Sandro Mai, il duo del Lago Maggiore in bilico tra nostalgia e spensieratezza
L'intervista al duo del Lago Maggiore formato da Alessandro Masci e Andrea Cometti. "Stiamo lavorando a nuovi brani, sogniamo la collaborazione con Dente e Giovanni Truppi"
Sandro Mai è un giovane cantautore indie pop. Scrive canzoni “ma non ha più niente da dire”. Sogna di diventare una star ma “cade dal palcoscenico in mondovisione”. Non crede nel denaro, nei contratti, nel lavoro, nella politica ma “cerca la felicità nei sentimenti”.
Sandro Mai parla dell’amore e della nostalgia, ripensa al passato e guarda al futuro anche se non sembra saper bene dove andare. Ha un mood retrò che attinge dal cantautorato italiano, ma non disdegna influenze più contemporanee. Ama i vinili ma vive nell’era del digitale, vive in bilico tra illusioni e disillusioni personali. Sandro Mai, nella realtà, non esiste, ma esistono le sue canzoni.
Il progetto discografico è di Alessandro Masci e Andrea Cometti, un originale duo pop del Varesotto che dopo l’esperienza con i Wyns, band indie rock, ha deciso di sperimentare qualcosa di diverso.
A partire dai testi, prima scritti in inglese: «Scrivere in italiano ci ha permesso di farci capire di più dalle persone, era un’esigenza, e ci ha messo nella condizione di doverci esporre di più, è stato un passaggio naturale. Quando si è conclusa l’esperienza con la band non avevamo in mente qualcosa di preciso ma non volevamo smettere con la musica: è nato questo progetto, non sapevamo e non sappiamo dove andrà ma ci piace molto».
L’esordio è nel 2020 con il brano dal titolo emblematico “Quella canzone di merda” dove presentano le peculiarità di un progetto musicale all’apparenza leggero ma con alle spalle una costruzione più profonda.
Pubblicano poi altri singoli (tra i quali segnaliamo “Al Bar” interpretato con artisti e amici come Il Triangolo, Elton Novara, i Gospel, Donno, Ben Belward, Ivan Stray, Smatick e Paolino) raccolti nel loro primo album dal titolo “Esiste ancora la spensieratezza?” . Una domanda che poniamo ai diretti interessati.
Alessandro Masci:«Abbiamo provato a dare una risposta cercandola nelle nostre canzoni, alla fine è nato questo album in cui un po’ di spensieratezza si trova ed è spesso fatta di momenti. Il segreto sta nel far durare quei momenti il più a lungo possibile e la musica ha il potere di farlo».
Parliamo invece della nostalgia, un altro elemento fondamentale delle vostre canzoni.
A.M.: «Non ha una eccezione negativa, siamo noi, è il nostro vissuto, quello che abbiamo sperimentato e che oggi ci porta ad essere quello che siamo. Fa parte di noi ed è quello che abbiamo vissuto nell’arco della nostra vita, ci permette di vedere il noi di una volta e quello che siamo oggi. Per esempio in “Basterebbe” l’andare a fondo assume una connotazione positiva, è un viaggio dentro sé e alla riscoperta di sé. Questa canzone insieme a “Cinque anni” e “A due passi dal mare” è sicuramente tra quelle che consigliamo di ascoltare con maggiore attenzione. Ma anche tutte le altre dobbiamo dire che non sono male, anzi».
Chi è Sandro Mai?
Andrea Cometti: «Il nostro alter ego. È nato tutto per gioco e all’inizio è stato facile nascondersi dietro a questo nome, poi è nata una canzone dietro l’altra. Ci nascondiamo dietro degli occhiali da sole gialli ma la verità è che siamo due persone a cui piace scrivere canzoni e suonare dal vivo. Dopo l’esperienza con la band, la voglia di scrivere e suonare è rimasta intatta e così abbiamo continuato».
Quali sono i vostri riferimenti musicali? Da dove parte la vostra ricerca artistica? Come definireste il vostro genere?
A.C.: «Non siamo mai stati soliti dare etichette o definizioni ai generi. Scrivere canzoni è per noi un processo liberatorio e appagante. Preferiamo concentrarci sulla nostra espressione personale e sulle storie che desideriamo raccontare senza per forza conformarci a etichette di genere specifiche. Detto questo, in tutto quello che creiamo c’è tutto ciò che abbiamo letto, visto, ascoltato, dai più recenti Giovanni Truppi, Dente, i Voina, ma è impossibile non citare maestri come Guccini, Fabizio De Andrè tra gli altri».
In un testo cantante “Passiamo giornate a suonare, canzone che non verranno ascoltate”. Quando vi guardate intorno qual è la vostra percezione della qualità della musica di oggi?
A.C.: «Andiamo verso i quarant’anni e giriamo da diverso tempo grazie alla musica. Quando abbiamo iniziato a suonare esistevano molte più realtà che ti permettevano di salire su un palco e suonare, oggi non è più così. Rispetto alla qualità, è una discorso diverso e parallelo perché oggi puoi cercare e trovare la musica che più ti interessa e che ami, senza doverti fermare per forza alle hit o alle mode del momento».
Per questo album avete lavorato con Marco Ulcigrai (IlTriangolo, bassista de I Ministri ecc) che ne ha curato produzione e mix. Come è stato lavorare con lui?
A.C: «Premetto che ci conosciamo da anni, viviamo nella stessa zona e negli anni abbiamo sempre lavorato insieme e collaborato in diversi progetti artistici. Quando è nato il progetto Sandro Mai la sua presenza è stata molto importante perché è cambiato il nostro approccio, ci ha aiutato a fare le cose in modo più strutturato, in modo professionale. È intervenuto nell’architettura dei brani aiutandoci a trovare una direzione precisa e ha lavorato molto con Ale per le voci».
Cosa sta facendo Sandro Mai in questo periodo?
A.M.: «Siamo in una fase creativa, stiamo lavorando a nuove canzoni, accumuliamo e poi capiamo cosa finalizzare. Possiamo dire che ci sono delle novità perché rispetto al primo album, in questi brani Sandro Mai ha deciso di mettere dei ritornelli. Sembra assurdo dirlo ma sono brani più complessi a livello strutturale ma più semplici per chi li ascolta».
Le collaborazioni che sognate?
A.C: «Dente e Giovanni Truppi. Avevamo scritto anche una canzone dove venivano citati ma poi abbiamo cambiato il testo».
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