“Giuro che mi sento meno sicuro”. A Busto Arsizio il contropresidio degli antifascisti
Alla visione securitaria del presidio che domenica sera è stato organizzato da singoli esponenti di varie sigle legate all'estrema destra, dopo i fatti del 10 gennaio, risponde il Comitato Antifascista in piazza Santa Maria
«Dovremmo sentirci più sicuri con chi sbandiera DASPO e pratica di boxe, tra l’altro è accostamento che non rende merito alla nobile arte, o da adunate che annunciano una carrellata di soggetti protagonisti nel tempo e più di recente di gravi atti e provocazioni dagli stadi alle piazze di città come Brescia o Bologna o che già in provincia si sono macchiati di atti ignobili verso la memoria e la Resistenza?».
È questa la domanda che si pone il Comitato Antifascista di Busto Arsizio a seguito dell’annunciato presidio per la sicurezza lanciato da Checco Lattuada nei giorni scorsi, in risposta all’accerchiamento e agli insulti da parte di un gruppo di giovani nei confronti della Polizia, avvenuto in piazza Garibaldi lo scorso 10 gennaio.
Per questo domenica 26 gennaio (ore 17,00 in piazza Santa Maria) è stato organizzato il contropresidio “Giuro che mi sento più insicuro”, «un presidio colorato contro l’odio generato da logiche autoritarie e fasciste e perché siano umanità e diritti a generare sicurezza, perché piazza sia spazio aperto in cui attraversare le frontiere tra noi ed incontrarci».
Secondo lo storico comitato degli Antifa bustesi «”il presidio spontaneo per la sicurezza” del 26 gennaio in piazza Garibaldi a Busto, si preoccupa per la mamma (bianca?) del bambino (biondo?) nel passeggino” e farnetica e sproloquia alla vigilia del 27 gennaio citando Carso ed El Alamein buttandola in una retorica tetra che non ci dice perché il “sangue italico” fu versato sul Carso e anni dopo a oltre 2500 km di distanza, giocando alla guerra in città, reiterando un clima di tensione da anni Settanta e non portando soluzioni se non un inquietante “sicurezza fai da te”».
Alla visione delle destre che pensano a piazze da difendere si contrappone quella del comitato che parla di piazze aperte all’incontro: «Se la sicurezza è incarnata da questa genoria, preferisco sentirmi insicuro, perché i dati mostrano la differenza tra percezione e realtà, ed è meglio affidarsi agli articoli della Costituzione deputati a tale materia e alle istituzioni preposte, e ritenere le piazze non luoghi da difendere, ma oggi più che mai spazi in cui “attraversare le frontiere tra te e me”, incontrando le umanità che non scegliendo dove nascere, possono scegliere e costruire le condizioni per convivere protetti dal sacrosanto articolo 3 della Costituzione».
Agli antifascisti non sfugge anche il momento storico in cui viene compiuto questo gesto che vedono come una sfida: «Il giorno dopo sarà il 27 gennaio, Giorno della Memoria, ci indurrebbe ad attendere l’Armata Rossa che liberi Busto Arsizio da queste presenze e da quanti aprono loro porte e portoni della città. Oggi, come ieri, sta a noi antifascisti e democratici, ora e sempre (che non è “dopo ed ogni tanto, come da calendario”) proseguire nell’impegno civile per città più aperte, collegate ed integrate e più sicure perché libere, invece che da poveri cristi che il disastro globale ha sbattuto qui e che secondo legge pagano quando sbagliano, dai fascisti che, purtroppo, da qui non se ne sono mai andati e hanno sempre, nonostante le leggi, pagato troppo poco».
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