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Mascherine fake importate da Irene Pivetti a Malpensa, parte il processo ma è subito stop

I legali dell'ex presidente della Camera e degli altri imputati hanno ripresentato il tema dell'incompetenza territoriale sostenendo che si debba spostare il processo a Milano o a Roma. I giudici hanno preso tempo

È iniziato questa mattina a Busto Arsizio il processo per l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, accusata insieme all’imprenditore Luciano Mega, la figlia, il genero e alcuni collaboratori di frode in pubbliche forniture, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio in merito ad una commessa di mascherine da 35 milioni di euro ottenuta dalla Protezione Civile nel 2020, durante la pandemia da Covid.

Secondo il pubblico ministero Ciro Caramore, che ha condotto le indagini, in qualità di vertice della Only Italia logistic la Pivetti avrebbe importato dalla Cina milioni di mascherine (delle quali oggi è stato concesso lo smaltimento) che non avevano nemmeno i requisiti minimi per poterle utilizzare e che, invece, sono in parte finite sui volti di migliaia di medici, volontari, in parte sono state sequestrate (all’aeroporto di Malpensa) e in buona parte non sono mai arrivate. L’affare per la società della Pivetti è stato di 35 milioni di euro ma dei soldi si sarebbe persa ogni traccia in un complesso sistema di trasferimenti di danaro da una società all’altra in giro per il mondo.

L’ex deputata della Repubblica questa mattina era presente in aula e non si è negata ai giornalisti ribadendo la propria estraneità alle accuse che le sono state mosse dagli inquirenti. «Sono totalmente estranea a quanto mi viene contestato. Anzi finalmente inizia il processo così da consentirmi di dimostrare la mia assoluta innocenza. Le mascherine erano in regola, di provenienza extra europea, perché all’epoca in Italia non c’erano dispositivi».

Pivetti ha poi aggiunto: «Mi ritrovo imputata con altre persone che non conosco. Il processo mi permetterà finalmente di scoprire chi sono. Da imprenditrice dico che quando ci si ritrova coinvolti in queste vicende salta tutto. Ho ricostruito la mia vita. Dimostrerò la mia innocenza. La giustizia serve a questo».irene pivetti

Il suo legale Filippo Cocco e l’avvocato di Mega, Vincenzo Lepre, hanno riproposto alla corte presieduta da Rossella Ferrazzi (Daniela Frattini e Marco Montanari a latere) la questione della competenza territoriale del processo: «Per noi questo processo va spostato a Milano o a Roma perchè il reato più grave non è stato commesso in questo territorio» – hanno sostenuto ripercorrendo sia i dubbi inizialmente espressi dal Gip che rigettò le misure di custodia cautelare sostenendo che se ne sarebbero dovuti occupare i giudici di Roma. Successivamente il ricorso al Riesame del pm venne dichiarato inammissibile e il fascicolo è, dunque, finito nelle mani del Gup Giorgetti di Busto che, invece, diede ragione al pubblico ministero rinviando tutti a giudizio. Caramore ha, invece, ribadito che la competenza è di Busto e ha chiesto di rigettare la richiesta dei legali.

Ora tocca al collegio del tribunale di via Volturno, che ha accolto l’istanza dei legali, a dover sciogliere la riserva entro la prossima udienza del 19 dicembre.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 21 Novembre 2024
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