Sull’ospedale a Gallarate Forza Italia incalza ma poi si spacca
La componente dell’ex sindaco Mucci presenta una mozione votata anche dalla minoranza. Ma un altro pezzo respinge con il resto della maggioranza. La Lega: "Non ci facciamo minacciare". Ci saranno conseguenze?
A Gallarate, sul destino dell’ospedale Sant’Antonio Abate, Forza Italia forza la mano, ottiene i voti della minoranza ma proprio in consiglio si spacca, con i due consiglieri Belinda Simeoni e Calogero Ceraldi che vanno in due direzioni diverse.
C’era una certa curiosità intorno alla mozione (una proposta di presa di posizione da parte del consiglio) presentata da Belinda Simeoni. Perché fissava dei paletti precisi e metteva in impegno stringente: il mantenimento di alcuni servizi in centro a Gallarate, altrimenti salta l’accordo per vendere le aree dell’ospedale. Il che renderebbe più difficile a Regione trovare le risorse per fare l’ospedale unico.
La mozione è stata presentata nella giornata di martedì, alla vigilia delle rassicurazioni da parte del presidente di Regione Attilio Fontana, dopo un colloquio con la “delegazione” della maggioranza gallaratese. Un atto politicamente rilevante, la mozione, tanto più che è stata presentata anche nel corso del’asse,blea pubblica (partecipatissima) convocata martedì sera dalle opposizioni. «Qualora non si arrivi a un accordo impegniamo il sindaco a non sottoscrivere il secondo accordo di programma» aveva detto l’ex sindaco Nicola Mucci parlando del testo della mozione.
Dalla maggioranza non l’hanno presa bene, per usare un eufemismo. Per cui non solo la proposta è stata respinta, ma si sono sentite parole forti. «Politicamente è un atto di minaccia interna alla maggioranza» ha tuonato il capogruppo della Lega Stefano Deligios. «A noi le minacce non piacciono». Muro contro muri, dunque, non certo solo nel voto. «Una mozione che chiede qualcosa che faccio quotidianamente, che ho già fatto» ha ribattuto il sindaco Cassani. «È un atto anche tecnicamente fatto male, che non può impegnarmi a decidere a priori che non voto se questo consesso lo voterà. Un atto che non cambia le sorti di Regione Lombardia o di questa città».
Argomentazione ripresa poi ancora da Deligios per la Lega nell’intervento finale, in cui si è ribadito che gli spazi sono ridotti: «Subiamo scelte che piovono dall’alto, cerchiamo di adeguarci nel modo meno impattante possibile».
Risultato: la mozione è stata respinta, ha avuto i voti della minoranza ma – lato maggioranza – della sola Belinda Simeoni, mentre il collega di partito Cosimo Ceraldi è uscito dall’aula. Una scelta che ha solo ridotto di poco la percezione della rottura interna anche a Forza Italia, stretta tra la fedeltà alla maggioranza e la necessità di marcare un ruolo politico su alcuni temi, compreso quello dell’ospedale che vede la cittadinanza preoccupata e disorientata. Solo a maggio il segretario Mucci fu protagonista di uno scontro con il sindaco Cassani che si risolse con un mezzo “pareggio”, con Mucci costretto a fare un passo indietro sui temi (si parlava di urbanistica) ma rimasto alla guida del partito nonostante il diktat del sindaco Cassani.
Le minoranze hanno presentato due emendamenti (con una serie di servizi enumerati nello specifico, tra cui il punto di pronto soccorso), accolti dalla proponente: «Esiste in un pezzo di maggioranza finalmente una breccia, nel merito, che è quel che ci interessa» dice Massimo Gnocchi, di Obiettivo Comune Gallarate. «Ci si accorge che quanto diciamo da anni si sta concretizzando e che va fermato».
Fuori dalle lotte in maggioranza, infatti, resta il tema dell’ospedale, sempre aperto: basteranno le rassicurazioni del presidente di Regione Fontana a garantire la continuità dei servizi in centro? O invece ha ragione chi (le minoranze, ma anche quel pezzo di Forza Italia) crede serva un impegno formalizzato?
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