Samarate dà l’addio a Enrico Puricelli. “Tutti noi abbiamo perso un amico”
La commozione per un uomo che è stato generoso, politico di parte ma poi da sindaco capace di incarnare l'istituzione in modo umano. "La sua è stata una vita preziosa per i 'piccoli', quelli che avevano bisogno"
Ognuno sceglie chi diventare nella vita, a volte con percorsi tortuosi.
Enrico Puricelli ha scelto di essere una brava persona e poi di essere anche sindaco. «La presenza di tante persone qui sottolinea la riconoscenza verso il ruolo che ha ricoperto Enrico» ha esordito nell’omelia il parroco don Nicola Ippolito., in una chiesa samaratese piena, con la piazza affollata di persone che seguivano la celebrazione.
Sindaco di Samarate fino al giugno scorso, a lungo in politica, nella vita anche commerciante, è stato salutato prima di tutto dalle istituzioni: il sindaco Alessandro Ferrazzi e la sua giunta, gli ex amministratori che erano nel centrodestra di Puricelli fino al giugno. E poi le fasce tricolore tanti sindaci della zona e della provincia, gli amici di militanza nella Lega e il ministro Giancarlo Giorgetti.
«Quella di Enrico è una vita preziosa per i “piccoli”: l’ammalato, l’assetato, lo straniero, quei piccoli che sono stati aiutati» ha continuato nell’omelia don Ippolito. «Enrico non era uomo di grandi progetti, era uomo del fare, si occupava della persona». E ritornando ai giorni del Covid, ha portato un ricordo personale: «Anche io sono stato uno dei “piccoli”: quando nel 2021 facevo fatica a respirare, mi ha fatto accompagnate in ospedale, poi mi ha fatto portare la bombola dell’ossigeno».
Ci sono lacrime e dolore, anche rabbia per una morte per certi versi (nonostante la malattia) inattesa, a pochi giorni dal sessantesimo compleanno. Ma c’è anche la gratitudine e il riconoscimento: «Questa messa vuol essere eucarestia, ringraziamento per questo dono che Enrico è stato ed è ancora per noi». Sull’altare i gonfaloni del Comune e di tante realtà samaratesi, il picchetto dell’associazione marinai (Puricelli ha prestato servizio di leva nei lagunari).
Il sindaco Alessandro Ferrazzi ha ricordato «un avversario politico sincero» ma soprattutto l’uomo: «Tutti noi abbiamo perso un amico: Enrico è stato un uomo capace di ascoltare e confrontarsi, nel rispetto delle opinioni altrui, disponibile e leale, un uomo che ha sempre amato la sua Samarate». La sua voce si è fatta incerta, per l’emozione, nell’ultimo saluto, ricordando «l’abbraccio sincero» alla fine della scorsa campagna elettorale. È stato in quel momento – di fronte ad un uomo che lottava contro la malattia e insieme si faceva più aperto nel fare il bilancio del suo impegno – che in tanti gli hanno riconosciuto il valore umano, l’amore per la sua città. Sicché nessuno oggi può dire che siano parole scontate quelle tributate da amici, avversari vecchi e nuovi, cittadini.
I dipendenti comunali hanno ricordato che «per guidare la macchina comunale non bisogna essere autoritari ma autorevoli» e che con questo approccio Puricelli si è sempre proposto. È salito a parlare con la voce rotta dall’emozione anche Valentino Celotto, “braccio destro”, compagno di militanza, che ha letto il saluto dei coscritti del 1964, «sgomenti» per aver perso un amico visto crescere fin da bambino.
Un richiamo alla dimensione collettiva della vita è venuto anche da don Antonio Giovannini, al precetto dell’I care, mi importa tratto da JFK e da don Milani. Poi l’uscta del feretro sulla piazza affollata e salutato dal picchetto dei “Genieri” di Protezione Civile.
Nel cielo il lancio dei palloncini rosso e neri, come la maglia del Milan poggiata sulla bara. Una delle sue passioni, fuori dalla politica. Una delle sue debolezze, come è stato detto in chiesa, strappando un sorriso affettuoso in un giorno amaro.
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