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L’arte che fa e lascia il segno: audizione a Roma per presentare la candidatura di Gallarate a Capitale del contemporaneo

Il titolo del progetto è “La cultura del fare, il fare della cultura". Nell'audizione al Ministero della Cultura illustrati investimenti, interventi artistici e momenti per il 2026. Un "inaspettato passaggio a Nord-Ovest"

Generico 21 Oct 2024

Un anno di produzione artistica, in grado di lasciare il segno in città, creare relazioni con un pubblico vasto, incuriosire il pubblico internazionale: Gallarate presenta a Roma, al Ministero della Cultura, il suo progetto per la candidatura a prima Capitale dell’Arte Contemporanea, nel 2026.

“La cultura del fare, il fare della cultura” è il titolo – molto lombardo, agganciato al genius loci – del progetto illustrato davanti alla commissione. Gallarate se la deve vedere con altre quattro finaliste: Carrara, Todi, Pescara e Gibellina. In parte città con una forte vocazione alla contemporaneità (come Gibellina o Pescara), in parte invece città che si reinventano rispetto al loro ruolo di abitati storici (come nel caso di Todi).

La candidatura di Gallarate suona forse insolita, una città di provincia, identificata proprio con l’industria o al limite con la periferia della grande Milano metropolitana: un «inaspettato passaggio a Nord-Ovest», l’ha definita Alessandro Castiglioni, vicedirettore del museo Maga, che è intervenuto al MiC insieme alla direttrice Emma Zanella e al sindaco Andrea Cassani.

«L’ambizione di Gallarate – ha introdotto il sindaco – non è nata sulla base di questo bando ministeriale, ma da una progettualità, un genius loci che affonda le sue radici nel Secondo Dopoguerra», partita dal Premio Gallarate e cresciuta attraverso il Maga ma non solo: la rete oggi comprende quattro teatri, il festival Duemilalibri, la rete (che è insieme festival) Archivi del contemporaneo, il conservatorio.
Una «rete non pensata ad hoc ma già esistente» che diventa appunto «motore della nostra progettualità». Elementi centrali nel progetto, a cui vengono accostati la presenza architettonica di Palazzo Minoletti destinato al recupero nei prossimi anni e il ruolo di nodo di transito, tra Malpensa, Milano e la Svizzera.

gallarate generico

La vocazione territoriale e non solo locale è stata richiamata anche da un video con i contributi di Attilio Fontana e Francesca Caruso, rispettivamente presidente e assessora alla cultura di Regione Lombardia, Marco Magrini presidente della Provincia di Varese, Silvia Pagani direttrice di Confindustria Varese, il direttore del conservatorio Carlo Balzaretti, Luca Missoni direttore di Archivio Missoni, Angelo Crespi direttore di Brera.

Il progetto per Gallarate Capitale dell’Arte Contemporanea

Il titolo del progetto trova poi corrispondenza su cinque azioni parallele nell’arco dell’anno: Fare rete, fare memoria, fare identità, fare mondo, fare impresa.
Viene prevista una «cerimonia inaugurale alla terza settimana di gennaio, appena prima apertura di Olimpiadi» ha spiegato la direttrice Zanella. Un intervento che si pensa di affidare a una «azione performativa per cui siamo in dialogo con Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia» ha aggiunto Castiglioni.

Centrale sarà il ruolo dell’«arte pubblica», in linea con una lunga tradizione sperimentale, passata dalle opere di ZAT nel 2004, ma anche da interventi successivi d’iniziativa del Maga, come quello di Ugo La Pietra, e anche al di fuori del museo, come l’audace altare di Parmiggiani nella basilica di Santa Maria Assunta. Si ipotizzano «sei nuove committenze», comprese opere immateriali e il recupero della “capsula” sull’albero di Loris Cecchini nata per ZAT e la casa fungo di Liliana Moro. E ancora una “Academy Young” per giovani artisti

È stato poi illustrata la progettualità sulla relazione con i diversi pubblici (partendo fin dalle scuole), il ruolo di Archivifuturi – che ha incuriosito la commissione anche nella fase delle domande -, il dialogo con gli spazi dell’aeroporto, anche questo sulla scia delle sperimentazioni già attuate negli anni (esemplificate in video dall’installazione per Missoni Arte e Colore nel 2015 e per le opere site specific alla “Porta di Milano”).
Annunciato anche che per l’occasione della Capitale del Contemporaneo il festival Duemilalibri sarà orientato alla riflessione su visivo e parola.

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Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 25 Ottobre 2024
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