Francesco de Pinedo: da Sesto Calende in volo su tre oceani
Il 2 settembre 1933 moriva a New York uno dei più grandi aviatori italiani di sempre. Un grande protagonista dell'era degli idrovolanti
Il 2 settembre 1933 moriva a New York uno dei più grandi aviatori italiani di sempre: napoletano di nascita, Francesco De Pinedo rese Sesto Calende ed il Lago Maggiore celebri nel mondo per gli straordinari voli in idrovolante da lì partiti verso Asia, Oceania ed America.
La vicenda umana ed aviatoria di Francesco de Pinedo è poco nota probabilmente perché essa si è compiuta completamente in epoca fascista ed è anzi iniziata, a voler fissare date importanti, nel luglio del 1924, proprio per rilanciare il fascismo in un momento nel quale Mussolini sembrava politicamente ed umanamente spacciato, a seguito dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Ma è sbagliato, diciamolo, condannare all’oblio uno dei più grandi aviatori italiani di ogni tempo, e si vorrebbe proprio dire il più grande, per la sua vicinanza personale al Duce.
Francesco de Pinedo era un aristocratico napoletano, ufficiale di marina classe 1890, pluridecorato nella Prima guerra mondiale, il quale era stato folgorato dalla vista di un aeroplano durante il suo primo viaggio negli USA, quando era un allievo dell’Accademia Militare di Livorno, nel 1908. Da quella esperienza portò a casa una fotografia dell’aereo di Wilbur Wright in volo sopra il porto di New York. Fu così che il giovane rimase folgorato.
Durante la Grande Guerra De Pinedo chiese ed ottenne di essere assegnato ai reparti di aviazione della Marina e non appena costituita la Regia Aeronautica, nel 1923, ottenne il passaggio nella nuova arma, dove fece una carriera folgorante.
Nel ’24 come detto venne organizzata una crociera aerea in Olanda, per mostrare la qualità dei velivoli italiani costruiti sulle rive del Lago Maggiore, presso la ditta SIAI di Sesto Calende.
Con il biplano idrovolante SIAI S16ter “Gennariello” lì costruito (in legno e tela) egli compirà nel 1925 un’impresa memorabile, il volo a tappe da Sesto Calende verso l’Australia e ritorno.
Non contento ed incoraggiato dal Duce, nel 1927, supererà se stesso con la doppia attraversata atlantica verso il Sud e Nord America. De Pinedo fu il primo straniero ad entrare negli Stati Uniti in volo con l’idrovolante S55 “Santa Maria”, anch’esso battezzato in patria direttamente dal parroco di Sesto Calende. Giunse fino a San Diego, in California, sulla sponda del Pacifico. Ritornò poi, non senza seri problemi, passando dal Canada e dalle Azzorre.
Tornato in patria cominciò a diventare un problema per quegli stessi fascisti che, finanziandolo, lo avevano reso celebre. Italo Balbo lo utilizzò nell’organizzazione sia della Crociera del Mediterraneo occidentale (1928) sia di quello orientale (1929). In quest’ultima però, pur essendo De Pinedo giunto ai massimi vertici della Regia Aeronautica, egli venne privato del comando. Come segno di massimo ridimensionamento, venne poi inviato come addetto militare all’ambasciata italiana di Buenos Aires, in Sudamerica. Un’umiliazione.
A seguito di queste vicende egli maturò infine la decisione di lasciare l’Arma aeronautica.
Morì malamente.
Oramai in aperto contrasto con Balbo, che lo aveva sedotto, usato ed abbandonato, nel 1933 De Pinedo tentò un’ultima grande impresa da New York verso Bagdad, nel tentativo di portare oltre i 10mila km il primato mondiale di volo in linea senza scalo. Il regime fascista gli impedì di realizzare l’impresa nei giorni dell’apoteosi di Balbo, quando nell’agosto del ‘33 il gerarca di Ferrara tornò a Roma dalla Crociera del Decennale. Il 2 settembre dunque De Pinedo tentò il decollo verso Bagdad, ma nella fase di rullaggio, al decollo, l’accelerazione del velivolo venne disturbata da supporters troppo invadenti e De Pinedo, per evitarli, finì con lo schiantarsi e morire carbonizzato.
Italo Balbo, che pure come gerarca fascista è meglio conosciuto dai libri di storia, fece una fine simile. Dopo il grande successo della crociera atlantica egli venne a sua volta emarginato da Mussolini, che apparentemente lo promosse relegandolo ad un ruolo secondario in Libia. Morì poi cadendo in volo, perché mitragliato per errore da fuoco amico, poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, nel 1940.
Antonio di Biase
Fonte: dal seminario tenuto sul tema al Politecnico di Torino, il 27 giugno 2024. Il video è stato pubblicato sul web dall’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica (AIDAA).
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