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Sopravvissuto alla valanga, Dario Tubaldo racconta la montagna “in felicità”

Originario di Cardano al Campo, dieci anni fa venne travolto dalla massa di neve . Un'esperienza registrata dalla telecamera che aveva indosso: da qui è partita l'idea del film "Ritorno al Breithorn", un inno alla passione per la alte vette

Ritorno al Breithorn di Dario Tubaldo

Il 18 ottobre 2014 nella salita verso il Breithorn, tra Italia e Svizzera, tra Val d’Aosta e Vallese, Dario Tubaldo venne travolto da una valanga.
Un’esperienza drmamatica e insieme fortunata, per il film maker originario di Cardano al Campo. Che ora rievoca in un film documentario – “Ritorno al Breithorn” – che è anche un inno alla montagna vissuta fino in fondo, “in felicità”

«Durante l’incidente la telecamera per caso era rimasta accesa» racconta Tubaldo, per spiegare le origini del film. «Il file video l’ho tenuto in archivio perché sapevo che un giorno sarebbe arrivata l’occasione per usarlo, ma volevo raccontare una storia diversa da quello che avevo vissuto quel giorno».

«Ricordo che ero troppo carico e stanco per arrivare fino alla vetta del Breithorn, per cui avevo deciso di fermarmi appena sotto il cambio di pendenza per fare le riprese da quel punto. Appena mi sono accorto che la neve stava scivolando verso valle e che da un momento all’altro mi avrebbe travolto, ho vissuto con fredda lucidità quello che è accaduto, e sono corso nella direzione che mi sembrava più opportuna. Poi son stato falciato dai blocchi di neve pesante e ho iniziato a nuotare a dorso per rimanere a galla. Per fortuna non avevo la tavola ai piedi, che mi avrebbe tirato sotto. Quando la valanga si è fermata ero fuori».

Ritorno al Breithorn di Dario Tubaldo

«Ho chiesto ad un amico regista, Luca Cusani, conosciuto solo due anni fa, ma con cui è nata un’alchimia particolare, di aiutarmi a scrivere, dirigere e montare un film sulla mia storia che era qualcosa di nuovo per me. Dover essere il protagonista non mi faceva stare tranquillo.
Il primo passo è stato decidere se essere nelle riprese, se usare la camera in scena, o non essere mai ripreso. Confrontandoci abbiamo trovato la soluzione che meglio poteva contribuire a far entrare lo spettatore nella storia. Senza di lui sarebbe stato complicato riuscire a sintetizzare le mie idee e trovare i video giusti in 10 anni di riprese in archivio. Ci hanno aiutato nelle riprese sia Shanty che Pierre Lucianaz, amico fotografo ed esperto scialpinista conosciuto grazie ad Ettore.

Ritorno al Breithorn di Dario Tubaldo

Ogni anno in Italia circa cento persone vengono travolte da valanghe mentre sono in alta montagna. Il film si confronta con il dramma ma mette al centro anche la passione per la montagna. «Alcuni amici non possono più surfare o pedalare con noi, ma quanto fatto insieme doveva essere rivissuto sotto un altro punto di vista con immagini inedite. Drammatiche. Emozionanti. Sincere. Il film vuole portare un messaggio positivo, dove non vale rischiare la vita per sentirsi vivi, ma vale la pena seguire le proprie passioni, le proprie emozioni e i propri sentimenti, trovando quell’equilibrio personale e interiore che genera felicità e voglia di vivere. Mi piace il gioco di parole che c’è tra vivere “in felicità”, e l’opposto che è l’”infelicità”. Solo uno spazio in scrittura ma un abisso nella realtà».

«Per questa ragione ho chiesto a Marco Ferazzi, amico cantautore, con cui sono cresciuto, di scrivere la canzone finale del film che si intitola “In Felicità”, l’unica forma che vogliamo usare. Nella colonna sonora del film ci sono brani incredibili di Skumaskot e Stefano Iuso che anche loro si sono buttati nel progetto con tanto entusiasmo e li ringrazio».

Nel film c’è anche il contributo di Stefano Fontanelle, Ettore Personnettaz e Shanty Cipollini. Tre figure che Tubaldo definisce
«il passato, il presente e il futuro delle mie esperienze in Valle d’Aosta», protagonisti di una sorta di staffetta nell’accompagnare nel “ritorno al Breithorn.

La “prima” del film è stata il 18 ottobre (decennale dei fatti) al Centro Congressi di Valtournenche, il documentario è passato poi al Milano Montagna Festival domenica 27 ottobre,in questo novembre seguono due proiezioni lontano dall’Italia, il 14 a Bozeman nel Montana e il 18 al Transylvania Mountain Film Festival a Cluj-Napoca in Romania.
Poi il ritorno proprio nella zona tra Milano e il Varesotto, il 5 dicembre, al Cai di Castellanza.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 12 Novembre 2024
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