Quantcast

Arte e cultura per fermare la violenza sulle donne al serale del Verri di Busto Arsizio

Insegnanti e studenti insieme hanno organizzato un momento di riflessione tra teatro, musica e riflessioni per educare ai sentimenti in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Generico 25 Nov 2024

Educare ai sentimenti, questo è uno dei compiti della scuola e questo ha voluto fare il “serale del Verri” con un evento artistico-culturale fatto per gli studenti e con gli studenti in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Dal monologo di Giacomo Bandini “Le mie dita sanno di zucchero” vita di una pasticciera e del suo sogno d’amore interpretato dalla prof.ssa Cecilia Andreasi, alla meravigliosa voce di Marta Aquilino studentessa dell’istituto di Busto Arsizio che ha riempito l’Aula Magna con le parole della canzone “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia accompagnata dalla musica a cura del maestro Simone Olivari e di un alunno della classe seconda Mattia Bovo, alle riflessioni e al dibattito fra studenti e professori, la partecipazione è stata numerosa e sentita.

E’ possibile trattare di un argomento così delicato e di un’urgente importanza anche attraverso l’arte e coinvolgendo gli alunni nelle performance. Le ragazze e i ragazzi, ci raccontano la prof.ssa Giuliana Morelli e la prof.ssa Cecilia Andreasi hanno accettato con gioia ed entusiasmo la proposta di organizzare “tutti insieme” questo evento per ricordare e non dimenticare le donne vittime di una violenza spietata e inaudita. E come gli studenti, allo stesso modo, i Professori hanno dato il loro prezioso contributo alla realizzazione della serata.

Maria De Crescenzo, docente di IRC, ha introdotto la riflessione facendo emergere le domande che sono alla base del vissuto quotidiano e lasciando un approfondimento, sull’importanza del rispetto della donna, a Martina Marra alunna del quinto anno dell’indirizzo socio-sanitario che ha preparato il suo intervento con l’ausilio della Prof.ssa Paola Facchetti docente di Psicologia.

Il dibattito con gli studenti è stato introdotto dai professori Pierluigi Altea e Eleonora Tavolaro, anch’essi insegnanti di psicologia, che hanno fatto emergere, attraverso le domande proposte dagli studenti e dal pubblico, la preoccupazione, il disappunto, il disprezzo verso ogni forma di violenza sulla donna, violenza non solo fisica ma anche psichica perché è proprio dalla  violenza psicologica, che attraverso molteplici manifestazioni quali le offese, le accuse, gli atti denigratori, le minacce, gli insulti, le svalutazioni, le umiliazioni, la limitazione della libertà, il controllo, le proibizioni di frequentare amici e parenti, che inizia l’abuso emotivo e il gioco di potere dell’uomo sulla donna; domande che hanno fatto emergere, soprattutto, l’interrogativo: “che cosa si può fare per contrastare la violenza?”.

“La violenza di genere si può contrastare solo cambiando il paradigma sociale e culturale in cui è radicata” – sottolinea la Professoressa Maria De Crescenzo. Per farlo serve una strategia a lungo termine, che miri a un cambiamento profondo con interventi formativi in ambito famigliare, sul lavoro, negli spazi pubblici e soprattutto rivolti all’educazione nelle scuole. “Ed è anche fondamentale Il sostegno psicologico alle vittime ma anche agli aggressori che possono avere terapie psicologiche e programmi di riabilitazione” – aggiunge Martina Marra.

La Convenzione di Istanbul, primo strumento giuridicamente vincolante che ha riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani, porta il sistema giuridico ad implementare leggi per proteggere le vittime e punire adeguatamente gli aggressori: occorre, davvero, intensificare la cooperazione tra sistema giudiziario, polizia e servizi medico-sanitari, ma anche promuovere politiche sociali attraverso proposte quali ad esempio l’incremento economico derivato dalla diminuzione di assenze dal lavoro causate da violenze domestiche come fanno ad esempio in Inghilterra.

L’allontanamento della vittima dal luogo delle violenze, la sistemazione in un alloggio pubblico o privato, l’affiancamento a dei tutor oltre ad una maggiore possibilità per le donne di lavorare per non perdere la loro indipendenza economica sono misure adottate ormai da diversi Paesi e l’Italia è sicuramente in prima linea grazie alle associazioni, diffuse sul nostro territorio per sostenere ed aiutare le donne vittime di questa violenza che sembra senza fine, e grazie ad una sempre maggiore sensibilizzazione delle amministrazioni comunali che si impegnano, sempre di più, per eliminare la violenza contro le donne.

E le scuole che ruolo devono avere? Quello di educare alla non violenza perché educare significa curare la dimensione emotivo-sentimentale dei ragazzi aiutandoli a passare dalla pulsione all’emozione e dall’emozione al sentimento.
“La mente non si apre se prima non si è aperto il cuore” ed è questo il senso che l’evento del corso serale ha voluto raccontarci in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulla donna. Gli studenti e i docenti del serale hanno aperto i loro cuori quando hanno detto: “Si, noi ci siamo a dire basta alla violenza sulla donne”.

di
Pubblicato il 26 Novembre 2024
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore