Origgio rende omaggio all’opera di Luciano Minguzzi
È stato uno degli scultori più rappresentativi del Novecento italiano. La mostra "Luciano delle porte" è allestita a Villa Borletti e rimarrà esposta dal 29 settembre al 1 dicembre 2024
Si è aperta domenica 29 settembre a Villa Borletti in Origgio (Varese) una esposizione di scultura dedicata all’opera di Luciano Minguzzi, uno degli scultori più rappresentativi del Novecento italiano.
Nell’osservare la mostra di Minguzzi emergono da subito alcune considerazioni: la grande capacità espressiva dei suoi lavori, la grossa abilità del modellare e uno smisurato equilibrio disegnativo. C’è inoltre un elemento costante nelle opere, la materialità, tutta carnale e primitiva che le condiziona, siano esse figure, siano disegni, siano semplicemente gli studi delle porte basilicali. Ma c’è anche, oltre al sottofondo popolaresco e arcaico, un profondo senso d’umanità, inoltre, la grande abilità del racconto e il saper riflettere attorno agli stilemi della scultura. Così, sotto i nostri occhi sfila via la tradizione romana, l’etrusca e la grande tradizione romanica che arricchisce la storia del vasto territorio romagnolo/emiliano, quindi padano, dove Minguzzi è nato e si è formato.
La sua scultura non si limita ad indagare plasticamente la realtà, fa della realtà la sua priorità espressiva, così che, dal Saltimbanco del 1937 a Omaggio a Gagarin del 1969 e ai successivi, ognuno di noi può percepire una modalità operativa tutta giocata sulla non stabilità della forma, sul gioco visivo dei contrasti di luce e ombra, sul superamento della monumentalità e della staticità, condividendo con Arturo Martini, il grande maestro di tutto il Novecento scultoreo che la scultura così concepita va oltre la frase: “scultura come lingua morta”. Minguzzi, poi, è anche un abile narratore, ecco allora la nascita della Quinta Porta del Duomo di Milano nel 1965 o la Porta del Bene e del Male per San Pietro in Vaticano, nel 1977 o quella per San Fermo Maggiore di Verona nel 1988 o la porta per la chiesa Stella Maris di Porto Cervo nel 1989. Opere in cui il contenuto profano e religioso trovano tutta la loro coerente leggibilità in una espressività sanguigna e popolaresca ma aderente agli argomenti religiosi che la loro storia evoca.
La riflessione sull’antico non è mai una formula, una ripetizione e sperimentazione delle modalità espressive precedenti è solo una sintesi, un linguaggio, calato dentro la profonda realtà dell’esistenza. Sono uomini e donne, animali e figure zoomorfe, ritratti, visti e vissuti nella tragica dimensione della storia umana, sono memorie di un passato bellicoso e drammatico ma anche figure malate dagli effetti d’un progresso tecnologico discutibile. Qui, in villa Borletti, grazie a un percorso espositivo sapientemente organizzato riusciamo a leggere e ad entrare nel complesso e lineare cammino espressivo d’uno degli scultori più rappresentativi del Novecento italiano, inoltre, abbiamo la possibilità di contemplare i legni per la porta del Bene e del Male in Vaticano o il meraviglioso dittico gli “Uomini del Lager”.
La Porta del Bene e del Male è una composizione plastica realizzata a differenti livelli in cui le figure a rilievo del racconto relativo alla tematica del martirio, si stagliano in negativo nello spazio complessivo dell’intero portale, in una modalità espressiva arcaica, primitiva, mai di maniera. Dove la formella che rappresenta “l’Esercito dei Martiri” riprende una esperienza esistenziale dell’autore, l’eccidio compiuto a Casalecchio di Reno nel 1944 dalla ferocia nazifascista e lo fa diventare simbolo di ogni degradante e umiliante forma allusiva al morire legandolo al tema della morte violenta.
Ecco perché sui pannelli dell’intera Porta sono raffigurati i Santi Martiri Vitale e Agricola, Sant’Andrea, i Martiri, la deportazione degli Schiavi, figure umane che a testimonianza del loro credere sono stati uccisi con violenza.
Anche la serie “Uomini” e la successiva “Uomini del Lager” raccontano la tematica della violenza e del morire. Nel mostrarla Minguzzi inventa una scultura che va oltre certe sue modalità operative. Il lavoro è infatti un’opera aperta, di forte plasticità, veicolato attraverso elementi ferrosi recuperati da navi in disarmo e ricomposte con alcune figure bronzee lacerate, corrose, inglobate nell’opera unitariamente. Rimando visivo che ricorda le grandi macchine d’altare medioevali; reliquia civile per un possibile tabernacolo. Le ante ferrose regolari, nel loro chiudersi e aprirsi negano, alla scultura, quel senso di monumentalità che da sempre la connota, è spazio percorribile, abitabile, apribile, può chiudersi e celare immagini, non è più una struttura monolitica. Visivamente poi, le ante rinviano alle pareti lignee, consunte, dei treni ferroviari attraverso i quali venivano deportati uomini, donne e fanciulli nei campi di concentramento nazifascisti durante il secondo conflitto mondiale, in una normalità viziata da un’errata concezione di bene e di male. Un lavoro lontano da ogni narrazione retorica e da ogni banalità descrittiva ma plasticamente netto, definitivo, il cui messaggio civile è tra le più alte testimonianze artistiche di quel terribile e crudele momento della storia.
Sta qui il grande insegnamento della scultura di Minguzzi, essere stata specchio di una umanità dolente, drammatica, sofferente, sia quando è scavata nelle forme da solchi profondi, sia quando le forme, in un modo disarticolato mostrano tutta la loro inquietudine nell’attraversamento della storia, sia negli animali che mai mostrano affettività, compiacenza, perché anch’essi partecipano alle tante consuetudini della vita e al caotico dramma del mondo.
Le opere di Luciano Minguzzi attestano così un autore di profonda e indiscussa umanità e un operare artistico costruito dentro una visione personale del mondo e da una ben definita umanizzazione della storia, opere legate ad una espressività primitiva, arcaica ma vitale e civile, ricca di un appassionato legame alla naturalità dei sentimenti e delle emozioni vissute in prima persona nel non facile percorso del quotidiano vivere.
“LUCIANO delle PORTE”
Luciano Minguzzi – sculture e disegni
29 settembre 2024 1 dicembre 2024
Villa Borletti Origgio (VA)
Per informazioni – 333 6919848
borletti.origgio@gmail.com
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