei che si possono raggiungere in aereo ma non in treno, se non con molte difficoltà. Uno studio di Greenpeace accende il focus su un'Europa più sostenibile dal punto di vista dei trasporti
Isolate per posizione geografica, ma a volte anche per ragioni politiche. Sono cinque (più una) le capitali europee prive di collegamenti diretti con il resto d’Europa.
Una sfida da cui ripartire, citata da un report di Greenpeace Central and Eastern Europe, un’analisi sui collegamenti ferroviari diretti tra 45 principali città europee, con l’obbiettivo di valutare come si può intervenire per potenziare le connessioni con il mezzo meno impattante dal punto di vista ambientale, il treno.
Quali sono le capitali europee senza treni a lunga percorrenza?
C’è Atene, culla della civiltà europea occidentale, che paga una crisi ventennale del trasporto pubblico, ma c’è anche Lisbona, la capitale del Portogallo che ha una rete interna moderna ma da sempre ha limitate connessioni con la vicina Spagna. Al capo opposto d’Europa c’è Tallinn, la principale città dell’Estonia, quasi al confine con il gigante russo.
Poi c’è il “blocco balcanico”, dove la disgregazione della Jugoslavia – ormai trent’anni fa – ha progressivamente peggiorato le connessioni ferroviarie: così una città di grande fascino (e negli ultimi anni di crescente interesse turistico) come Sarajevo resta senza treni diretti, dopo la cancellazione dei collegamenti verso Zagabria e la Croazia, vittime anche delle tensioni tra le due “metà” della Bosnia-Erzegovina, la federazione croato-musulmana e la Republika Srpska (solo dieci anni fa erano due i treni internazionali verso la Croazia).
Condizioni geografiche sfavorevoli e attriti con la Grecia hanno invece isolato Skopje, capitale della Macedonia.
Infine c’è Pristina, la capitale del Kosovo, uno Stato riconosciuto solo da una parte della comunità internazionale. E tra i Paesi che non riconoscono lo Stato – prevalentemente albanese, per etnia – c’è in particolare la Serbia, dove arrivano le rotaie dal Kosovo. Rotaie desolatamente vuote, percorse solo da treni merci.
Sono state invece escluse dalla lista delle capitali Helsinki e Tirana, per l’isolamento delle due reti (anche se la capitale finlandese aveva fino a pochi anni fa un collegamento verso San Pietroburgo).
Potenziale inespresso sulle ferrovie d’Europa
Quello delle cinque (più una) capitali completamente isolate è il caso più eclatante.
Ma solo il 12% delle 990 rotte analizzate in tutta Europa sono servite da treni diretti. Esistono 305 rotte dove sarebbe possibile attivare collegamenti diretti utilizzando i binari esistenti, ma attualmente non servite.
Anche le città con il maggior numero di collegamenti, come Vienna, Monaco e Berlino, hanno un significativo potenziale inespresso per ulteriori collegamenti diretti. Ad esempio, Vienna potrebbe avere dodici ulteriori collegamenti, Monaco quattordici, così come Berlino.
In alcuni Paesi il potenziale inespresso è notevole e ancora una volta un esempio negativo viene dai Balcani: la Serbia ha un solo valico aperto – quello verso Budapest che richiede ben tre cambi, a Novi Sad e Subotica in territorio serbo e Szeged in Ungheria.
Per lavori impegnativi o per problemi finanziari sono invece interrotti altri valichi verso la Romania occidentale e verso la Croazia (solo il valico da Novi Sad verso la Croazia dovrebbe riaprire).
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La stazione di Cărpiniș, dove fino a pochi anni fa passava una delle due linee dirette tra Serbia e Romania occidentale
Più facile prendere un aereo che un treno
L’analisi di Greenpeace evidenzia anche una disparità significativa tra i collegamenti ferroviari e quelli aerei: il 69% delle rotte analizzate è servito da voli diretti, riflettendo una politica dei trasporti che ad oggi favorisce il trasporto aereo, nonostante il suo impatto ambientale negativo.
Lisbona è famosa per i suoi tram, ma da anni manca un collegamento veloce su rotaie verso la SpagnaLe richieste di Greenpeace all’Unione Europea
Greenpeace invita l’UE e i governi nazionali a sostenere lo sviluppo dei servizi ferroviari diretti attraverso investimenti nelle infrastrutture e una migliore cooperazione tra le compagnie ferroviarie, al fine di rendere il trasporto ferroviario una scelta più attraente e sostenibile per i cittadini europei.
Per ulteriori dettagli, si può leggere il report completo di Greenpeace qui.
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