Dallo scopino Cucciolo alla radio Cubo: le vetrine di Gallarate diventano un museo diffuso
Oggetti iconici, esposti dai negozianti, a volte anche con una dose di ironia. Una bella idea che ha visto grande risposta sia dai cittadini che hanno prestato oggetti sia dagli esercenti che hanno messo a disposizione lo spazio
C’è chi ha portato il vassoio Alessi e chi lo scopino da bagno, chi la radio Brionvega “a cubo” e chi la classicissima lampada Arco di Castiglioni. Oggetti oggi in mostra nelle vetrine dei negozi di Gallarate, trasformati in un insolito museo diffuso del design.
L’idea è stata lanciata a fine settembre: cento oggetti iconici (per una volta si può usare correttamente la parola), entrati nell’immaginario collettivo italiano e non solo. Cento oggetti da trovare nelle case di Gallarate, per mostrarli a tutta Gallarate, dentro nelle vetrine.
I cittadini della città vicino a Malpensa, sede del museo Maga che ha in corso due mostre sul design, hanno risposto in maniera convinta. E convinta è stata anche l’adesione dei commercianti, che hanno messo anche creatività: «Sono ottantuno i negozianti che hanno risposto alla nostra richiesta» spiega l’architetto Paolo Martinelli, che si è fatto venire l’idea del “museo diffuso”, realizzata insieme a Maga e assessorato al commercio. «Ai negozianti avevamo posto solo un requisito: avere una vetrina con affaccio sulla via, per rendere gli oggetti visibili a tutti» (l’elenco completo delle vetrine è qui).
Quanto agli oggetti “tirati fuori” dalle case, anche qui l’adesione è stata convinta: «Siamo riusciti a trovare ottanta oggetti su cento, anche se poi alcuni li abbiamo doppi o tripli, ad esempio il vassoio Girotondo di Alessi. Il bello è stata la reazione di chi – vista la lista degli oggetti ricercati – diceva: ah, ma io ce l’ho a casa!. Ecco, questo è l’obbiettivo che avevamo: far riconoscere il valore che sta dietro il singolo oggetto, lo studio ergonomico alla base del prodotto, la storia che porta, il valore anche di affermazione sociale che passa da quegli oggetti» continua Martinelli.
I negozianti si sono attivati anche autonomamente e con creatività: la gioielleria Federici, nel centralissimo Corso Italia, ha esposto lo scopino da bagno Cucciolo del 1976, un classico da case moderne degli anni Ottanta, e l’ha fatto affiancando carta igienica, con un tocco molto ironico.
Altri negozianti hanno aggiunto di loro iniziativa altri oggetti al “catalogo”: così in via Manzoni si può trovare una macchina da caffè Rancilio (design Zanuso) in esposizione nella vetrina di Vision Ottica in via Manzoni, mentre nel negozio di elettronica Ferrazzi, in via Torino, c’è esposto un raro televisore Cubo Brionvega Black St201.
La Gioielleria Moglia ha messo invece in vetrina – adatto al periodo – un presepe del designer gallaratese Ambrogio Pozzi.
Fare shopping in centro, andare a prendere un caffè diventa così un percorso nella storia del design, ma ci si può imbattere anche in negozi lonatni dal centro che espongono pezzi di design (le vetrine sono marcate dai “totem” dell’iniziativa, che rendono più visibile l’oggetto. «Portare il museo in città è sempre stata una mia idea: questa iniziativa lo incarna perfettamente. E poi sono convinto che l’iniziativa in sé porta poi la città al museo».
Il lavoro di completamento del catalogo degli oggetti è ancora in corso. «Noi siamo ancora disponibili, se ci sono persone che hanno oggetti particolari da esporre siamo pronti, così come siamo disponibili se ci sono altri negozianti». La scommessa di Martinelli è trovare gli oggetti al numero uno e due del catalogo: una bottiglia originale della Coca Cola del 1915 o il barattolo Coccoina del 1927.
Oggetti banali? «Ma la scommessa è trovarli proprio dell’anno in cui furono introdotti, 1915 e 1927».
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